ChiscriveSiracconta: Intervista a Giusy Sciacca – “Virità”

È disponibile in libreria e negli store online “Virità, femminile singolare-plurale” di Giusy Sciacca pubblicato da Edizioni Kalós, un libro che è una raccolta di racconti con un stile intimo, un percorso di ricerca dalla Sicilia verso l’universalità della storia mediterranea attraverso la narrazione del femminile da Aretusa, Santa Lucia, Cleopatra di Sicilia, Damarete di Agrigento a Peppa la Cannoniera e a molte altre più e meno note. Qui, per AgorArt, l’intervista a Giusy Sciacca per spiare un po’ sui retroscena del suo libro.

-Quando e come nasce l’esigenza di scrivere “Virità”?

Mi sono sempre appassionata alla storia siciliana e di come già da tempi lontanissimi fosse intessuta di vicende e popolazioni che da sempre la rendono cuore del Mediterraneo e scenario internazionale di rilievo. Avevo bisogno di ripercorrere questa storia con uno sguardo ben preciso: volevo concentrarmi sulle figure femminili, sulle protagoniste – spesso in trincea – di pagine importantissime di un passato che appartiene a tutti, siciliani e non. Per questo motivo gli scenari che precedono ogni racconto sono veri, documentati e le donne di “Virità” sono tutte figure storiche o appartenenti alla leggenda in pochissimi casi. Ma, non immaginarie. Di immaginazione c’è solo la mia interpretazione delle loro voci attraverso un io lirico, liberato da ogni filtro.

-Delle figure raccontate quali porta da tempo nel cuore e quali ha scoperto con maggiore meraviglia?

Molte mi hanno sorpreso man mano che andavo avanti con la ricerca. Immaginavo ognuna di loro immersa nella propria realtà, in una quotidianità verosimile con rumori, odori, oggetti e abiti autenticamente appartenuti a quell’epoca. Alcune mi hanno stupito per il carisma come Damarete o la regina Costanza, altre mi hanno anche fatto sorridere. Le ho ammirate. Come Maria Pizzuto Cammarata, una contadina con scarsa alfabetizzazione capace di guidare un movimento di donne, quello delle Fascianti di Piana degli Albanesi, o Macalda di Scaletta abilissima nel conciliare un intelletto raffinato con l’ars bellica e una sensualità fuori dal comune. Altre mi hanno fatto sorridere, come Giovanna Bonanno, la Vecchia dell’aceto, una delle più amate dai lettori. In realtà fu una criminale, un’avvelenatrice seriale, che nel mio racconto tenta di difendersi come benefattrice delle donne. Ancora un’altra, Anna Maria Scarlatti, cantante del Seicento e diva spudorata che prima di contrarre il secondo matrimonio (questo è un dato esilarante delle ricerche!) davanti al notaio dichiarò un’età falsa liberandosi di qualche anno.

-Avendo fatto una selezione delle donne da raccontare, quale è stato il criterio di scelta oppure si è trattato più di una personale affinità elettiva verso alcuni spiriti piuttosto che altri?

Sì. E utilizzerei proprio gli stessi termini “per affinità elettive”. Per empatia, perché al di là del titolo, del ruolo, sante o meno, in ognuna di loro ho rivisto una parte di me. In alcune particolarmente. Dopo tante r e curiosità legate a donne dalla personalità e dal vissuto affascinante è stato davvero difficile compiere una scelta. Necessariamente ho dovuto chiudere il cerchio quanto meno per esigenze editoriali. Il criterio è stato dunque soggettivo. È stata la mia sensibilità. In ognuna di loro c’è una parte della loro anima in cui mi ritrovo.

-Quale è stato il percorso di ricerca che ha affrontato per approfondire i personaggi di questa raccolta?

Ho studiato molto. Il percorso iniziò già durante gli anni universitari, quando frequentavo Lingue e Letterature Straniere a Catania. All’epoca però non avevo la più pallida idea che molte delle mie letture mi sarebbero servite più avanti. Alla preziosa bibliografia saggistica e agli articoli accademici preziosi di chi mi ha preceduta, ho aggiunto le mie personali ricerche tra archivi e biblioteche. Ho scomodato sindaci (grazie ancora al Comune di Piana degli Albanesi!), responsabili di biblioteche e uffici anagrafe tra la Sicilia e Napoli, perché come può immaginare, la pandemia mi ha impedito di recarmi personalmente sui luoghi di interesse proprio nel periodo più importante, quello della stesura finale. La disponibilità che ho riscontrato è stata totale.

-Ha scritto nell’introduzione che ha scelto di fermarsi, ma solo per adesso, a nomi che si riferiscono fino all’inizio del ’900: sta pensando quindi a un secondo volume?

Questa è una bella domanda. Mi sono fermata alla fine dell’Ottocento perché le donne che ho raccontato sono più distanti nel tempo, quindi la portata di questo “scavo di archeologia umana”, come lo ha definito Silvana Grasso (mia maestra e scrittrice intensissima) era davvero sfidante. Non solo informazioni storiche, volevo ci fosse la lirica dentro. Il cuore, l’anima tutta. Di certo c’è ancora molto da dire e altrettanto intenso è il Novecento. Al momento sto lavorando a un romanzo che spero possa vedere la luce presto, ma ricorda il cerchio che menzionavo in qualche risposta precedente? I miei cerchi non hanno mai una chiusura ermetica proprio per concedere sempre delle possibilità.

Sara Foti Sciavaliere