Intervista al collettivo Livia Ottomani – 8 domande per 8 autori

Dopo aver letto “Il condominio degli amori segreti” che mi è piaciuto davvero tanto, anche forse per l’amore che ho per Roma da sempre e da non romana e l’empatia con la protagonista visto che sono anche una guida turistica, volevo conoscere meglio chi ha tessuto le trame di questo romanzo. A parte che confesso di aver letto alla cieca all’inizio senza approfondire chi fosse Livia Ottomani e sono rimasta basita quando, a fine lettura, ho scoperto non essere una donna ma un eterogeneo collettivo. Quindi in questa intervista da 8 domande (non un numero a caso naturalmente) ho voluto conoscere meglio gli autori che hanno dato vita a Livia Ottomani e al romanzo “Il condominio degli amori segreti” edito da Newton Compton.

Partiamo dall’ovvio, probabilmente… Ricostruiamo come nasce il collettivo?

Guido: tutto, ma proprio tutto, nasce da un corso di scrittura, in particolare un corso di editing, tenuto dalla fondamentale Alessandra Penna. Dopo qualche anno di corso ci siamo selezionati e amalgamati per bene, creando un gruppo a dir poco eterogeneo, per età, professione, generi narrativi e interessi completamente diversi. A quel punto è arrivata la proposta di Alessandra: perché non provare a scrivere un libro tutti insieme e vedere che succede? Per gioco, per esercizio, per scommessa, per seguire un progetto dall’inizio alla fine. In quel momento era nata Livia Ottomani.

-Curiosità sciocca ora… La scelta dello pesudonimo!
Perché Livia Ottomani (anche se Ottomani è facilmente comprensibile), ma soprattutto come mai “nascondere” 8 autori dietro un unico?

Alice: abbiamo optato per un unico “autore” perché tutti i nostri nomi avrebbero dato vita a un racconto breve! Scherzi a parte, il lettore ama identificarsi con un autore unico ed essendo un romanzo anche romantico, per galanteria, si è preferito un nome di donna. La scelta è caduta su Livia, nome romano, per l’amore che abbiamo per la nostra città. Ottomani perché siamo in otto e dobbiamo dire che questo numero ci ha proprio portato fortuna.

“Il condominio degli amori segreti”. Il respiro corale del romanzo fa pensare che in fin dei conti si presti alla scrittura di una coralità di autori, ma mi domando comunque come abbiate fatto (e qui ci starebbe una faccina da urlo di Munch!!). Stiamo parlando 8 penne diverse, 8 teste e 8 stili da concertare: come vi siete organizzati?

Anna: non è stato facile. All’inizio eravamo molto arrugginiti. Chi scriveva narrativa umoristica, chi noir, chi gialli, chi racconti, chi per il teatro. Essenziale è stata la presenza di un regista, che per noi è stata Alessandra Penna. In pratica: prima ci siamo divisi in tre gruppi, poi ogni volta si decideva coralmente una scaletta e ogni gruppo portava avanti la sua parte. Scambio di mail, nuova riunione, nuova discussione, birre e salamini a gogo. Abbiamo aperto le nostre case, ci siamo dimenticati i nostri stili, siamo diventati UNO. È stata una lezione di umiltà. Procedere insieme per uno scopo comune. Credo che ci abbia molto aiutati lo spirito goliardico con cui abbiamo affrontato la prova, senza pensare alla pubblicazione che è arrivata quasi a sorpresa. È finita bene, ma niente era dato per scontato.

Tiziana: Bisogna inoltre tener conto del fatto che molte delle cose che raccontiamo derivano da un’esperienza collettiva, quali l’ambientazione della storia, dai sopralluoghi per la scelta del lotto con l’orto condominiale, allo spettacolo dei Tamburi Kodò a cui abbiamo assistito all’auditorium, passando per la visita guidata al giardino giapponese dell’Istituto di Cultura Giapponese a Roma, e questo ha permesso a ciascuno di noi di poterne parlare, di essere in grado di descriverle.

Si dice di solito che le prime righe di un romanzo sono determinanti per indurre, o meno, il lettore ad affrontare il resto del libro. A chi è toccato lo spinoso compito dell’incipit (o delle prime pagine, naturalmente)?

