Intervista – Domande “sComode” a Giallo

Dallo scorso aprile è disponibile in rotazione radiofonica e sulle piattaforme digitali, “Minerva”, il nuovo singolo di Giallo, classe 1998, nato a Brescia, per vivere in seguito a Ivrea e poi a Londra negli anni degli studi universitari, intanto studia pianoforte e canto. Ma conosciamo meglio nell’intervista rilasciata per AgorART.

-Come nasce il tuo nuovo brano “Minerva”?

Beh devo dire che il brano Minerva ha avuto tempo di nascere, crescere e cambiare. Il testo l’ho scritto tra l’inverno e la primavera del 2019. Era un periodo particolare. D’inverno mi capita di avere quei momenti in cui navigo tra i pensieri. Classico dei meteoropatici. E a Londra di inverno i pensieri macinavano parecchio. Scrivere quel testo è stato un po’ uno sfogo, un flusso. Infatti è nato inizialmente come una dedica a Minerva, l’arte e la musica. Alla quale poi si sono sovrapposte le storie mie e delle persone che mi erano attorno. Un testo molto immaginario, che mi riporta indietro. Poi è stata ripresa in mano nel 2020 con Federico Sapia, e siamo arrivati al risultato finale.

-Perché Giallo come nome d’arte?

Giallo perché così mi chiamava Sofia, la mia sorellona a cui voglio un mare di bene. Lei che mi sa dare i consigli migliori. E che un giorno le ridarò il mondo. Giallo è diventato il mio colore preferito quando ero ragazzino. Ora no, mi piacciono tutti. Però mi ricordo che avevo una biciclettina gialla, per la quale andavo fierissimo. Perché era una bicicletta per bambini di dieci anni, ed io ne avevo sei. Allora la portavo nei fossi, ad imparare a fare le impennate. Mentre sognavo una moto, blu e gialla, come quella del Dottore. La numero 46. Come i paletti della ringhiera sul mio balcone. 46. Coincidenze? Io non credo.

-Quanto l’esperienza all’estero ti ha cambiato?

L’esperienza all’estero mi ha lasciato tanto. Sono sempre stato una persona con il viaggio nel sangue. Fin da quando mi sono spostato da Brescia, a sette anni, per andare a Torino. Londra però è qualcosa che veramente mi ha segnato. Tre anni, sono un settimo della mia vita finora. A Londra ho scritto tanta musica. Molte canzoni glie le ho dedicate, e spero un giorno di potergliele cantare davanti ad un pubblico. Mentre la salita degli Abbeys è uno scoglio, Londra sfila su un tappeto rosso. Tra le nuvole in cerca di caldo, ed i tetti che fumano bianco.

-Quale strumento “studiato” ti riesce meglio?

Penso che il canto sia quello che mi riesce più naturale. La voce è uno strumento potente, e mi piace scoprire nuove maniere per usarla. Ho studiato canto ad intermittenza, perché le lezioni spesso devo farmele amiche. Però l’ho praticato tantissimo. Poi c’è il pianoforte. Mi piace. Da profondità alla voce, alle parole. Le versioni più nude le faccio nascere sempre su pianoforte e voce (e chitarra ogni tanto). Quelle sono le versioni più sincere.

-Quando uscirà il disco? Puoi dirci qualcosa in più in proposito?

Il disco sarà composto dai miei primi cinque singoli, che pubblicherò fino all’estate 2021. È un EP. Un passaggio importante per me, che racconta la mia nascita artistica. Infatti i brani sono le prime quattro canzoni che ho scritto tra il 2018 e il 2019. Mentre l’altro l’ho scritto a misura per l’EP, un anno fa. Quest’ultimo uscirà a breve, molto breve.

-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Ho tanti artisti di riferimento. Sono un osservatore compulsivo, mi piace guardare altri artisti, e provare ad apprendere. Quest’ultimo mese ho ascoltato molto Bob Dylan. Ha dei testi favolosi. Però se devo identificare un artista che mi ha accompagnato tanto è Cremonini. La sua libertà creativa è rivoluzionaria. Lo ascolto da tantissimi anni e penso sia una delle mie più grandi ispirazioni. “Le sei e ventisei” live al Logico tour del 2014 è la mia performance dal vivo preferita. Da pelle d’oca.

-Quali sono i tuoi progetti futuri?

Progetti futuri, sicuramente tanta musica. Sto finendo la mia università a Londra in questi giorni. Poi si apre un mondo tutto nuovo, “dove la pace forse è guerra, dove chi pensa dorme poco” (era una citazione). Comunque il mio progetto è nei prossimi mesi di spostare la musica al centro totale dei miei piani. Non che non lo fosse già nella mia testa. Ma a livello di tempo ed energia ho dovuto adattarmi. Ho tanti progetti musicali nel cassetto, che hanno bisogno di trovare la strada giusta per uscire allo scoperto. C’è tempo, non ho fretta. C’è tempo sì, ma non ho pazienza.

Civins