Edito il mese scorso con Kimerik, riportando la sua autrice con una nuova storia nelle librerie, Il mare in base al vento vede la scrittrice salentina Valentina Perrone impegnata in un serrato tour di presentazioni del libro e intanto la redazione di AgorArt ha voluto incontrarla più da vicino in un’intervista per conoscere la sua ultima opera, ma anche in generale la sua scrittura e la sua avventura da narratrice.
- Partiamo dalla più classica delle domande, Valentina: come nasce l’idea di Il mare in base al vento?
Avevo voglia di raccontare due grandi cose, l’amore e il mare. Credo che si somiglino, quanto a immensità, profondità e bellezza. E poi c’era il vento, che pure lui, tra le cose del mondo, è maestoso, carico di imprevedibilità e mistero. Ho sempre amato narrare la vita quotidiana, quella di noi tutti, di ogni giorno, costruendola – e dunque un po’ ripercorrendola – nel Salento, che è la mia terra. Il mare in base al vento, pubblicato dalla casa editrice Kimerik, è nato così. E la possibilità di scegliere lo Ionio o l’Adriatico, a seconda del vento, d’estate, cioè di decidere quale scegliere tra i due mari per goderne la pace, da consuetudine e privilegio di chi vive nella terra salentina è diventata, tra le pagine del romanzo, la metafora di qualcosa di molto più grande.
- I tuoi libri sono ambientati tutti nel Salento, la tua terra, è il legame con questi luoghi e le sue tradizioni oppure (so che sembra una domanda un po’ cattiva) una scelta di “comodo” perché meglio conosciuti?
Credo che nessun luogo possa essere raccontato meglio di quello in cui si nasce, tanto più se lo siabita da tutta la vita. Ciò non toglie che oggigiorno, grazie all’opportunità di poter viaggiare facilmente e grazie alla tecnologia che riduce le distanze e consente di vedere quasi da vicino cose e posti anche lontanissimi, raccontare un luogo in cui non si vive o non si è mai vissuto, di certo non è cosa impossibile, posto che per me fotografare la realtà e metterla su carta vuol dire sempre riportarla in modo fedele e autentico. Io dico sempre che per chi ama scrivere il Salento è una musa straordinaria, che i luoghi e le cose detengono talmente tanta bellezza che narrarli è stupendo, e non costruirci dentro le storie sarebbe veramente un peccato. Non una scelta di comodo, dunque, piuttosto di onestà e piacere.
- Se dovessi ambientare altrove le tue storie, quale sarebbe la tua location alternativa e perché?
Roma. Senza ombra di dubbio. Per le faccende di bellezza che dicevo prima, qui ancora più grandi. Ho avuto modo di incrociarla in passato, conservo il fascino dei suoi luoghi e la genuinità della sua gente. Va anche detto che scrivere un libro vuol dire emozionare, arrivare al cuore e se si può anche all’anima, ed io sceglierò sempre luoghi in grado di supportarmi in questo.
- Un gioco… Se dovessi scegliere la colonna sonora di Il mare in base al vento?
Nessun gioco ma realtà autentica. La colonna sonora esiste, almeno per me, fa parte della playlist che ho creato ad avvio stesura – cosa che faccio per ogni mio libro – e che mi ha accompagnato durante tutta la scrittura del romanzo. È “The Blower’s Daughter” di Damien Rice. Quando l’ascolto mi sembra di vedere Silvia e Carlo, le loro strade, le loro mani che s’intrecciano.
- Pensi che la tua attività giornalistica incide in qualche modo sulla tua narrativa?
Fare giornalismo vuol dire soprattutto raccontare, non soltanto i fatti, ma anche i luoghi, e questo si fa anche nella narrazione, seppur in una forma e in un modo assai diversi. Credo che quella della scrittura sia un’unica grande famiglia, il giornalismo e la narrazione di fantasia ne fanno parte, non sono fratelli ma parenti stretti. Si somigliano, seppur nella loro grande diversità, intrinseca e d’intenti. Ed io li amo entrambi. Moltissimo.
- Come nasce la tua passione per la scrittura?
Sui banchi della scuola elementare. Più che nata, è stato lì che l’ho scoperta. Ho avuto la fortuna di accorgermi che scrivere non era affatto una noia ma tutt’altro, in un periodo della vita assai prezioso per la formazione della persona. Devo moltissimo alla mia maestra di allora, la signorina Clara, che mi ha insegnato l’arte del rigore, della disciplina e della ricerca della perfezione nell’incontro con il foglio bianco.
- Il mare in base al vento è appena uscito, quindi magari è presto per parlarne, ma quale potrebbe essere un prossimo progetto di scrittura?
Chi scrive ha sempre voglia di farlo e anche quando un libro è appena uscito, pensa già al prossimo, ai personaggi, ai luoghi, alle storie che ci saranno. Non ti nascondo, quindi, che la mia nuova creatura comincia a delinearsi nella mia mente, complice anche la bellezza dei lettori che ad ogni mio libro – dunque anche per Il mare in base al vento – non perdono occasione per farmi dono delle loro emozioni e di considerazioni bellissime. Per chi ha fatto della scrittura una parte importante della propria vita, non c’è dono più grande: arrivare al cuore dei lettori è lì il vero traguardo. Che è voglia nuova, inchiostro autentico, linfa purissima e preziosa.
AgorArt ringrazia Valentina Perrone per la sua disponibilità nel rispondere alle nostre domande e le auguriamo un in bocca la lupo per il suo libro!
Sara Foti Sciavaliere
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- S.Foti Sciavaliere, Il mare in base al vento di Valentina Perrone – Recensione, in www.agorart.net, 3 novembre 2019.