Il romanzo di Giovanna Zucca, Una carrozza per Winchester (Fazi Editore, 2013), è l’appassionate narrazione che ripercorre gli ultimi giorni di vita dell’intramontabile scrittrice Jane Austen insieme al medico che scoprì le cause del morbo che la condusse alla morte.
Ad Una carrozza per Winchester è stata riconosciuta la Menzione d’onore al Premio Merck Serono 2014. Il romanzo nasce in occasione del bicentenario della pubblicazione di Orgoglio e pregiudizio, e Giovanna Zucca, già autrice di Mani calde, dedica un suo romanzo agli ultimi anni di vita di Jane Austen e alla malattia che l’ha colpì, nota come Morbo di Addison, dal nome del luminare inglese che compì le ricerche su tale patologia arrivando a capirne le dinamiche e le cause.
La trama
1817. Jane Austen, affetta da un’oscura malattia, trascorre le sue giornate nella casa di Winchester nel disperato tentativo di concludere il suo ultimo romanzo, assistita con amorevole attenzione e apprensione dalla sorella Cassandra e dal fratello Henry. La sua vicina di casa, la giovane Angelica Winnicott, scrive a Londra all’amica Jane Mary perché convinca suo padre, il famoso dottor Addison, a intervenire in favore della nota e amatissima autrice, di cui il mondo non consoce ancora l’identità poiché firma le sue opere con lo pseudonimo “A Lady”.
Sir Addison, spinto dalle suppliche della figlia, seppure recalcitrante, accetta di recarsi a Winchester dove si prodiga per aiutare la scrittrice. Con l’aiuto del collega Hodgkin, sir Addison scoprirà le cause della malattia di Jane ma non riuscirà a curarla. Nel frattempo, tra medico e paziente nascerà dapprima un’amicizia, poi l’amore e insieme decideranno di passare alcuni giorni a Bath. La morte di Jane, tuttavia, metterà fine a tutto portando alla disperazione l’insigne dottore.
L’autrice – Giovanna Zucca
Vive a lavora a Treviso come strumentista e aiuto anestesista in sala operatoria. Ha brillantemente esordito nel 2010 con il romanzo Mani calde, una storia d’ambientazione ospedaliera che ha vinto il Premio Reghium Julii Opera Prima 2012. Laureata in filosofia, tiene diversi seminari presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia collaborando attivamente con il Centro interuniversitario di studi sull’etica. In Guarda, c’è Platone in tv! ha immaginato un ritorno dei grandi filosofi ai nostri giorni. Una carrozza per Winchester è il suo secondo romanzo, al quale sono seguiti due romanzi dalle tinte noir pubblicati sempre da Fazi Editori, Ässassinio all’Ikea. Omicidi fai da te (2015) e Turno di notte. Lo strano caso del Fatebenesorelle (2016).
Recensione
Jane Austen non smette mai di affascinare, anche se due secoli ci separano dal suo mondo e anche se non è lei a narrare ma piuttosto si racconta di lei. La “mamma” di Orgoglio e Pregiudizio e di tanti altri romanzi che segnato la letteratura internazionale è nota per essere un personaggio fuori dagli schemi, arguto e brillante, ma nel romanzo della Zucca la vediamo nei suoi ultimi mesi di vita, quando fiaccata nel corpo dalla malattia che non le lascerà scampo emergono altri aspetti di lei: la fragilità, la sofferenza e un certo disincanto, oltre alla smisurata passione per la scrittura, lontana da ogni vanità, conservando comunque uno spirito pronto e sagace.
Va consigliata una lettura senza pregiudizi, soprattutto per le grandi fan della Austen che possono essere un po’ più pedanti nei giudizi, scoprendo subito delle incongruenza: questo romanzo va inteso però come opera di fantasia e a riconoscerlo e dichiararlo è la stessa Giovanna Zucca, poiché le vicende raccontate non possono essere realmente accadute. Di fatto c’è un’incoerenza temporale nell’avvicinare Jane Austen e Sir Thomas Addison, che quando morì la Austen nel 1817, doveva essere ancora un giovane ventiquattrenne e non un maturato e già affermato luminare della medicina e ricercatore sulle funzioni delle ghiandole surrenali. Ma di questa incongruenza – del tutto consapevole – l’autrice va perdonata, perché l’intento è quello di rendere omaggio a Jane, facendole vivere un amore come quello che scriveva nei suoi romanzi e in questo caso la scrittrice italiana ha voluto farlo per lei. Sir Addison, visto il legame con quella malattia che lascerà spegnere la Austen, era il personaggio più adatto a questo scopo, quindi constatata e chiarita questo gap dello scarto temporale, il resto è una lettura più che godibile che ricorda tanto le atmosfere pienamente austeniane.
Accanto a Jane e Sir Thomas, in Una carrozza per Winchester, spiccano anche personaggi di fantasia: la figlia di Sir Addison, Jane Mary, innamorata di Henry – fratello di Jane – e la sua migliore amica, Angelica, e la sua famiglia, vicini di casa e amici degli Austen. Poi c’è il collega e amico – realmente esistito – di Thomas Addison, ossia Thomas Hodgkin, e altri personaggi di Winchester, tra i quali il reverendo Bolt e sua moglie, che fanno sorridere per la somiglianza ai personaggi sciocchi e pettegoli che compaiono nei romanzi della scrittrice inglese. Così come Angelica e Jane Mary, sembrano impersonificare alcune eroine della Austen, forse una facile associazione la farei con le sorelle Marianne ed Elinor, di Ragione e Sentimento, ma magari è solo una coincidenza nel tratteggiare i personaggi di quello che doveva essere il mondo che ruotava intorno a Jane e al quale lei stessa si ispirava. Comunque un legame forte con i romanzi della Austen c’è ed era nell’intento dell’autrice, come si può notare dai titoli che dividono l’intero romanzo che riprendono proprio i titoli di opere della Austen e riportano alcuni passi degli stessi.
Si evince dalle pagine di Una carrozza per Winchester un grande lavoro di ricerca non solo su di lei, la sua vita, ma anche sul suo stile. Certo raggiungere la grandezza della Austen è impossibile, ma Giovanna Zucca riesce a scrivere con uno stile che ricordo quello della sua ispiratrice, uno stile curato, aderente all’epoca, non solo nella narrazione in terza persona ma anche nelle lettere che si scambiano i personaggi e che intercalano il romanzo rimarcando lo spirito del tempo della Austen. Leggendo si ritrovano le espressioni e le atmosfere, non solo i personaggi, che caratterizzavano gli scritti di Jane Austen, senza però risultare un brutto tentativo di emulazione ma una nostalgica rievocazione per le sue opere molto amate, tanto quanto l’autrice stessa.
Sara Foti Sciavaliere