#ChiscriveSiracconta: Intervista a Dario Neron – “Franco Toro. L’uomo più bello del mondo”

Dopo l’esordio nel 2017 con Doctor Reset, vincitore del Premio Inedito, lo scrittore ticinese Dario Neron è tornato, a luglio 2020, con il suo secondo romanzo, “Franco Toro. L’uomo più bello del mondo” edito da Calstelvecchi. Il protagonista di questa nuova storia è un callboy, una storia esistenziale, su temi d’attualità sociale, come il narcisismo, la mediatizzazione eccessiva e l’egocentrismo di una gioventù dal futuro. In quest’intervista conosciamo meglio l’autore e la sua opera.

Ciao Dario, rompiamo il ghiaccio con la domanda da repertorio: a quattro anni dal tuo esordio letterario con “Doctor reset”, come nasce “Franco Toro”?

Ciao Sara. Franco Toro nasce in parte grazie a Frank Doc, protagonista di Doctor Reset. Avevo voglia di scrivere tutt’altro e di poter giocare con un personaggio di tutt’altra categoria. Poi durante la stesura mi sono reso conto che, nel midollo, Franco e Frank non sono poi tanto diversi.

Cosa c’è di Dario Neron in Franco Toro?

Non molto, almeno non all’apparenza. Condividiamo alcune opinioni ma se ti riferisci al suo lavoro, allora dovrò deluderti; non ho mai lavorato come escort o come accompagnatore e gli stimoli ai quali si è sottomesso Franco, non mi hanno mai attratto. Però diciamo che l’immagine che abbiamo del mondo, è condivisa.

Se dovessi scrivere un testo spot, breve e a effetto, per promuovere il romanzo…? (in un paio di righe)

Uh, bella questa. Per fortuna non siamo in diretta, altrimenti salteresti il pranzo… Credo che lo squillo “Quanto può durare un sogno prima di svelare il mostro in attesa alla sua fine” racchiuda tutta l’essenza di Franco Toro. Un uomo che vive il sogno, il grande successo e si trova a due passi dal risveglio.

Hai dei modelli di scrittura? e che tipo di lettore sei?

Se il caos è un modello, allora sì, in quel caso ne avrei uno. Comincio a caso, spesso con dei monologhi che poi finisco per piazzare in mezzo al romanzo o addirittura con il finale. In quanto alla lettura è qualcosa che mi piace fare e ha da una dozzina d’anni rimpiazzato la TV. Non sono però un avido lettore. Quando leggo mi butto sui classici, gli esistenzialisti o i cattivi ragazzi alla Palahniuk o Houllebecq.

Sono dell’idea che la lettura di un libro porti sempre varie chiavi di interpretazioni, tante quanto sono i lettori, ma in quanto autore qual è almeno un “messaggio” che vorresti arrivasse con immediatezza?

Di stare bene attenti a chi si sceglie di sottomettersi. Purtroppo è un’informazione che viene data solo nelle ultime pagine, quindi dovete leggere tutto il libro.

Sara Foti Sciavaliere