Intervista – Domande “sComode” a Holy 420

Andrea Leo, in arte Holy 420, è un rapper classe ’99, cresciuto nelle periferie di Torino. Da venerdì 30 aprile è in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali il suo nuovo singolo “Scooter” e vi proponiamo l’intervista che Holy 420 ha rilasciato per AgorArt.

-Come è nato il tuo nuovo brano “Scooter”?

“Scooter” è nata da un fatto realmente accaduto, un brutto incidente nel 2016 su un motorino. Eravamo io ed un mio amico. Siamo stati travolti da una macchina nel mezzo di un incrocio. Solo da quel momento ho capito quanto fosse importante viversi ogni singolo attimo della vita. Questa è la storia che c’è dietro la traccia in questione.

-Da dove deriva il tuo nome Holy 420?

“Holy” che tradotto significa “santo” è il punto attorno al quale vorrei fare forza. Un angelo silenzioso, che fa parlare la musica e non parla a vanvera, una figura sincera e leale.
Il 420 è il peso di quando sono nato, 4 kili e 20 di pargoletto.

Uscire da un incidente non è mai semplice, cosa ti ha lasciato questa brutta esperienza?

Mi ha lasciato tanto, sembra scontato ma anche solo dire “Ti voglio bene” ad una persona cara è importante quanto difficile. Ma diciamolo, diciamo tutto a tutti, senza rimpianti.
Un giorno potremmo non esserci più, senza volerlo, per una distrazione o un imprevisto. E non ce lo perdoneremo mai.

-Le periferie di Torino sono state la culla del rap old school, credi che le nuove generazioni risentano di questo?

Penso che ne risentano parecchio, qua a Torino secondo me la mentalità è molto limitata appunto da un passato underground. Bisognerebbe cercare di adeguarci ai tempi che corrono e supportare la musica in generale non solo un determinato tipo di musica.

-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

I miei artisti di riferimento sono: Mecna, Coco, Colt3ein, XXX Tentacion e molti altri sul genere Chill/Sad.

-Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Sbatti” e “Scooter” sono estratti da un progetto più grande e completo che sarà fuori a giugno. Posso solo dirvi che mi sono messo a nudo all’interno di esso.

Civins