“American Horror Story – Roanoke”: passaggio dolente ma obbligato – Recensione

“Roanoke”, la sesta stagione di “American Horror Story” è, a mio avviso, chiaramente uno dei punti più bassi toccato dalle serie tv antologica di cui vi sto parlando in questo mese di ottobre. Dopo lo sfarzo e l’eccesso di “Hotel” un simile esito era prevedibile.

Il tutto parte da un’idea realmente valida, forse tra le più originali avute da Ryan Murphy: la volontà di strutturare la stagione sotto forma di mockumentary. Peccato, però, che questa scelta intelligente scada puntata dopo puntata nel trash più scontato, che la stagione tenta di parodizzare, ma di cui finisce per essere vittima.

La complessa architettura narrativa è stata strutturata senza un criterio logico ben definito, gli ingranaggi non sono oleati a dovere e a tratti si ha difficoltà a proseguire nella visione. L’impressione è quella di guardare cose viste e riviste. E in effetti è così.

A tenere in piedi la baracca ci pensano le brillanti performance di Kathy Bates nei panni della Macellaia e di Agnes Mary Winstead; e di Lily Rabe, André Holland e Adina Porter, rispettivamente nei panni di Shelby Miller, Matt Miller e Lee Harris, i sopravvissuti alla Macellaia e ai coloni dell’antica Roanoke, che di continuo tentano di rivendicare la loro terra ormai occupata dalla villetta sperduta nei boschi. I tre attori riescono a trasmettere egregiamente agli spettatori le forti emozioni dei personaggi che interpretano semplicemente rimanendo fermi a raccontare le proprie vicissitudini davanti alla telecamera del documentario di grande successo “My Roanoke Nightmare”.
Dalla sesta puntata in poi, quando finiscono le riprese, tutto prende una svolta inaspettata ed emerge la grande matriosca che si nasconde in “American Horror Story – Roanoke”.

Nonostante non sia una stagione che ho amato particolarmente e che mi piace definire “di passaggio”, merita comunque una possibilità e consiglio di vederla soprattutto a chi di voi sarà ormai diventato un vero fan della serie. Questa è infatti un tassello importante nel grande universo di “American Horror Story”.

Numerosissimi sono i richiami alle precedenti stagioni. Primi tra tutti, quelli più evidenti, il riferimento a Lana Winters di “Asylum” e alla tematica della casa infestata trattato anche in “Murder House” e in “Hotel”. Un altro importante richiamo è quello al Dandy Mott (Finn Wittrock) di “Freak Show”. Edward Philipe Mott (Evan Peters), il primo possessore della casa maledetta, è infatti un antenato di Dandy. Strizza l’occhio a “Coven” invece il personaggio della strega dei boschi Scathach (Lady Gaga), presumibilmente una delle primissime Supreme.
Peccato, un’occasione sprecata.

Matt Miller: Tesoro, è solo una grandinata.
Shelby Miller: So quello che ho visto. Non era ghiaccio. C’erano denti
umani che piovevano ovunque!
Matt Miller: Ci vuole un po’ per abituarsi al tempo. Tutto qui.

Liliana Passiatore