Dopo un silenzio di cinque anni, la sua presenza come coach per due anni nel talent Amici e una grande voglia di tornare a Sanremo, il 58enne cantante spagnolo Miguel Bosè incide un nuovo disco con brani in tre lingue.
L’album Amo, come facilmente lascia intuire il titolo, è un tributo all’amore in ogni forma. Anche dei figli, nella sua vita infatti sono arrivate due coppie di gemelli: “Grazie a loro ho scoperto davvero cos’è e ho capito che prima non lo sapevo” e per la cultura: “Devo ringraziare il mio Dna, l’avere avuto in casa da bambino una biblioteca e l’essere stato educato a una scuola francese, dove per tradizione si creano liberi pensatori”.
Miguel Bosè ha respirato cultura fin da bambino. Pochi di fatto hanno avuto il privilegio, per esempio, di stare seduti sulle ginocchia di Picasso: «Di certo sono stato un privilegiato ma credo che la voglia di leggere nasca dal fatto che non c’era la televisione e il mondo era in bianco e nero, c’era la necessità di trovare un mondo altro dove rifugiarsi e nella mia casa c’era una biblioteca. La letteratura era un esercizio quasi “dannato”, mia madre aveva una biblioteca interessante. Lucia Bosé viene dal cinema, mio padre Luis Miguel Dominguìn non sapeva praticamente scrivere ma era molto saggio. È una somma di tanti elementi, quello che sono oggi».
Dal pop alla dance, Amo contiene anche una canzone politica, Si se puede, “un riferimento a tutte le malefatte che hanno potuto fare i nostri governanti incompetenti che hanno svenduto ai privati sanità e istruzione”. Il disco conta dodici canzoni in spagnolo e inglese, quattro delle quali sono presenti anche in versione italiana: “Un regalo a un Paese che è una gran parte delle mie radici e del mio successo, anche se adesso il 90 per cento della mia attività è focalizzata nelle Americhe”. Lo stesso Miguel Bosè vive a Panama, il luogo ideale per crescere dei bambini, “non succede mai nulla, se vuoi cultura vai a New York, e perdipiù è collegata magnificamente con qualunque Paese, è l’ombelico del mondo dell’aviazione”.
E parlando di Italia, Miguel Bosè ha fatto anche qualche commento su Sanremo: “Il Festival non lo conosco benissimo, sembra che cambi a seconda della direzione artistica. Ho un album appena uscito, sarebbe fantastico presentarlo all’Ariston, però mi hanno detto che quest’anno preferiscono le rock band, io non sono rock e neanche una band. Comunque se mi chiamano… volo”. Che sia una proposta – neanche tanto velata – a Carlo Conti, direttore artistico e presentatore di Sanremo 2015? E chissà se Conti non chiami Bosè, a sorpresa.
Il 10 maggio partirà, intanto, il suo tour dal Messico, poi in Europa, “e spero che mi vengano chieste delle date anche in Italia, il tempo c’è. E ho voglia di riconquistare il pubblico italiano, dove sono stato popolarissimo fino a metà degli anni Ottanta, poi ho abbandonato lo stereotipo pop e sono stati alti e bassi”. Miguel Bosè spiega che il suo mercato europeo è in Portogallo, Spagna e Italia, poi il resto è in Stati Uniti e Sud America. Stavolta, oltre a i brani che hanno costruito il mito, canterà Amo: «C’è l’amore in ogni sua sfaccettatura, Amo tutto quello che so, che non so e che intuisco. “Amo” declina i tratti più forti della mia personalità figli di una curiosità insaziabile. Sono curioso e i continuo indagare: avevo otto anni e già mi nascondevo sotto le coperte con la torcia a leggere libri. Sono onnivoro tutt’oggi e mi emoziona vedere quanto leggono i giovani anche se non su carta ma su tablet».