“Il giglio nero” di Roberta Puglielli – Recensione

Uscito dieci giorni fa, il 20 ottobre 2021, per ode edizioni, il romanzo investigativo di Roberta Puglielli, “Il giglio nero” è il primo volume di una dilogia che sarà una piacevole lettura per gli appassionati del genere e non potrà non voler conoscere cosa aspetta ai protagonista.

La trama
Stafford Graves è un affermato investigatore che ha rinunciato alla sfera privata pur di raggiungere i successi professionali. Megan Black è una donna forte e determinata, ma con una vita già segnata dalla follia umana.

“Due gocce d’acqua nel fango della vita” sono le parole che Megan rivolge al freddo Stafford durante uno dei loro molteplici casi.

In una Londra cupa e indifferente una grande storia di umanità e amore.

L’autrice – Roberta Puglielli
È nata a Milano dove frequenta il Liceo Statale d’Arte Nanni Valentini di Monza e si diploma in Arte Applicata Sperimentale. Lavora e studia fino al 1994 quando si trasferisce a Pescara. Ha collaborato come libera professionista presso diverse case editrici e in particolare alla Giorgio Mondadori in veste di grafica pubblicitaria. Racconta di se stessa che quando scrive non smetterebbe mai di accarezzare la tastiera e quando danza non vorrebbe mai togliere le scarpe da ballo.
Accanita lettrice, si avvicina alla scrittura solo di recente, entrando nella comunità di Wattpad e con la sua opera, “Il Giglio Nero”, vince il contest WattpadAdvisorAwards 2018 per la Miglior Trama, il premio Pulitzer 2018 come Miglior Antagonista e si aggiudica il terzo posto nel contest Nuovi Talenti 2019. Con il sequel del Giglio Nero, “Le Leggende di Londra”, vince i Wattys 2019.

Recensione
Stafford Graves e Robert Wilson richiamano con palesi evidenze il leggendario e geniale detective partorito dalla penna di Arthur Conan Doyle e il suo altrettanto noto braccio destro, Holmes e Watson. Anche il tono e il tenore della storia e del registro narrativo sono un’eco delle medesime atmosfere in una dialogo accurato e mai banale, ma che appare anacronistico rispetto alla reale ambientazione. Avrei detto di leggere una delle indagini del famigerato Sherlock Holmes nella Londra di fine Ottocento, perché gli ingredienti e i richiami ci sono tutti.

Questa constatazione non vuole però togliere valore al romanzo di Roberta Puglielli, un giallo tra il noir e il thriller comunque ben scritto, a parte qualche ingenuità di tanto in tanto (per il mio gusto), e dal ritmo narrativo incalzante, nonostante la quasi familiarità dei personaggi e i loro comportamenti inquadrabili nei loro alter ego più noti, nulla è tolto al piacere della lettura, nel dipanare la matassa dell’intrigo in atto e nello scoprire le fragilità nascoste dell’imperturbabile, cinico, sprezzante e talvolta presuntuoso detective privato, che non riuscirà a non farsi toccare dall’imprevedibilità dell’amore per una donna che riconoscerà subito, a pelle, quale sua pari.

Il Giglio Nero era la variabile impazzita, l’incognita da scovare nelle difficili equazioni che così spesso si trovava ad affrontare. Megan era il dubbio che si insinuava fra le sue certezze e la granitica sicurezza che lo aveva sempre guidato. Non riusciva però a considerarla come un impedimento o un granello che potesse bloccare il perfetto ingranaggio della sua mente, bensì come una leggera brezza che, scompigliati pensieri e decisioni, lo spingeva a considerare nuove prospettive.

L’inaspettato finale del romanzo mi ha lasciato l’amaro in bocca: stupita per l’epilogo a cui non avrei pensato, ma allo stesso tempo amareggiata… tuttavia lo voglio interpretare anche cine un invito a leggere il secondo volume, nella speranza sia una seconda possibilità per un nuovo finale (e spero di non avere, intanto, lasciato trapelare troppo, spoilerando involontariamente).

Sara Foti Sciavaliere