Anna Belozorovitch con 24 Scatti guarda la quotidianità di una giovane coppia

Mara e Marino convivono da un paio di anni e già temono che la loro storia sia giunta al capolinea. Dubbi, incomprensioni, ansie, desiderio di fuggire, aspettative sbagliate, tenerezza e paure sono i sentimenti che si affollano nella mente e nel cuore dei due protagonisti di 24 Scatti (Besa Editore), romanzo finalista del premio Nabokov 2015, di Anna Belozorovitch. Ventiquattro scatti in una giornata particolare, fatta di ricordi, di introspezione, di quotidianità, di incontri, speranze e inquietudini. Ventiquattro scatti per raccontare la loro storia d’amore.

Il grande dilemma dell’esistenza umana risiede nella difficoltà della vita di coppia. Bisognerebbe impegnarsi seriamente, conoscersi in profondità l’un l’altro, imparare a perdonare. Ammettere i propri errori, rispettarsi a vicenda e creare il “senso del noi”. Queste sono le regole fondamentali, ma nella realtà quanto è arduo e impegnativo sopravvivere in coppia?

Sebbene Mara e Marino abbiano nomi simili, non potrebbero essere più diversi, nel carattere e per esperienze. Differente è la loro concezione di famiglia, diverso il legame con i genitori e le proprie origini, differente il modo di affrontare la vita e i sentimenti.

È Giacomo, ex fidanzato di Mara e fratellastro di Marino, che li presenta. Il loro incontro sembra un gioco del destino. Un’attrazione immediata li accomuna, un interesse reciproco li spinge a rivedersi e l’euforia dell’innamoramento li conduce verso una, forse, affrettata convivenza. Ma Marino e, in particolare, Mara nascondono nel proprio intimo un vissuto negativo e traumatico che pregiudica sincerità e tranquillità, voglia di aprirsi veramente. Atteggiamento che, in parte, spiega le ragioni della loro crisi.

Anna Belozorovitch, attraverso pensieri e rimembranze, sviscera e analizza la vita dei due giovani. Non prende posizione a favore dell’uno o dell’altra, ma “ascolta” con attenzione e pazienza elucubrazioni, timori e situazioni che farebbero perdere la ragione anche a un santo. “Lo correggeva nel terrore che lui la deludesse e, non potendo intervenire sulle cose più importanti che necessariamente dipendevano dalla personalità e dall’educazione di Marino, interveniva sui piccoli dettagli sperando che da questi lui evincesse, possibilmente in modo inconscio, una qualche formula per compiacerla anche in altri campi”. Se la sfera di cristallo funziona davvero o se esiste sul serio qualcuno che legga nel pensiero, vi prego, avvisatemi! L’errore che spesso si commette con il proprio compagno è credere che sia onnipotente. Nel caso dei due protagonisti le bugie, i desideri taciuti, le mancate spiegazioni, i rari dialoghi e le poche confidenze logorano e allontanano Mara da Marino. Quest’ultimo sembra rassegnato alla fine della sua relazione.

Convinto di non essere più amato, rimane inerte e non lotta, non chiede, non cerca di capire. Lascia che la sua vita trascorra senza diventarne il protagonista, ma rimanendo uno spettatore qualsiasi, come fosse solo di passaggio. Dall’altro lato, Mara riversa sul suo fidanzato insicurezze e paure instillate in lei dal poco e sbagliato amore familiare e dalle precedenti disastrose relazioni. Ma aspettarsi il peggio o la delusione, o idealizzare la persona accanto non aiutano di certo, anzi minano quelle poche certezze che la coppia ha creato.

Manca nella vita di Mara e di Marino il senso del noi, un linguaggio che sia il perno del loro rapporto, che li conduca a prendere le decisioni importanti insieme, che faccia condividere momenti speciali in modo da non farli diventare rituali meccanici, privi di emozioni e di significati. Appaiono l’uno all’altra ciò che in realtà non sono e lì, sull’apparenza, si fermano, non vanno oltre. Non tentano di scoprire chi sia veramente l’altro. “Marino le sembrava, invece, una creatura buona e semplice, che avrebbe potuto crollare se lei gli si fosse mostrata come una vetrina trasparente, con tutti i suoi traumi, le sue fobie, i suoi tradimenti e le cose che continuavano a tormentarla ben in vista. (…), da truffatrice quale si sentiva, continuava a godere della crescente ammirazione che Marino le dimostrava”. Secondo Pirandello tutti indossiamo una e più maschere, impersoniamo ruoli che non sono i nostri e non sentiamo tali. Mara non riesce a riconoscersi nemmeno guardandosi allo specchio. E allora come rinvigorire e armonizzare la vita di coppia? Mara e Marino come supereranno i loro problemi e le difficoltà?

I protagonisti si palesano al lettore scatto dopo scatto, attraverso gesti e comportamenti, attraverso le parole dette e quelle taciute, con pacatezza ma s’insinuano così in profondità da scrollarli di dosso con fatica. Le 24 fotografie, scattate da entrambi, ritraggono momenti particolari che ripercorrono la loro vita insieme, quando tra di loro emergono, con prepotenza, dubbi e disarmonia. Attraverso quegli scatti Mara e Marino mettono un’ipoteca sulla loro convivenza e, l’idea di stampare quelle immagini dopo anni, rappresenta la speranza di un futuro insieme per guardare e ricordare, uno accanto all’altra, quegli attimi rubati.

Anna Belozorovitch coinvolge il lettore nelle riflessioni e nei flash back – che servono per ricostruire le esperienze dei due giovani protagonisti – e offre ottimi spunti di riflessione. È facile, al di là delle motivazioni, immedesimarsi nei silenzi o nelle paranoie di entrambi e vedere nelle loro incomprensioni quelle che ogni giorno deteriorano matrimoni e convivenze.

Emanuela Boccassini