“Euphoria”: “Trouble don’t last always”, il primo episodio speciale – Recensione

Torna sul piccolo schermo, con due episodi speciali, “Euphoria”, la serie tv sull’annientamento causato dalle dipendenze di ogni tipo. Ideata da Sam Levison per HBO e trasmessa da Sky Atlantic, questa serie offre uno squarcio nitido e crudo sul lato oscuro della Generazione Z, mostrandoci una gioventù vittima dei propri vizi, dedita al costante tentativo di colmare i vuoti con illusorie e sintetiche emozioni, le quali, però, non fanno altro che allargare la voragine.

Il caratteristico stile narrativo, onirico, confusionario e intricato, ha il pregio di sbattere con immediatezza in faccia allo spettatore il dolore e l’infelicità corale dei protagonisti. Una realtà disturbante che ha creato intorno alla serie scandalo e stupore.

A far da raccordo tra la prima e la seconda stagione – rimandata a causa dell’emergenza sanitaria – si pongono due episodi speciali, il primo dei quali trasmesso in anteprima su Sky Atlantic nella notte tra il 6 e il 7 dicembre e il secondo in prossima uscita nella notte tra il 24 e il 25 gennaio.

Questo primo episodio, “Trouble don’t last always”, appare al contempo molto diverso, ma anche molto coerente con la stagione d’esordio, generando, come al solito, nello spettatore sensazioni forti e contrastanti. Qui a sorprendere e spiazzare non sono le immagini brutali, realistiche e deliranti, ma un lungo e profondo dialogo tra Rue, interpretata da una splendida Zendaya, e Alì (Colman Domingo), il suo sponsor della Narcotici Anonimi.

In questo speciale le azioni sono statiche, sembra non accadere in apparenza nulla. In compenso si muovono forti le emozioni di due anime instabili alla ricerca di serenità, due anime che da un lato cercano di sfuggire al confronto e dall’altro cercano l’appoggio l’una dell’altra mentre sono sedute a mangiare in una tavola calda la sera della vigilia di Natale.

Rue, dopo quanto accaduto al termine della prima stagione, sta attraversando un periodo di ricaduta. È totalmente smarrita, ha ripreso a drogarsi e si è allontanata da Jules (Hunter Schafer), la bella e misteriosa ragazza transgender di cui è follemente innamorata. L’adolescente sta per arrendersi al fallimento che ritiene essere la sua vita, distrutta da un dolore ancestrale che affonda le radici nella morte del padre.

Nei cinquanta minuti di profondo dialogo, i due protagonisti toccano temi universali, passando dalla filosofia sull’esistenza di dio alla dipendenza, dalla violenza domestica al razzismo e al Black Lives Matter, dai fantasmi del passato al possibile riscatto del futuro.

In questa lunga e intensa chiacchierata Alì riesce a riaccendere una piccola luce di speranza in una Rue devastata dalle lacrime, ma di certo più consapevole del fatto che l’autoannientamento e le droghe non sono la risposta al dolore e alle difficoltà.

Come suggello della reciproca confessione, l’episodio termina sulle note dell’Ave Maria. Alì e Rue hanno capito l’importanza di perdonare se stessi, di andare avanti scacciando i sensi di colpa, perché non è mai troppo tardi per rendersi conto dei propri sbagli e avviare una rivoluzione nella propria esistenza.

«Quand’ero una ragazzina mia nonna ripeteva sempre un detto di cui all’epoca non capivo il significato. “Piccola mia, i problemi non durano mai per sempre”. Ed è vero. Se vuoi fare un cambiamento, spetta a te decidere» (La cameriera)

Liliana Passiatore