Maurizio: secondo una accreditata leggenda metropolitana, ognuno di noi ha pensato e scritto un eventuale incipit. Dopo una furibonda lotta è risultato vincitore… Ma no, stavo scherzando. Ognuno di noi ha portato il proprio incipit e dopo un po’ di bottiglie di birra e crostate e discussioni abbiamo votato quello che abbiamo ritenuto più originale, cioè quello di Luca che ha riportato questa scritta del VI o VII secolo (Non dicere ille secrita a bboce ).

Parto dal presupposto che chi scrive mette sempre un po’ di sé. Cosa c’è di ciascuno di voi in “Il condominio degli amori segreti”?

Guido: spero di essere riuscito a iniettare un po’ di umorismo nella carne del romanzo, oltre al gusto per la metafora estrema, doverosamente domato dalle mille correzioni effettuate.

Antonietta: nel condominio c’è una massima che uso nella vita: mai avere situazioni in sospeso. Meglio una sana lite che un rimpianto. Anita era rimasta agganciata alla sua esperienza con Daniele ed era quindi necessario, da adulta, andare fino in fondo a quell’antico rapporto.

Maurizio: Beh per quanto mi riguarda forse potrebbe esserci una qualche somiglianza con Matteo Spina, ( unico personaggio con un nome e cognome palesi ) data l’età e per il fatto che è il tuttologo… ma respingo in maniera categorica ogni parola di Maurizio Spina… oh pardon.

Tiziana: il piacere di girovagare tra i vicoli del centro storico, eredità della vera zia Marisa, la ricerca degli scorci panoramici, fondamentali per liberare la mente e prendere decisioni; l’omaggio di Livia allo scrittore Haruki Murakami nel capitolo in cui descriviamo il risveglio del condominio attraverso gli occhi di Commodilla, alla fine è uscito ridimensionato ma indenne dalla scure collettiva; qualche sfumatura poetica ed il primo, goffo, nonché ultimo tentativo di scrivere un haiku spacciandolo per opera di uno dei protagonisti.

Domanda a bruciapelo: uno scrittore con cui piacerebbe collaborare e/o uno con cui non scriveresti mai al mondo?

Guido: uno dei primi che mi viene in mente è Douglas Adams, molto famoso nel mondo anglosassone, ma un po’ di nicchia in Italia (parliamo di fantascienza umoristica). Purtroppo sarebbe un po’ complicato perché è morto prematuramente nel 2001. In sostituzione potrei scegliere Neal Stephenson, pressocché invisibile in Italia, oppure il collettivo Wu Ming, o Stefano Benni. Prima però dovrei scrivere almeno altri venti libri.

Antonietta: lo scrittore con cui avrei voluto collaborare è Camilleri. Adoro la sua Sicilia, semplice, fatta di nuotate, cibo saporito, amici e qualche morto. Non vorrei scrivere con Banana Yoshimoto, anche se mi piacciono i suoi libri, io il Giappone ancora non l’ho capito.

C’è un nuovo progetto a 8 mani? Oppure stai lavorando a qualcosa di individuale?

Anna: Dopo l’uscita del Condominio abbiamo realizzato “L’Isola degli amori segreti”, spin-off che prende l’avvio da uno dei personaggi minori. Il lavoro è stato pubblicato da Newton Compton come e-book nel 2018. Ma gli Ottomani non sono mai paghi e allora ci siamo buttati su qualcosa di diverso: perché non metterci alla prova individualmente? Fra mille discussioni è nato “In treno è meglio leggere?”, dove ognuno di noi (anche se non si sa chi di noi) ci ha messo, per così dire, la faccia o meglio la penna. È un esperimento di non facile collocazione, a metà fra il romanzo e la raccolta di racconti. Il lavoro è concluso, ma non sappiamo se qualche temerario editore lo pubblicherà. Ma noi non perdiamo la speranza. Quello che conta è che ci siamo divertiti.

Ringraziando gli otto autori del collettivo Livia Ottomani, aspetterò che la loro nuova fatica incontri il favore di un editore e possa raggiungere i lettori.

Sara Foti Sciavaliere