Giovanna Politi: “Chi vola basso non può toccare il cielo” – Intervista

Giovanna Politi, poetessa e scrittrice salentina, descrive, nella sua ultima opera – il racconto lungo Chi vola in basso non può toccare il cielo –, i problemi di una giovane donna decisa a prendere di petto la propria vita, con il desiderio e il bisogno di cambiarla profondamente, perché si sente spettatrice di una vita, che, solo per caso, è la sua.

Leggere l’opera di Giovanna Politi, significa sfogliare un diario, nel quale l’autrice, delinea la propria intima evoluzione, raccoglie i sentimenti, le tappe, le angosce del suo sentire, del suo vedere il mondo. Emma, la protagonista, ha un lavoro, un fidanzato e una splendida famiglia.

C’è in lei, però, una forte insoddisfazione, che la porta a guardarsi dentro e a domandarsi cosa non vada nella sua esistenza, apparentemente perfetta. «La monotonia, il ripetersi stanco delle cose, il lento avvicendarsi delle giornate» la trascinano «in quel senso di noia dove c’è assenza di battiti, di emozioni, di vita!». Allora si rende conto della nota stonata che, fino a quel momento, ha ignorato e dell’aumento della sua intensità. L’esistenza è una sola ed è necessario viverla appieno, senza indugiare, senza accontentarsi. Ed Emma, con il sostegno morale dei genitori, lascia Paolo, senza traumi né sofferenze, abbandona il lavoro, sicuro e ben pagato, per ritornare all’università e per realizzare il suo sogno, abbandonato a lungo in un cassetto, sepolto dagli anni di passività. Segue la propria strada: diventare una scrittrice. E come sostiene Giovanna, «Emma scrive per sublimare un indimenticabile vissuto personale».

Quella di Emma è la storia di una donna, come tante, ma la cui energia la conduce verso il suo destino. Riesce a svegliarsi dal torpore che l’ha rinchiusa, per lungo tempo, in una quotidianità tediosa e abitudinaria. Emma mostra, con il suo comportamento, il coraggio e la forza necessari per sconvolgere una “normalità” troppo banale, ma che costituisce, per molti, una sicurezza. La protagonista del romanzo, infatti, lotta anche contro le persone che le gravitano attorno: lasciare il certo per l’incerto… che assurdità!!! Ma la “follia” di Emma fa sì che la vita diventi “sfacciatamente” felice.

Giovanna Politi come una regista, riprende i momenti fondamentali della metamorfosi del personaggio principale e tratteggia con la delicatezza, propria dell’autrice stessa, le perplessità, i dubbi, i rischi, le incognite che nella vita si è costretti ad affrontare se si brama essere se stessi, esaudire i propri desideri, realizzarsi. «Le cose possono diventare eterne, ma vivendole e rendendole straordinarie ogni giorno tanto che, anche se dovessero finire, rimarrebbero comunque eterne nella memoria».

Il racconto di Giovanna Politi potrebbe essere considerato un vademecum per coloro che vivono senza deviare dai binari di un’esistenza sempre uguale. È un monito per quanti hanno paura di esporsi, di migliorare e si accontentano di quel che riescono a “prendere”, come un’elemosina. «Bisogna rischiare».

Intervista

Se si vuole davvero cambiare qualcosa bisogna cominciare a cambiare se stessi, andare contro se stessi fino in fondo. Il massimo impegno civile è l’auto-contestazione (Carmelo Bene)». Forse questa frase è l’anima del romanzo?
“Il teatro” in persona, il Maestro Carmelo Bene (Salentino di cui essere fieri e orgogliosi), recitava così. È l’anima del mio romanzo, l’auto-contestazione alla base della riscoperta di se stessi, allo scopo di perseguire la felicità.

Quali sono i tratti distintivi di Emma, la protagonista del tuo romanzo?
L’amore per il “bello”, per la vita, e le cose belle della vita. Soprattutto il coraggio di “diventare” attrice e non spettatrice della propria vita!

