Intervista – Domande “sComode” a Desperado Rain

Desperado Rain, all’anagrafe Idriss Hannour, è un rapper e scrittore italo-marocchino. Dallo scorso ottobre è disponibile il suo singolo “Babylon Rosso Fuego”, che ha anticipato il suo nuovo album “Le Avventure di Victor Sugo” uscito in questi giorni per la label Atelier71. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui in questa intervista.

-Come e perché nasce il singolo “Babylon Rosso Fuego”?

“Babylon Rosso Fuego” è nato, come la maggior parte delle mie canzoni passate, senza pensarci molto: quando mi sento ispirato, lascio semplicemente uscire tutto quello che il mio corpo e la mia mente vogliono comunicare in quel momento. Ero a casa del producer Memo ed appena è partito il beat sono completamente impazzito. Il brano parla del mio rapporto con la City di notte, che quasi mi ricarica se la sfrutto nel modo giusto. Quando perdo la bussola, a volte mi aiuta girare per le vie deserte per ritrovare la concentrazione.

-Cosa speri di portare al pubblico con l’uscita del brano?

Con il brano e con l’album appena uscito, spero di trasmettere le stesse emozioni di sempre, ma ad un pubblico più ampio. Chi inizia ad ascoltarmi, spesso e volentieri si affeziona e resta, ora mmi piacerebbe ottenere questo su larga scala.

-Da dove deriva la tua passione per la musica?

Credo che la mia passione per la musica derivi dal fatto che in casa ci sono sempre stati mille dischi. I miei genitori hanno sempre ascoltato molta musica e per me è stato quasi automatico curiosare fra le varie collezioni che avevano.
Ho iniziato a scrivere molto presto, nei primi anni del 2000 quando si ascoltava il rap la voglia era quella di mettersi davanti allo specchio e cantare quasi in rima… Cosí, barra dopo barra, eccomi qua innamorato della musica ancora più di prima.

-Quale delle tue esperienze ti ha fatto crescere maggiormente?

Negli anni ho girato molto e in diversi luoghi senza mai trovare un punto fisso o qualcosa che mi motivasse a restare in quei posti. Con Milano invece è successo l’opposto, ma è stata una coincidenza di fattori che mi ha portato a dire – “Ok, se continuo ogni volta a ripartire da zero non arriverò da nessuna parte. Fermati e costruisci adesso”.
Questa città mi ha dato il coraggio e mi ha fatto conoscere le amicizie necessarie per portare alla luce questo album dopo anni di studio, di gavetta, di tentativi e di errori.

-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Senza esitare direi subito Isaiah Rashad, da quando l’ho scoperto nel 2014. È l’esatto esempio dell’artista che si prende i suoi tempi e che, ogni volta che pubblica un nuovo lavoro, torna sempre rinnovato ed evoluto. Ciò che invece rimane immutata è la sua capacità di far immedesimare chiunque nei suoi brani, grazie alla sua capacità di trasportare il pubblico nel racconto delle sue emozioni e delle sue esperienze personali.

-Quanto i social, secondo me, possono far crescere la musica oggi?

Non è così semplice rispondere. Sicuramente i social non fanno crescere niente se non un numero e basta (tra followers o like). I risultati dipendono dallo scopo e dal mindset di chi li usa: per chi sa dove vuole arrivare ed ha un buon piano i riscontri possono essere positivi, (penso a chi vende merch o a chi fa musica e vuole indirizzare tutti ai suoi canali) per chi invece non ha le idee molto chiare o non sa dove sta andando, forse il rischio è di trovarsi con tutti gli insights dei social piú alti, ma la cosa potrebbe solo fermarsi lì e non uscire fuori dalle piattaforme.

Civins