Il sigillo degli Acquaviva di Ornella Albanese – recensione

Il 13 aprile è tornata in libreria Ornella Albanese, con il suo romanzo storico Il sigillo degli Acquaviva, pubblicato da Leone Editore. E per chi ha letto i due romanzi precedenti di questa trilogia (ogni opera è pero autoconclusiva) non potrà non apprezzare il ritorno di Yusuf Hanifa il Saraceno, il medico guerriero.

La trama
Anno 1165, cattedrale di Otranto. Durante la cerimonia per il completamento del magnifico mosaico di Pantaleone da Casole, secondo la tradizione spetta all’operaio più giovane inserire l’ultima tessera, ma quel mosaicista è in realtà una donna: Sara dei Sassi, in abiti maschili per poter lavorare a quell’opera prodigiosa. Un saraceno dal passato oscuro, Yusuf Hanifa, uomo di scienza e temibile guerriero, aspetta che lei ponga l’ultima tessera e, finalmente, torni a essere donna per lui.

Il destino, però, è in agguato e li separa. Yusuf viene caricato su una nave diretta a San Giovanni d’Acri, affinché torni nella sua terra, dove il padre è depositario di un incredibile segreto. Sara, invece, fa ritorno alla rocca della sua famiglia, sul Gran Sasso. Qui, nel castello degli Acquaviva, ambizione e spregiudicatezza tessono trame ingannevoli e la verità è sempre difficile da rintracciare sotto le apparenze, ma l’arrivo di Yusuf Hanifa spezzerà la rete di inganni. Grazie al suo valore e alla sua acutezza, il saraceno svelerà ogni cospirazione, ricomponendo un oscuro mosaico che mostrerà l’intera trama.

L’autrice – Ornella Albanese
Laureata in Lingue e Letterature Straniere, giovanissima inizia a pubblicare racconti gialli e rosa. Autrice di otto romanzi contemporanei con la casa editrice Le Onde e di dodici romance storici per Mondadori periodici, per Leggereditore ha pubblicato nel luglio 2011 L’anello di ferro e nel 2012 L’oscuro mosaico.

Recensione
Ritmo incalzante e scrittura senza fronzoli ma sempre in sintonia con il contesto storico. Nulla è lasciato al caso, dalla scelta dei vocaboli alle location, che permettono di respirare l’atmosfera medievale, di immergersi nelle pagine, arrivando a calpestare il mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto al fianco del monaco Pantaleone e di vivere tra le sale di pietra dei castelli arroccati in Abruzzo, passando dall’azzurro mare della Terra d’Otranto ai versanti rocciosi del Gran Sasso. Nei romanzi di Ornella Albanese ogni particolare è studiato, frutto di ricerca, come i rimedi di medicina, di cosmesi, senza dimenticare naturalmente i riferimenti a personaggi e fatti reali, con l’abilità di riuscire ad amalgare il tutto con la finizione narrativa in maniera equilibrata e per nulla forzata.

Il sigillo degli Acquaviva è un romanzo storico, con una buona dose di mistero e suspence (nei romanzi di Ornella Albanese è un elemento imprescindibile!) e non manca la componente romance, genere del quale questa autrice è una delle più stimate firme italiane. Una trama che si intreccia fitta intorno al passato dei due protagonisti, Yusuf e Sara, e che sembra portare ben lontano dal bandolo della matassa quando le strade dei due prendono direzioni opposte, ma mentre la lettura prosegue incalzante, una pagina dopo l’altra per scoprire un nuovo colpo di scena, le loro vite convergono di nuovo e i nodi si sciolgono.

Un romanzo che porta con sè il ritorno di un personaggio che ha attraversato i due precedenti romanzi storici di Ornella Albanese (L’anello di ferro e L’oscuro mosaico), Yusuf Hanifa, e che in questo libro trova uno spazio tutto suo, seppure non era rimasto certo ai margini neanche nelle opere prima menzionate. Un carismatico medico guerriero, un saraceno, un sapiente conoscitore dell’animo umano, Yusuf è spietato in battaglia, coraggioso, ma anche leale e profondamente umano nonostante la corazza di stoica inflessibilità che si costringe a indossare, conseguenza di un passato che verrà pian piano riportato alla luce incontrandosi con il suo presente. E poi c’è Sara dei Sassi. Un uomo tanto singolare non poteva che lasciarsi affascinare se non da una donna altrettanto fuori dal comune: una donna che fugge dagli agi del suo rango, da un matrimonio imposto dalle convenzioni, per seguire il suo sogno, vestendo dei panni non suoi, ma che le permettono di prendere parte a una grande opera quale il mosaico di Otranto e incrociare il suo destino con quello dell’enigmatico Yusuf.

Il sigillo degli Acquaviva è però anche un romanzo corale, con personaggi ben tratteggiati, simili a tasselli di un mosaico che prendono forma, contribuendo a dare ritmo e carattere alla trama. Sicuramente tra i più interessanti è Rainaldo il folle, ambiguo, insondabile, e machiavellico nel suo agire, ma alla fine l’apparenza inganna, è questa l’idea che ci viene suggerita. Così come sul dualismo di apparenza-essenza e sfrontata allegria-profondo disagio si gioca il personaggio del giullare Zefiro, una mente vivace in un corpo deforme, che un po’ mi ha ricordato Quasimodo del gobbo di Notre-Dame. Ogni personaggio nel romanzo copre un ruolo determinante, nessuno è una presenza accessoria e solo abbozzata, ciascuno è una sfaccettatura della natura umana che rendono ancora più veritiera la narrazione.