Intervista – Domande “sComode” a EmilyandMe

Emilya ndMe, alias di Lauretta Grechi Galeno, è un’artista Indie rock, Electro-Pop genovese. A maggio 2020 è uscito il suo primo album dal titolo “Thank you for your Complaints” che si compone di sette brani. L’ho intervistata per le pagine di AgorART.

Come nasce EmilyandMe?

Emilya ndme nasce dall’esigenza che maturai circa 2 anni fa di esprimermi come solista,
con un progetto personale attraverso il quale poter esser me stessa totalmente, senza
troppi compromessi. Realizzai di aver voglia di questo dopo aver scritto il primo singolo
“Snow” uscito a Gennaio 2019. Mi resi conto di aver composto qualcosa che viveva indipendentemente da me, con una propria personalità e che aveva il diritto di esser liberato all’esterno. E da “Snow” piano piano venne fuori tutto il disco.

Come nasce il tuo disco “Thank you for your Complaints”?

L’ho scritto circa in un anno, è nato dalla tematiche che più mi coinvolgono come quella
ambientale, dalle relazioni umane e dai miei ricordi. Ho voluto unire tutto questo alla necessità di ricerca sonoro che ho: senza dubbio il suono come entità a se stante mi ha guidata durante tutto il processo creativo.

Cosa vuoi portare al pubblico con questo disco?

Quello che sono, la musica che ascolto e quella che mi ha formata come musicista.
Spero riesca a tirar fuori le emozioni, quelle latenti che restano sotto alle abitudini
come ha fatto con me e, anche se non ne ho la pretesa, che possa sensibilizzare chi
ascolta alla presa di coscienza dei problemi ambientali oppure di quanto il linguaggio
“social” ci stia sfuggendo di mano prendendo il posto della comunicazione reale e spesso
della verità. Non credo sia possibile creare vere relazioni personali o professionali
nascondendosi sempre dietro ad uno schermo, prima o poi il castello è destinato a
collassare. Inoltre spero sia arrivato in Italia il momento di muoversi a livello musicale, di tornare indietro od andare oltre ai cliché musicali che negli ultimi anni ci vengono proposti come fossero legge e condizione esclusiva del fare musica “di successo”. Personalmente
ascolto pochissima musica italiana, ma lo farei volentieri se ci fossero realtà in grado di
smuovere un pò le acque, emozionarmi. Quella che ascolto spesso ha un’impronta internazionale in cui ritrovo molto di quello che faccio o che comunque mi rapisce.

Quale brano senti più tuo e perché?

Ce ne sono almeno due: Snow emotivamente è quello a cui più sono più legata, racconta di mia madre e di quando ci siamo dovute salutare ed è in ogni modo musicalmente quello che mi rappresenta di più. Sono molto legata anche ad Ain’t Planet B, da un punto di vista sonoro perché mi ha permesso di viaggiare nell’elettronica e sperimentare e poi la tematica ambientale che cerca di raccontare fa parte di ogni mia giornata, motivo che mi ha spinto a girarne il videoclip che uscirà entro la fine dell’anno.

Parlaci un po’ di te e della tua passione per la musica?

Sono nata così, con questa ossessione! È tutto naturale, fare musica è un’esigenza come
mangiare. Ho iniziato fin da molto piccola ad ascoltare qualunque cosa, la radio, i
dischi, le sigle tv. Poi ho iniziato a studiare la chitarra, lo studio del canto, metter su la
band e a far le prove nel garage. Le band poi si sono moltiplicate, così come i generi
musicali, i dischi comprati le collaborazioni e le idee.
E sono arrivata ad Emilya ndme

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Bjork, Sigur Ròs, Florence + the machine, Daughter, Metric, Portish head, FKA twigs,
Aurora e tanto della scena indipendente internazionale anche nostrana: Are you real? E
la realtà della Beautiful Losers, etichetta indipendente del veneziano di cui sono entrata
a far parte ultimamente e il cui lavoro stimo molto.

Come vedi la musica tra passato, un presente precario e un futuro incerto?

Non sarà semplice ma la forza degli artisti è da sempre quella di reinventarsi. Ciò che mi
dispiace, se da una parte denoto la calma e l’eleganza con cui gli artisti di tutti i settori
hanno accettato, forse per maggior sensibilità, questa situazione dispotica “covidiana”,
dall’altra mi lascia basita e offesa la superficialità e l’indifferenza elargita dal nostro
governo nei confronti di un settore che tra l’altro non definirei sacrificabile visto che di
soldi ne smuove parecchi.

Civins