“American Horror Story. Murder House”: lì dove tutto ebbe inizio

Il mese di ottobre è il mese di Halloween. Quale miglior periodo dell’anno per recensire, di settimana in settimana, le (per ora) nove stagioni di “American Horror Story”?

“American Horror Story” è una serie tv antologica statunitense di genere horror, creata da Ryan Murphy. Accolta dal pubblico con grande entusiasmo fin dalla sua prima messa in onda nell’ormai lontano 2011, nel corso degli anni non ha fatto altro che imporsi e riconfermarsi sulla scena come serie televisiva cult di questo periodo storico, conquistando anche, tra i tanti riconoscimenti ottenuti, ben sedici Emmy Awards e due Golden Globe.

Il merito del suo enorme successo si deve anche al brillante cast che ha da sempre vantato: dalla regina assoluta Jessica Lange, ai mirabolanti Evan Peters, Sarah Paulson, Angela Bassett, Lily Rabe, Finn Wittrock, Frances Conroy, Kathy Bates, Billie Lourd, Lady Gaga, Denis O’Hare, Cody Fern, Zachary Quinto, che hanno dato il volto e la voce a personaggi (quasi) sempre diversi, circostanza questa che ha concesso agli attori di non rimanere imprigionati in schemi predefiniti e caratterizzazioni standard, concedendogli la possibilità di esprimere al meglio la propria arte e la propria bravura.

Le stagioni di “American Horror Story”, almeno in un primo momento, sembrano essere autonome l’una dall’altra, con filoni narrativi che hanno un inizio e una fine in quell’arco temporale predeterminato. Eppure più si procede nella visione e più si comprende che questa serie non è un semplice e comune prodotto televisivo dei nostri giorni, bensì un vero e proprio universo parallelo, composto da tanti piccoli microcosmi con affascinanti reciproche connessioni, un enorme puzzle che man mano prende forma, un intrigante labirinto di storie in cui lo spettatore è trascinato verso quello che si illude essere il finale, la via d’uscita.

“Come siamo arrivati a questo punto?” sarà la domanda che vi porrete alla fine di ogni stagione.
In questa sede vi parlerò della primissima stagione di “American Horror Story”, da me molto amata. Ricordo ancora il fermento venutosi a creare intorno ad essa, quando, nel lontano 2011, ne venne annunciata l’uscita. Aspettative che non vennero in alcun modo deluse.

“American Horror Story Murder House” ha alla base uno dei luoghi comuni più sfruttati dal cinema dell’orrore: la casa infestata da anime tormentate, morte in modo violento. Il tema è solo apparentemente scontato.
La trama risulta infatti essere ricca di intrecci, colpi di scena spiazzanti e numerosissimi riferimenti storici.

Questa prima stagione ruota intorno agli Harmon, la famiglia composta da uno psichiatra, il Dr. Ben (Dylan McDermott), sua moglie Vivien (Connie Britton) e la loro ribelle figlia adolescente Violet (Taissa Farmiga).
La storia prende piede dal tradimento del Dr. Ben e dalla conseguente decisione di allontanarsi dall’amante e di trasferirsi insieme a Vivien e a Violet da Boston a Los Angeles. Qui, dopo una trattativa non troppo lunga in cui vengono informati che i precedenti inquilini erano morti in circostanze poco chiare, apparentemente un “omicidio-suicidio”, acquistano ad un prezzo modico la casa che darà il nome alla stagione d’esordio, la Murder House.

Nella casa iniziano fin da subito a far capolino strane figure: le vicine di casa Adelaide Langdon (Jamie Brewer) e sua madre, l’inquietante Constance (Jessica Lange); il personaggio ispirato a Kurt Cobain e interpretato da Evan Peters, il giovane psicotico Tate, che, insieme alla sua Violet (Taissa Farmiga), ci ha regalato una delle storie d’amore più belle e tormentate delle serie televisive; Larry (Denis O’Hare), l’uomo dal volto per metà bruciato ed ex proprietario della casa; Moira (Frances Conroy), l’anziana governante che aveva lavorato per tutti i precedenti proprietari e che si fa assumere anche da Vivien.

La figura di Moira è molto interessante e carica di significato allegorico. Quest’ultima appare infatti agli occhi degli uomini come una giovane e attraente cameriera, mentre agli occhi delle donne per ciò che realmente è: un’anziana signora.

Le tematiche affrontate sono molteplici: dalla diversità fisica alla consapevolezza della morte, dal rapporto tra genitori e figli alla sessualità.
Il senso di colpa e il dolore che pervadono ogni singola parete di quella casa maledetta eppur così viva vi porteranno per mano verso un finale a sorpresa ed estremamente aperto che, solo nel 2018, con l’ottava stagione (American Horror Story Apocalypse), troverà un prosieguo.

“Io adoro quella casa, ha un’anima! È dove abbiamo lottato, mamma. Tu dici che lì abbiamo vissuto una brutta esperienza. Io dico che lì siamo sopravvissute.” (Violet)

Liliana Passiatore