Intervista – Domande “sComode” a FattoSano

Introdotto dal singolo “Buffet”, il 3 luglio è uscito il primo EP di FattoSano, “Il ballo del Grizzly”: in un’epoca in cui tutti si prendono fin troppo sul serio, il rap di FattoSano, a tempo di rima e di frasi ironiche, è come una cura contro le esagerazioni e le frivolezze di questo mondo. Ma avviciniamo a piccoli passi al rapper, in quest’intervista a FattoSano.

Come nasce il singolo “Buffet”?

Ciao Civins. Il singolo nasce dal campionamento di “Great balls of fire” di Jerry Lee Lewis. Avevo in mente un ritmo movimentato alla rock anni ’50, un po’ di puro swing, però non pienamente convinto. Grazie alla composizione e all’arrangiamento di Adriano Sette Vecchio il pezzo è mutato e appreso un mood tutto suo, un mix tra rock, punk e rap che fa venire voglia di pogare. Mix perfetto.

Come sei arrivato al tuo EP “Il ballo del Grizzly”?

Un lungo percorso. Per scrivere e comporre queste canzoni sono passati circa 2 anni abbondanti. Per noi che l’abbiamo vissuto è stato un lasso di tempo enorme, ma è stato necessario. Fossero uscite prima sicuramente non sarebbero le stesse canzoni e di conseguenza non “Il ballo del grizzly”. Dovevo imparare molto e devo ancora imparare molto sulla fase di produzione, ma l’EP mi sembra un buonissimo risultato.

Quale brano senti più tuo?

Ogni brano è un pezzo di me. Se devo però fare il perfettino, a pensarci, ottimo mix composizione e testo direi: “Italiano Loco Yankee”.

Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la musica?

In modo spontaneo e naturale. A quindici anni trovarsi a scrivere su di un foglio è una strana sensazione, a volte mi chiedevo “perché sto scrivendo? Bah…” e continuavo senza sosta a scrivere e scrivere pensieri. Poi attratto dalla rima, decisi di provarci, provare a scrivere in rima è una figata, perché se ti esce la rima giusta che quaglia sia di metrica, che di testo, sei la persona più felice del mondo. Mi piacque quella sensazione e decisi di incamminarmi su quel sentiero.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Riferimento musicale. Sono del 1992. Il primo album ascoltato dall’inizio alla fine: “Domani Smetto” degli Articolo 31, da lì fu amore, iniziai ad ascoltare tutti i vecchi album. Poi l’adolescenza l’ho passata tra Eminem, Fabri Fibra, Caparezza, Marracash, questi i principali. Da più piccolo, tra i cd di mio padre trovai Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Guccini, Bob Marley, Bob Dylan. Tutta brava gente insomma (ride).

Come vedi la musica in questo contesto socio culturale?

La musica muta, si evolve insieme all’uomo, quindi rispecchierà sempre il contesto socio culturale in cui si troverà. Sarà positivo o negativo? La storia insegna: se i padri odiavano il jazz ai figli piaceva il jazz, se ai padri non piaceva il rock i figli amano il rock e così via con tutti gli altri generi che si sono imposti a gomitate nel panorama musicale. Andrà tutto bene, tranquilli.

Civins