“Elda, vite di magnifici perdenti” di Maria Adele Cipolla – Recensione

Costumista, blogger e illustratrice, Maria Adele Cipolla può essere annoverata anche come scrittrice con il suo romanzo “Elda, vite di magnifici perdenti”. Recentemente sul blog www.amaninude.com aveva iniziato la condivisione a puntate della sua opera narrativa con un’evocativa illustrazione ad acquerello per ogni capitolo, finché su richiesta di alcuni lettori M.A.Cipolla decide di autopubblicare “Elda, vite di magnifici perdenti” con Youcanprint, che ora è disponibile nelle principali piattaforme, sia in formato digitale che cartaceo.

La trama
È una mattina del maggio 2004 a Palermo, Elda, sulla soglia degli ottant’anni, sta leggendo i necrologi sul giornale cittadino, quando scopre che è morto Augusto, un suo amore di gioventù. Da quel ricordo inizia a porsi domande su sé stessa e la sua famiglia di origine, fino a ripercorrere l’intera sua vita.

Si rivede bambina sulla spiaggia di Mondello col fratello Giulio e la Zia Teresa, che dapprima emarginata in uno scatto di orgoglio femminile si arruola nella Croce Rossa; poi l’adolescenza dei due fratelli fatta di letture, mentre si impone il fascismo ed Elda, con grande orgoglio della mamma, diventa una bella ragazza da mostrare in società. Scopriranno gli orrori del primo bombardamento, la guerra, le ristrettezze economiche. Sbarcano gli americani e l’isola vive “un’ubriacatura”, Elda fa amicizia intanto con alcuni amici del fratello e in quell’ambiente eccentrico e informale il gruppo di antifascisti stanno per riorganizzare i partiti di sinistra nella Sicilia liberata, mentre ci si accorge che gli americani stanno sdoganando i capi mafia di ogni paese.

Per i siciliani la guerra è finita e si rientra in città, dove tutto è cambiato in meno di un anno. Ed è cambiata nel frattempo anche la famiglia di Elda: i suoi genitori, prima vanesi e parvenu sono maturati e la zia Teresa ha fatto carriera nella Croce Rossa. C’è però una voglia di riscatto collettivo, di recupero dell’orgoglio perduto, che contagia anche Elda, che guarderà al suo fidanzamento con Augusto con occhi diversi prendendo una decisone importante. Ormai è diventata adulta e si immerge nella nuova febbrile vita cittadina.

Piccoli eroi invisibili che hanno combattuto con le armi della parola e delle idee in un dialogo via via più disincantato con il Partito Comunista, costituendo quella sinistra che non accetta compromessi, vigila, lotta, perde, si rimette continuamente in discussione; nonostante i morti, le stragi, le minacce e l’isolamento.

L’autrice – Maria Adele Cipolla
Maria Adele Cipolla è nata a Palermo nel 1957, dove lavora nel mondo dello spettacolo come costumista e scenografa, insegna disegno e collaborava ad alcuni progetti con l’Unione Europea. Fin da giovane impegnata nella vita civile e politica collaborando anche con la rivista bimestrale “Mezzocielo”. Pubblica “Vivi Villa Trabia”, piccolo diario di vita cittadina, (Ed. Gelka), nel 1995; nel 2011 la raccolta collettiva “Un’estate a Palermo” (Ed. Di Lorenzo).

Recensione
Non sempre un libro che ci piace è necessariamente scritto bene, a volte è l’originalità, la freschezza dello stile che coinvolge o magari la sua eccentricità, solo per dirne alcuni: del resto “non è bello ciò che bello ma è bello ciò che piace”, è una questione semplicemente di gusto talvolta. Premetto questo per affermare il contrario, “Elda, vite di magnifici perdenti” è oggettivamente scritto molto bene e lo si capisce dalle prime pagine, la scrittura scorre senza incertezze e se si pensa che (esclusa qualche precedente esperienza narrativa) si tratta del romanzo di esordio di Maria Adele Cipolla i complimenti si raddoppiano perché mostra uno stile già maturo e accurato, nell’impresa anche non indifferente di intrecciare le vicende attuali con eventi storici che percorrono la storia di Palermo e dintorni dalla Seconda Guerra Mondiale in poi.

Il romanzo diventa una dettagliata e attendibile docufiction su carta (aiutano persino le note di approfondimento che non lasciano il lettore vagante nelle proprie lacune di conoscenza): si respirano i fatti e le emozioni dei protagonisti con estrema vividezza, le storie dei singoli (generazioni che si danno il cambio e si relazionano) si inseriscono con naturalezza, senza forzature nel più ampio contesto dell’epoca, perché la Storia in fondo è fatta di storie. Pare quasi che molti di quegli accadimenti che magari abbiamo studiato sui libri di scuola o visto nei tg non potesse prescindere dalla presenza della famiglia Lorenzi e Santelia.

E per concludere non trovo parole migliori in proposito di quelle scritte dalla stessa autrice nelle ultime pagine di “Elda, vite di magnifici perdenti”:

«Elda si rizzò di colpo, mettendosi seduta nella vasca, cosa aveva detto a proposito di “Guerra e Pace”? Non se lo ricordava, doveva essere qualcosa del tipo dietro le vite dei personaggi scorre la storia… forse non aveva detto così ma era quello che adesso Elda pensava, e ci metteva del suo… perché l’accadere delle vicende umane, di tante piccole vite, diventa universale ed esemplare soltanto quando queste esistenze riescono a mettersi in relazione le une con le altre, a raccontarsi e a dare un senso a quello che è stato fatto. Soltanto così si può gabbare il tempo e trasformarlo in storia.»

Sara Foti Sciavaliere