#instore – ep 2: Mahmood alla Feltrinelli di Lecce

Il nostro secondo capitolo degli instor tour ci porta questa volta alla Feltrinelli di Lecce, in via Templari, per assistere a quello che può essere considerato il fenomeno mediatico del momento, stiamo parlando del vincitore della 69° edizione del Festival di Sanremo Mahmood. Il disco Gioventù Bruciata è uscito il 22 febbraio e ha in un lampo scalato tutte le classifiche.

La calca al di fuori dello store è tanta sin dalle prime ore del pomeriggio e i fan che ricoprivano tutte le fasce di età hanno sviscerato abbondantemente le canzoni del disco. Al suo arrivo la folla è esplosa in un boato di entusiasmo. Il giovane cantante milanese ha accolto tutti con un sorriso ed una genuinità disarmati andando, talvolta, egli stesso alla ricerca del contatto con il pubblico, senza mai dimenticarsi di ringraziare ogni singolo fan per la presenza all’evento.

Come ogni fan base che si rispetti non possono mancare piccoli pensierini per il cantante del momento. Primo in classifica, sia come singoli, che come dischi a dimostrazione del grande impatto che Alessandro Mahmood ha avuto sul pubblico.

Gioventù bruciata a un primo ascolto può sembrare disconnesso ma di base ha un suo filo conduttore. Come tanti dischi d’esordio di cantanti che sono anche autori o co-autori, l’album offre uno spaccato coerente del mondo di Mahmood che in virtù della vittoria a Sanremo potrebbe diventare la base di una nuova generazione di voci italiane che per background ed età non strizzano l’occhio al vecchio pop e preferiscono usare strutture differenti.

Nel disco c’è “Soldi”, ci sono “Gioventù bruciata” e “Mai figlio unico” che sono legate concettualmente alla canzone vincitrice di Sanremo 2019. Altri autori, in altri tempi, avrebbero trasformato un pezzo sul rapporto conflittuale col padre in un melodramma. Non Mahmood, che canta le stesse cose con una struttura non tradizionale e quei due battimani, un gesto musicale elementare che ha finito per caratterizzare “Soldi” e diventare iconico sul palco dell’Ariston.

Giacomo Civino