Intervista – Domande “sComode” a Dalila Spagnolo

Disponibile su tutti gli store da agosto scorso “Giallo Fiore”, nuovo singolo della giovane e sensibile cantautrice di Dalila Spagnolo, che racconta i timori e la gratitudine maturata nel periodo di lockdown. Un brano che le ha permesso di arrivare in finale al Premio Lunezia 2020. Di seguito l’intervista alla cantante salentina.

Come nasce il tuo singolo “Giallo Fiore”?

“Giallo Fiore” nasce dal periodo storico che l’Umanità ha affrontato negli ultimi mesi. Era il mese di aprile, la primavera stava sbocciando ed io, come molti altri, l’ho vista dal balcone di casa. Ma questa fase di gratitudine nell’apprezzare i colori di una primavera un pò diversa dal solito, arriva solo in un secondo momento..
Infatti, per tutto il brano dialogano timori, paura del cambiamento e voglia di uscire da una zona comfort alla quale tanto caramente ci siamo legati durante il periodo.
A giugno mi sono fiondata in studio, “Il Cantiere Laboratorio Musicale”, e con il mio produttore artistico Luigi Russo, abbiamo finito di arrangiare e registrare Giallo Fiore perché volevo che il brano arrivasse lontano. Oggi mi porto a casa la gratificazione di un secondo posto ad un concorso nazionale dal taglio musical-letterario: il Premio Lunezia 2020.

Cosa vuoi portare al pubblico con questo singolo?

In poche parole Giallo Fiore vuole sensibilizzare ed allenare ad essere grati alle piccole cose, come una primavera vista sbocciare, anche se solo “dal balcone di casa”.
D’altronde Giallo Fiore è per me un impegno a parlare di argomenti tabù, tra i giovani in particolare: le fragilità, le insicurezze, i timori.

Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la musica?

La passione per la musica mi abita da sempre, ma solo da pochi anni, e in particolare in quest’ultimo, si è acceso dentro di me un fuoco che arde fortissimo e che mi spinge a camminare nella direzione che desidero, e fa in modo che le cose belle accadano.
La motivazione è alla base di tutto, e posso dire con certezza che quella non te la regala o insegna nessuno, ma è qualcosa che arriva quando inizi a farti le domande giuste.
Quando ero piccola mi piaceva anche ballare, mi chiudevo nel salotto di casa dei nonni e ballavo e cantavo per ore, non volevo che nessuno mi sentisse. La musica è sempre stata la “strategia di sopravvivenza” alla mia vita fragile.
Quando nel 2017 ho iniziato a lavorare con Luigi Russo, il mio attuale produttore artistico e primo sostenitore del mio progetto, tutto ha preso sempre più senso e forma. Fino ad oggi, in cui abbiamo un disco quasi pronto in mano e tanta voglia di farci ascoltare.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Dopo anni di formazione Gospel, di ascolti Soul e R’n’B ho iniziato ad apprezzare veramente, e non per senso di dovere, la musica italiana. Ci sono molti artisti validi soprattutto se si è bravi a scovare quelli più di nicchia. Comunque se parliamo di artisti di riferimento preferisco citare quelli che hanno fatto la storia e che mi ispirano da sempre: Pino Daniele, Lucio Dalla, Lucio Battisti.
Molto presenti nei miei ascolti anche Tiziano Ferro e Giorgia.
Oggi nelle mie playlist: Bungaro per la grazia, Serena Brancale per il soul, Bugo e Pacifico per il modo di scrivere.

Come vedi la musica in questo contesto socio culturale?

Non nego di sentire il mio lavoro minacciato da questa emergenza sanitaria che purtroppo impedisce il normale svolgimento degli eventi e infierisce su chi investe sulla musica e sullo spettacolo. Personalmente, nonostante i pochi concerti, sono concentrata su tutta quella parte produttivo-artistica per la quale altrimenti c’è sempre poco tempo.
Spero che questo periodo ci serva per ristabilire alcuni equilibri e priorità, di contro mi rendo conto che non può durare a lungo per chi lavora con la musica. Spero che il mondo si rialzi presto, con più consapevolezza.

Civins