All’ombra della Torre Cesarea di Paola Picasso: un racconto per Salento in Love

La selezione del contest Salento in Love “I mari e le torri” procede con la pubblicazione di All’ombra della Torre Cesarea. Per noi è un piacere e onore avere tra le pagine digitali di AgorArt un racconto firmato da Paola Picasso, affermata autrice del romance italiano.

All’ombra della Torre Cesarea
di Paola Picasso

Dormivo e ho udito la tua voce chiamarmi. Sono corsa fuori e la luce del sole mi ha abbagliata.
Dove sei, amore mio?
La spiaggia di Torre Cesarea ha la forma di un arco profilato alle spalle da una cerchia di colline ondulate e verdeggianti. Un gabbiano solitario volteggia sopra di me.
Onde leggere lambiscono la sabbia, accarezzandola con lenti sospiri. L’acqua quasi incolore ha la trasparenza del cristallo, ma allontanandosi dalla riva assume una colorazione azzurra che verso l’orizzonte diventa di un blu cobalto.

Era laggiù che volevamo arrivare, ricordi, Daniele? Tu per misurare la tua resistenza e allenarti in vista di una gara. Io perché, fin da piccola, ti seguivo dovunque.
– Devi essere più autonoma, Marianna – mi dicevi. – Avrai delle preferenze. Assecondale. Non devi vivere nella mia ombra.
Avrei potuto dirti che non avevo scelta. Un mollusco può vivere solo all’interno della sua conchiglia, protetto dalle sue valve, ma temevo che mi avresti derisa.
– Portami a vedere le antiche torri e raccontami dei Turchi che nel sedicesimo secolo volevano invadere la penisola salentina – ti pregavo.
– Ancora? – protestavi tu, ridendo.
– Ancora. Mi piace vedere quei baluardi di pietre posti a difesa di questo territorio. Amo immergermi nella natura, amo i tronchi contorti degli ulivi che si oppongono al vento, i fiori selvatici, gli uccelli. La nostra terra è così magica che dovremmo esplorarne ogni angolo.
Tu scrollavi la testa ridendo e poi mi accontenta-vi, perché era quello che desideravi fare.

Ai piedi della torre Cesarea, Daniele e io ci eravamo dati il primo bacio ed era là, alla sua ombra, che in seguito ci eravamo incontrati mille volte, consumandoci di carezze e d’amore.
Nell’aria vibra ancora il suono delle nostre risate. Il vento lo ha racchiuso nelle grotte carsiche disseminate lungo la costa affinché non si disperdesse e ricordasse agli amanti smemorati di godere ogni istante, perché la felicità non dura in eterno.

Dovevamo sposarci, Daniele e io. La data era stata fissata proprio per oggi, l’abito bianco era pronto. Una nuvola nella quale affondavo il viso, sognando. Lui si era laureato in geologia, lavorava e in quegli anni aveva costruito una casetta rustica sulla scogliera che piomba a picco nel Mare Adriatico. Sarebbe stato il nostro nido, una finestra sull’immensità.

E poi… Un mattino di un mese e mezzo fa, Daniele ha inforcato la sua moto ed è andato a Lecce per comprarmi un regalo di nozze. Non ha fatto in tempo a sceglierlo. Un pirata della strada l’ha fermato per sempre.
Nello stesso istante io ho smesso di vivere e adesso, distrutta da un dolore che non cesserà mai, ho deciso di arrendermi.

Tu non ci sei più e io non voglio restare qui a pensare al passato. I ricordi mi dilanierebbero. Meglio annegarli nel mare. Meglio, mille volte meglio non ascoltare il tuo richiamo.
Mi tuffo e l’onda mi accoglie. Il suo abbraccio è delicato, un raso sottile che si lacera per poi avvolgermi. Nuoto con vigore verso la linea che separa il cielo dal mare. Vorrei dissolvermi nell’acqua, vorrei sparire come un granello di sabbia. La stanchezza mi attanaglia le membra, ma non mi fermo. Ormai la mia meta è vicina. Ancora uno sforzo e la raggiungerò.
Morire sarà dolce nel mio mare.

Il richiamo mi giunge improvviso. È forte, quasi imperioso. “Torna indietro, Marianna! Vivi per nostro figlio”.
Boccheggio. L’acqua salata mi entra in bocca, tenta d’invadermi i polmoni ma il mio corpo la rifiuta, espellendola. Un bambino! Il figlio di Daniele!
Gli occhi mi si riempiono di lacrime.

Non voglio più morire.
Lotto, ma sono impotente. Non posso che fluttuare e la corrente mi trascina a riva. Un’onda più forte mi fa rotolare sulla battigia e io mi fermo sulla rena che il sole ha già intiepidito.
Il gabbiano ruota sopra di me, poi punta verso la casetta sulla scogliera, emettendo un grido roco che il vento ripete all’infinito.

L’autrice – Paola Picasso
Paola Picasso nota e stimata scrittrice, amata dalle lettrici, ha al suo attivo un gran numero di pubblicazioni, collaborando da anni con le maggiori case editrici italiane. È autrice di favole, libri per bambini e adolescenti, e romance per le collane Mondadori e Harlequin, oltre ad aver tradotto dall’inglese circa duecento romanzi, ma anche gli ebook pubblicati da Franco Forte nella sua collana digitale Passioni Romantiche (Questione di pelleLa scelta, Il sole dell’anima), la recente uscita di due  romanzi digitali entrati a far parte della collana LOVE di Aliberti editore, Un battito d’ali e Il silenzio di Luca. Per conoscere in dettaglio gli innumerevoli titoli delle sue opere, potete consultare la bibliografia sul suo sito (clicca qui).

Tra le sue più recenti attività (ancora in corso) va menzionato Pink, un magazine di Letteratura Romance, del quale Paola Picasso è la Direttrice editoriale. Inoltre una delle sue fiabe, L’albero delle piume, è stata trasposta in un testo teatrale omonimo e la  commedia è in scena per il quarto anno consecutivo, ottenendo quest’anno il primo premio di critica e del pubblico.

Di sé la Picasso ha raccontato: “Appena ho impugnato la prima penna, ho cominciato a scrivere delle favole senza capo né coda. Con gli anni le mie storie hanno trovato un inizio e una fine, ma non so dire se sia meglio. Amo scrivere e questo è scontato. Leggo appassionatamente da quando ho imparato a farlo”.

Approfondimenti: per scoprire il Salento
Torre Santa Cesarea, detta anche del Monte Saracino, si incontra all’estremità meridionale di Santa Cesare Terme. Eretta nel XVI secolo con conci irregolari in pietra dura, ha base e corpo troncoconico. Più di una vota restaurata, conserva la finestrella verso il mare e parte della copertura, e comunica a vista con torre Specchia la Guardia a nord e Torre Miggiano a sud.

Il riferimento di questa torre ai Saraceni rende necessario un chiarimento. Innanzitutto , come spesso erroneamente i termini “arabi, saraceni, mori, turchi e berberi” vengono usati in modo interscambiabile per indicare i soldati musulmani che, a partire dal VII secolo, solcavano il Mar Mediterraneo alla ricerca di bottini. In realtà in origine con la parola “saraceno” si designava un popolo della penisola del Sinai per poi arrivare a indicare tutti i popoli arabi.
Un’altra espressione impropria che può ingannare è quando si parla delle “torri saracene”: si potrebbe pensare a torri edificate dai Saraceni, invece è l’esatto contrario, visto che furono costruite per arginare le frequenti incursioni saracene e corsare.
*La grafica della cover è a cura di Dora Foti Sciavaliere