Braccialetti rossi: si annuncia già la seconda stagione della fiction

RaiUno ha trasmesso ieri sera l’ultima delle sei puntate di Braccialetti rossi. Tra commozione e sorrisi, un lieto fine per tutti, e mentre i giovani protagonisti si accomiatano dal pubblico, si parla di una seconda serie.

Il produttore Carlo Degli Esposti ha spiegato nei giorni scorsi al Corriere della Sera che la seconda stagione verrà girata sempre in Puglia, con il medesimo regista e lo stesso cast al completo dei ragazzi della “banda” dei Braccialetti rossi.

Si dovrà ora adattare il testo originale della serie catalana Polveres vermelles (Pulsera rojas, in spagnolo castigliano), che finora è stato seguito nelle linee generali.

In Spagna la seconda serie è già stata tasmessa e il primo episodio inizia due anni dopo i fatti della prima stagione: Rocco è tornato a casa, mentre Leo aspetto l’esito di un esame per essere dimesso. Il leader non ha più contatti con gli altri del gruppo se non con Tony, che continua ad andare in ospedale a raccontare ai bambini le gesta dei Braccialetti rossi. Ma Tony ha intenzione di far rincontrare tutti in occasione dell’anniversario della morte di Davide al cimitero in cui è sepolto. Almeno questo in base alla sceneggiatura della fiction iberica.

In base alla trama della seria catalana si può anche spiegare come sia possibile il ritorno sul set anche del personaggio di Davide (l’attore Mirko Trovato) che è morto nella prima stagione: Vale riesce a vederlo nonostante sia morto. Inoltre si potrebbe anticipare anche una new entry:Rym, una ragazza che viene ricoverata per un tumore e messa in stanza con Leo.

Un’ulteriore conferma di nuove puntate e nuove avventure per la combriccola dei Braccialetti rossi viene dallo stesso sceneggiatore Sandro Petraglia, che ai microfoni di Fanpage.it ha confessato che “è difficile scriverla”, svelando i retroscena di questa serie di successo.

«Ho deciso di fare Braccialetti Rossi – ha raccontato Petraglia – perché dentro c’erano due elementi curiosi e interessanti per me. Il primo è il fare una cosa che cammina sulla strada stretta tra realismo e non realismo, poi rispetto alle cose che fa specialmente la tv americana, qui non c’erano storie d’amore tra dottori, tra infermieri. Era tutto concentrato sulle persone ospedalizzate. E poi l’altra cosa era che i malati erano ragazzi, adolescenti. Questo per me rappresentava una cosa molto attraente. Mi sembrava ci fosse da raccontare molta vita, in un contesto che invece solitamente viene letto come un contesto dove ci sono cose dolorose

«Rispetto al format spagnolo abbiamo preso i personaggi e alcune delle storie portanti. Però ho riscritto completamente i dialoghi, anche perché la tv spagnola ha un rapporto con il proprio pubblico di tipo completamente diverso dal nostro. La tv italiana è più sofisticata, più elaborata, anche perché noi siamo sempre molto critici», ha spiegato così le differenze e le analogie con Polseres vermelles.

Riguardo al cast di Braccialetti rossi, invece, ha dichiarato a Fanpage.it: «La scelta del cast è stata davvero di grande qualità. Il personaggio che ha dato di più anche rispetto al copione è il ragazzino napoletano che fa Tony. Io ho scritto i dialoghi in italiano e invece lì, c’è stato l’utilizzo del dialetto, con la fantasia che ha messo il ragazzino, il gioco che si è instaurato tra lui e il regista. Hanno inventato tutta una serie di piccole varianti. Però sono molto colpito anche dall’intensità degli altri attori».

Petraglia ha infine evidenziato le difficoltà insite nella scrittura della seconda serie: «Stiamo parlando di fare una seconda serie, però bisogna scriverla prima. Non è tanto facile dare un seguito a questa cosa, quei personaggi che hanno vissuto l’esperienza della malattia e già ne sono usciti, adesso è molto difficile farli rientrare. Mi sembra che si dia un’indicazione cupa, è come dire che la malattia non finisce mai. Insomma, vediamo. Sicuramente la faremo perché è anche il desiderio del pubblico. Quando si hanno questi successi, arrivano lettere, c’è un calore che senti e che ti fa venir voglia di andare avanti. Però vogliamo far bene».