Egitto profanato: patrimonio archeologico a rischio

Il clima d’instabilità politica che attanaglia l’Egitto sta mettendo a rischio la sua primaria fonte di ricchezza: il suo inestimabile patrimonio archeologico. Dopo la rivoluzione del 2011, i musei, gli schiavi e le necropoli egiziani sono diventati bersagli di ladri di antichità senza scrupoli.

Dal 2011 si è verificata un’escalation di attività a danno del patrimonio archeologico della terra dei faraoni: all’inizio ci sono stati furti nei magazzini e negli scavi illegali, poi sono arrivati i saccheggi e la distruzione di diversi musei.

Il caso più eclatante riguarda la necropoli di Dahshur, saccheggiata il 28 gennaio 2011 addirittura con le ruspe. Nello stesso giorno veniva preso d’assalto il museo egizio del Cairo: 58 i pezzi trafugati. E lo scorso agosto, ancora, alcuni predoni hanno svuotato letteralmente il museo di Mallawi, rubando 1250 opere.

«L’ultima profanazione dei faraoni»: con questo titolo il quotidiano El Paìs ha lanciato l’allarme sull’ultima emergenza in Egitto. «Il clima di instabilità politica e sociale porta il patrimonio dell’antico Egitto in una situazione di allarme rosso» si legge sulla testata spagnola. «La mancanza di denaro e di poliziotti impedisce che venga protetto».
Il 7 gennaio Al Jazeera ha segnalato che la polizia egiziana ha scoperto oltre 1500 manufatti antichi che sarebbero stati dissotterrati da gang armate.

In risposto a queste azioni, «il ministero delle Antichità ha ripreso diverso progetti di cooperazione internazionale, campagne di scavo e procedure per il rimpatrio di manufatti illegalmente esportati. Molto attivo nella promozione del patrimonio egizio è il noto archeologo Zahi Hawass, ora “ambasciatore” del ministero del Turismo egiziano», ha spiegato Sherif El Se baie, docente di lingua araba, civiltà e arti dell’Islam al Politecnico di Torino.