“Finché il caffè è caldo” di Toshikazu Kawaguchi – Recensione

“Finché il caffè è caldo”, caso editoriale in Giappone dove ha venduto oltre un milione di copie, ha conquistato tutto il mondo e le classifiche europee a pochi giorni dall’uscita. Un romanzo senza fronzoli, essenziale e denso di mistero, sulle occasioni perdute e sull’importanza di quelle ancora da vivere.

La trama
In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere.

Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutti scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

L’autore – Toshikazu Kawaguchi
È nato a Osaka, in Giappone, nel 1971, dove lavora come sceneggiatore e regista. Con “Finché il caffè è caldo”, suo romanzo d’esordio, ha vinto il Suginami Drama Festival. Seguono “Basta un caffè per essere felice” (2021) e “Il primo caffè della giornata” (2022).

Recensione
Prima di leggere “Finché il caffè è caldo”, avevo sbirciato una serie di recensioni e commenti su questo romanzo di esordio di  Toshikazu Kawaguchi, che nonostante il successo tanto decantato mostra una “critica” di lettori divisa, per quanti lo esaltano altrettanti lo bocciano in pieno. Me ne sono fatta una mia opinione.

Un libro semplice, dalla scrittura essenziale e fluida, che si lascia leggere senza intoppi ma da gustare. Toni delicati e parole misurate in una dimensione quasi meditativa, in cui è facile riconoscere la tipicità della narrativa nipponica.
Una storia avvolta in un alone di magia e di irrealtà che irretisce. Il tema dei viaggi del tempo in una veste inedita, che sono anche viaggio emozionale, nell’intreccio di vite che passano dal piccolo e inusuale bar sotterraneo.


Sara Foti Sciavaliere