“Acque del Bosforo Acque del Piave” di Elsa Zambonini Durul – Recensione

Dopo “Lo stivale d’oro di Istanbul” (2014) e “Istanbul: Il viaggio sospeso” (2018), Elsa Zamboni Durul riporta sulle pagine la sua Lisa Andreoli, in una nuova avventura ricca di suspence e misteri tra la Turchia e l’Italia, con il thriller “Acque del Bosforo Acque del Piave”.

La trama
L’archetipo di Caino e Abele, dove Abele è una sorella scomparsa.
E poi c’è Isabella anche lei svanita nel nulla quarant’anni prima.
C’è un legame fra le due sparizioni?

Lisa Andreoli si trova a confrontarsi con questo dilemma quando Caino, Andre Viscardi, decide di nascondersi in casa sua. La donna deve contemporaneamente misurarsi con le gioie, ma anche i molti dolori che il suo compagno, il turco Emre, le procura, ma anche con un nuovo dilemma familiare con un segreto che torna a bussare alla sua porta.

Sullo sfondo della vicenda, scura e inquietante, incombe la diga del Vajont con una rinnovata narrazione di sventura, dopo la tragedia del 1963. Suggestive le immagini dei tramonti e le notti sul Bosforo, lo skyline del Serraglio e del Topkapi.

L’autrice – Elsa Zambonini Durul
Elsa Zambonini Durul nasce a Belluno e si laurea all’università di Lingue di Feltre. Insegna poi inglese nelle scuole medie della provincia fino al suo matrimonio con un cittadino turco, in seguito al quale si trasferisce Istanbul prestando servizio presso il Liceo Italiano della città. Questa esperienza la porterà al suo primo romanzo in selfpublishing “Lo stivale d’oro di Istanbul” dove descriverà il proprio incontro con una cultura e delle abitudini sconosciute, viste dagli occhi di un’italiana dapprima sola, perplessa e spaesata, che viene conquistata pian piano da quanto va conoscendo.

E nell’ambiente turco e levantino si muove la Zambonini prima nella scuola e più tardi nell’ambiente del Circolo Roma, la più antica associazione culturale e ricreativa italiana a Istanbul, dove si dedica a diversi interessi tenendo corsi di decorazione su legno, astrologia, altra sua passione, un club librario, ma soprattutto alla scrittura, raccontando i suoi lunghi viaggi in terre lontane e curando la correzione delle bozze della Gazzetta di Istanbul, organo del Circolo. Nascono due figli maschi.

Il favore con cui è accolto “Lo stivale di Istanbul” la induce a pubblicare il seguito: “Istanbul – il viaggio sospeso”, questa volta con editore della Goccia, in cui introduce il personaggio di Angelo Roncalli, di cui ha testimonianze dirette da un’amica la cui famiglia frequentava il futuro santo. Ad aprile 2020 è la volta del terzo volume della serie, “Acque del Bosforo Acque del Piave”.

Recensione
Un inizio incerto a causa di periodi piuttosto articolati e con eccessi di subordinate che rallentano la fluidità di lettura, ma questo non mi ha impedito di continuare a leggere perché si finisce irretiti nelle trame di “Acque del Bosforo Acque del Piave”. Le atmosfere d’incanto di Istanbul, descritte da chi le vive (ricordando che l’autrice come la sua Lisa è un’italiana trasferita in Turchia) sono anche un importante contributo nel coinvolgimento del lettore, con precisa descrizione dei luoghi e una sentita empatia riguardo quelle vedute sulle acque del Bosforo e i profili del Palazzo del Topkapi con le loro storie sussurrate che non smettono di affascinare Lisa, e allo stesso tempo anche chi legge.

Raccontato in prima persona dalla protagonista, Lisa Andrioli, che mostra un animo diviso tra la cultura occidentale e quella turca, costretta a volte a mettere tacere dei moti di interiore ribellione rispetto all’atteggiamento possessivo e talvolta maschilista del compagno Emre. E forse per abbattere quelle sbarre all’interno delle quale rischierebbe di rimanere ingabbiata che si lascia coinvolgere in una serie di peripezie che sembrano non riguardarla in prima persona ma che poi la travolgeranno e si scopriranno in qualche modo intimamente connesse con la storia della sua famiglia. Un romanzo corale per il numero di personaggio che attraversano e stanziano sulla scena di “Acque del Bosforo Acque del Piave”, ognuno con la propria storia, con la sua personalità, con i suoi segreti e i suoi limiti, ma che si mostreranno interconnessi tutti, spesso in maniera inaspettata, spingendo il lettore a proseguire e scoprire la verità, quei legami forse sospettati, a volte appena accennati e ricostruire così la visione globale del mistero che si dipanava nelle trame del romanzo.

Un thriller nel quale si interseca un tessuto narrativo anche psicologico, incentrato sul tema della fratellanza e della genitorialità, vissute con difficoltà e sofferenza, legittime e illegittime. Ma anche la sofferenza di una comunità duramente spezzata da un dramma, il disastro dell’esondazione della diga del Vajont che cancellò non solo un paese ma famiglie, generazioni in una sola sera di un autunno degli anni Sessanti, e troviamo il passato intrecciarsi con il presente portando una riflessione: “Quanto le colpe dei genitori possono ricadere sui figli?”

Sara Foti Sciavaliere