#ChiscriveSiracconta: Intervista a Baret Magarian – “Le Macchianzione”

“Le Macchinazioni” dello scrittore anglo-armeno Baret Magarian e pubblicato in Italia da Ensemble Editore, è un romanzo che rispecchia i nostri tempi tumultuosi, originale, un mix di satira, amore e riflessione su sesso e identità. Nel 2021 avrà anche una traduzione in tedesco con Folio Verlag, intanto vi propongo l’intervista che Baret Magarian ha rilasciato per AgorART.

Da dove arriva l’idea de “Le Macchinazioni”?

Ho preso un pullman da London a Oxford quando all’ improvviso ho avuto un’idea – due persone scambiano energia e uno prenda la vita dal altro. Sembrava interessante. La trama proprio mi è venuto quando ho iniziato a scrivere, ma è stato un processo lungo, difficile e intricato … piano piano altre sfumature e idee mi sono venuti … poi volevo collegare l’idea principale dello scambio di energia con la costruzione di un guru tramite una altra personaggio – un guru del marketing, super potente e amorale. Alla fine tutto diventato mischiato e intrecciati.

Ha mai avuto il desiderio di vedere avverarsi una delle sue storie (come succede a Bloch, il suo protagonista)?

Per dire la verità non ci ho mai pensato, ma può essere una cosa bella quando ci penso! Probabilmente ho cominciato a scrivere nella mia vita per entrare in un’ altro mondo perché trovo questo mondo vero troppo difficile, troppo confuso, troppo doloroso. Gli scrittori sono come bambini, hanno una grande voglia di scappare, di andare via ..

Riesce a collocare il suo romanzo in un genere? in generale cosa pensa dell’incasellare i romanzi in determinate categorie?

Non è una buona idea, ma dipende tutto dalla tirannia del marketing. Le persone hanno bisogno di categorie e le librerie hanno bisogno di categorie e gli editori hanno bisogno di categorie, ma in realtà non mi piace classificare troppo. Il mio romanzo “Le macchinazioni” è una specie di tutti i generi mescolati insieme: satira, romanzo di idee, narrativa horror, storia d’amore, paesaggio onirico, romanzo della metropoli, potrei andare avanti! Personalmente sono attratto da quei romanzi che fanno molte cose diverse e sono difficili da classificare: “2666” di Bolano, “The Magus” di Fowles, “The Wind up Bird Chronicle” di Murakami, “La Famiglia Winshaw” di Coe, “Il Maestro e Margarita” … la vita stessa è ricca, disordinata, complessa e barcolla di momento in momento dalla commedia alla tragedia, dal surreale al pastorale, dall’elegiaco al gioioso. Penso che la narrativa dovrebbe riflettere questo.

Quali sono i suoi modelli letterari?

Amo la fantascienza di HG Wells, che ha avuto un’enorme influenza su di me quando ero piccolo, così come Milan Kundera. Sono stato anche ispirato dalla prosa di Joseph Conrad e dalle frasi di Thomas de Quincey, nelle sue “Confessioni di un mangiatore di oppio”. Più tardi ho scoperto Stefan Zweig le cui atmosfere di intensità ed eccesso sono sorprendenti – la sua Chess Story è incredibile credo. Mi piace anche la prosa di William Gaddis in The Recognitions e l’ambizione intellettuale di Clarice Lispector. La sua storia “Love” è uno dei più grandi racconti brevi secondo me. Ho imparato molto da Kafka, da Proust e da Samuel Beckett. Devo ammettere che non sono mai andato d’accordo con Joyce – lo trovo enormemente sopravvalutato a essere onesto.

Quanto l’esperienza teatrale influenza la sua scrittura?

Suppongo che ci siano molti dialoghi nella mia narrativa, quindi potrebbero essere collegati alle mie esperienze teatrali. Amo il teatro e quando il teatro è fatto bene è meglio di qualsiasi altra cosa. Una performance davvero buona può davvero essere indimenticabile ed entrare nella tua anima e nella tua mente che gli altri media non riescono a gestire del tutto. Amo la scrittura visiva e penso che la mia scrittura abbia un forte elemento visivo – che potrebbe essere collegato agli aspetti visivi del teatro – la sensazione che un palcoscenico contenga un’intera moltitudine di mondi in miniatura, condensati, densi e belli. Le Macchinazioni sarebbero un grande spettacolo teatrale, penso, dato che ci sono così tante scene che hanno una qualità drammatica. Ma ci vorrebbe un genio per dirigerlo, visto che il libro è così lungo e complesso.

Ha già un’idea per il suo prossimo lavoro?

Sto lavorando a un thriller ambientato nel deserto del Mojave che è l’esatto contrario delle Macchinazioni. Ha molti elementi che provengono da generi più popolari; un viaggio in macchina veloce, un omicidio, molto sesso e violenza, un orribile cattivo e la struttura è piuttosto cinematografica e complessa. Spero di riuscire a farlo funzionare, ma è una delle cose più difficili che abbia mai provato. Sto anche lavorando a una nuova raccolta di storie e ho un idea per un racconto ambientato in Sud America…

Sara Foti Sciavaliere