D’amore e ombra di Isabel Allende – Recensione

D’amore e ombra della scrittrice sudamericana Isabel Allende, una degli esponenti del “realismo magico”, è un romanzo scritto nel 1984 durante l’esilio dell’autrice in Venezuela. Un libro che racconta in ogni rigo e in ogni pagina i sentimenti che la stessa scrittrice viveva in prima persona, attraverso la vita dei suoi personaggi, dando l’impressione che Francisco e Irene sia davvero esistiti, sullo sfondo dell’inquieto scenario della società cilena.

La trama
Due giovani, Irene Beltran e Francisco Leal, impegnati entrambi in una indagine giornalistica, vedranno la loro affettuosa amicizia trasformarsi lentamente in un amore destinato a consolidarsi in circostanze ostili.

Tutto ruota, fin dagli inizi, intorno a una ragazza, Evengelina, in preda a periodici stati di trance che raccolgono intorno a lei una piccola folla di devoti e di curiosi. Irene e Francisco, intenti a indagare sul misterioso fenomeno, sono testimoni involontari dell’intervento di un gruppo di militari che pretendono di ricondurre alla ragione “la famosa ragazzina”. Evangelina reagisce alla brutale intrusione ridicolizzando l’ufficiale che comanda i militari, e da questo episodio, apparentemente banale, prende l’avvio un’inquietante vicenda perché Evangelina, di lì a poco sequestrata dalle forze di polizia, viene data per “scomparsa”.

I due giovani si mettono alla sua ricerca e sono presto costretti a percorrere una triste trafila che li porta dai commissariati alle carceri, dalla morgue ai campi di concentramento, mentre l’ombra di una spietata dittatura si proietta sempre più minacciosamente sulle loro indagini, volte a scoprire realtà che il regime militare intende celare. Sebbene quelle realtà non rivelino nulla che Francisco già non sappia, per Irene la scoperta ha una diversa portata, perché ella è costretta a uscire dal mondo protettivo che l’aveva circondata e a posare lo sguardo sull’orrore.

L’autrice – Isabel Allende
La vita di Isabel Allende può essere paragonata a uno dei suoi romanzi: ogni passione, lotta, gioia e dolore vissuti è nelle opere di questa scrittrice, considerata all’unanimità un simbolo di emancipazione femminile, di riscatto e di libertà. Nata a Lima, in Perù, il 2 agosto del 1942 dall’unione tra Francisca Llona e Tomas Allende, diplomatico cileno di stanza in Perù.

Il padre di Isabel abbandonò la sua famiglia e l’intera famiglia si trasferì dal ricco nonno materno a Santiago del Cile. Qui Isabel conobbe, grazie alla fornita biblioteca del nonno, i primi misteri dello spiritismo che tanto l’appassionerà nel corso della sua vita. Questo è però anche il luogo dove la giovane comincia a evidenziare il suo carattere deciso e ribelle, contestando ogni autorità e istituzione, da quella della famiglia a quella politica ed ecclesiastica. Con il nuovo matrimonio della madre con un altro diplomatico, Isabel cominciò a viaggiare in lungo e largo. Questo gli permise di prendere coscienza per la prima volta della discriminatoria posizione della donna. L’autrice in seguito comincia a lavorare come giornalista sia su periodici che in tv.

Il terribile golpe avvenuto per mano di Pinochet nel 1973 ha indotto Isabel Allende a diventare un’accanita oppositrice del regime e della drammatica repressione messa in atto dal dittatore. La donna si ritrovò a far filtrare notizie, a fornire riparo e asilo politico ai perseguitati, tanto che nel 1975 lasciò il Cile in una sorta di auto-esilio: si trasferì col marito e i due figli in Venezuela dove rimase per ben 13 anni. Nel 1988 Isabel Allende divorzia dal marito per poi sposarsi, dopo qualche anno, con l’avvocato statunitense William Gordon e con lui si trasferì in California, dove tutt’ora vive. Uno degli eventi che più segnarono la vita di Isabel è stata la malattia della figlia Paula che morirà ventottenne in un ospedale di Madrid.

La sua produzione letteraria vanta più di 20 romanzi di grande successo tradotti in 40 lingue. Si ricordano in particolare: “La Casa degli Spiriti”, “Inés dell’anima mia”, “Paula”, “Eva Luna”, “L’Isola sotto il mare”, “Afrodite”, “L’amante giapponese”. Oggi la scrittrice si occupa di libri per ragazzi tra i quali “La Città delle Bestie”, con protagonista Alex che segue l’eccentrica nonna reporter Kate in Amazzonia, alla ricerca avventurosa di un mostro.

Recensione
Non si tratta di sicuro di una lettura leggera, per qualche ora di evasione e frivolezza. Sicuramente c’è l’amore e la passione che suggerisce il titolo, ma c’è anche tanta ombra e a volte si ha l’impressione che quelle ombre si impossessino di te mentre leggi, tale è sviscerato il male nelle pagine di questo romanzo, è il male della quotidianità (purtroppo) del Cile di Pinochet dopo il golpe e la dittatura. Un richiamo, quasi un urlo, alla giustizia, contro le atrocità di un regime, di una dittatura, che castiga e reprime l’umanità.

I personaggi talmente ben delineati e indagati fin nel più profondo della loro intimità, delle loro personalità che pare che l’Allende racconti di qualcuno che ha conosciuto, a cui è stato molto vicino, e allo stesso modo il lettore può percepissi con la stessa vicinanza, rendendosi partecipe del dolore di chi popola le pagine di “D’amore e ombra”, i loro impulsi, le loro paure, le stesse fragilità, talvolta l’impotenza e la frustrazione di fronte ai soprusi e alla violenza gratuita.

Ma c’è la speranza e il coraggio di chi vuole cambiare il corso delle cose, tra questi i due protagonisti, che fanno anche da collante tra tutti i personaggi di quello che possiamo considerare un romanzo corale: Irene e Francisco sono il cuore della storia, ma non il cardine intono a cui ruota, è la storia stessa, per intero a catalizzare il lettore, pagina dopo pagina, vicino a ogni vita che passa per quelle righe, e sicuramente con un occhio di riguardo per quei due giovani, che dopo pericoli, perdite e prove meritano un futuro più luminoso.

Sara Foti Sciavaliere