«Emma veniva dal Salento, terra di ulivi, sole, mare e meriggi estivi dove la siesta impone pause che mai come in quel posto sanno di magia». Questa frase mi porta a rivolgerti tre domande: 1) la “siesta” potrebbe essere lo stato in cui si trova Emma che le impedisce di “svegliarsi” alla vita? E cosa fin’ora l’ha trattenuta dal dare una svolta sostanziale alla propria esistenza? 2) queste parole hanno forse centrato il tuo pensiero sul Salento? 3) qual è, secondo te, la magia del Salento?
Qui per “siesta” intendo esclusivamente il riposo pomeridiano nel Salento…al riparo dalla calura estiva che lo avvolge…
Emma è stata trattenuta dallo svoltare prima, da se stessa, perché ogni cosa accade, quando è tempo che accada…come la terra, che solo quando è tempo, dà i suoi frutti!
Il suo mare, il suo sole, il suo immancabile vento…questa la magia del Salento!

Emma ha operato il cambiamento perché sapeva che, se avesse fallito, avrebbe potuto contare sulla sua famiglia unita, comprensiva e affiatata?
No, Emma comunica alla sua unita famiglia le sue intenzioni, ma decide da sé, per sé…rischiando la sua pelle, mettendo in discussione tutto! Troppo facile sarebbe stato giocare con la carta di riserva del soccorso familiare… in quel caso, ci sarebbe voluto mica coraggio!

«Emma allora pensò: “Forse potrà sembrare un’idea stupida e infondata, ma sarà che l’odierna società, perdendo il gusto dei sapori, dell’attesa per gustarli, del lento avvicendarsi delle stagioni, ha perso anche la pienezza delle emozioni, l’attesa per consumarla, la gioia di sublimarle?”» È, forse questa, una critica all’indifferenza della società?
Non propriamente una critica, una constatazione. Nella nostra società, a mio avviso, è venuta meno l’attesa del piacere…e come disse Gotthold Ephraim Lessing, l’attesa del piacere, non è essa stessa un piacere?

Mi ha particolarmente colpito la definizione del rapporto tra Emma e Paolo: «una dolcissima abitudine». Si può mantenere un rapporto le cui premesse sono queste?
L’abitudine logora. L’amore ha bisogno di follia, per la compagnia c’è il cagnolino, il tepore del camino, un buon libro o un calice di vino.

Le massime che si trovano sulla pagina di sinistra, ad un certo punto, se lette di seguito, sembrano un romanzo dentro il romanzo. Chi è la protagonista, Emma o Giovanna? Cosa hai voluto lasciare al lettore?
Emma ha di Giovanna il corredo emozionale, il mondo esperienziale, respira con il suo olfatto, ne avverte i palpiti del cuore…Scusami, per un attimo, ho dimenticato il mio nome… Al lettore spero di aver dato un imput, quello di porsi domande, una su tutte: “Io, sono felice?”

Nella nota all’autore hai scritto che avresti accontentato i lettori con la pubblicazione del romanzo scritto da Emma, “Non è stato solo vento”. La curiosità sarà placata?
“Non è stato solo vento” è già in corso d’opera, anzi, quasi in dirittura d’arrivo in Casa Editrice…mi ha fatto sognare, svestire da ogni remora, abbandonare l’ultimo ormeggio che tratteneva il mio dire… scrivendolo ho riannusato! Già, parla della magia olfattiva nel rimembrar d’amore; ma è complesso, tratta temi forti e delicati al tempo stesso, sconvolge le coscienze, l’anima…capovolge il tavolo, i pensieri, il cuore.

«[Emma] Aveva intrapreso un lungo meraviglioso viaggio, stavolta non per scoprire meraviglie, ma per scoprirsi ancora capace di meravigliarsi». Tu continui a meravigliarti?
Non ho mai dato nulla per scontato nella mia vita, nemmeno il risveglio del mattino, o il sole che sorge, o il sorriso dei miei figli…che ogni giorno mi meraviglia per il suo potere unico di scaldarmi il cuore.

Ti ritrovi nella “sfacciata felicità” di Emma?
La felicità, seppur fugace, è sempre sfacciata… se fosse moderata, sarebbe altro. Mi piace la felicità!

di Emanuela Boccassini

– Giovanna Politi, Chi vola basso non può toccare il cielo, Kimerik eidtore, 2013.