Intervista – Domande “sComode” a Il Befolko

Il cantautore napoletano “Il Befolko”, in questo mese di marzo 2021 in streaming con il suo nuovo singolo “Almeno pe’ stasera”, dopo le uscite “Riesta n’atu ppoco” (20 novembre 2020) e “‘O muorto” (15 gennaio 2021), tutti brani parte del suo secondo album “Puoi rimanere appannato?” in uscita nella primavera 2021 e intanto abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui in questa intervista rilasciata per AgorART.

-Come nasce il tuo nuovo brano “Almeno pe’ stasera”?

Questa canzone nacque nel gennaio 2017, uscivo da una relazione che mi aveva molto addolorato. Mi capitò di conoscere una nuova persona, eravamo entrambi abbastanza sofferenti e spaventati ma al contempo non volevo rinunciare a quell’esperienza e soprattutto non volevo guardare troppo avanti, fare piani. Ne nacque dunque una canzone che prova a riflettere sull’importanza di vivere ogni singolo attimo pienamente, a fondo, senza lasciarsi condizionare dal futuro, dalle preoccupazioni, dal pensare a quello che sarà. Un po’ il pensiero che era del poeta latino Orazio, perfettamente sintetizzato dalla sua espressione carpe diem.

-So che uscirà un disco, puoi parlarcene?

Nella primavera 2021 uscirà il mio terzo album dal nome “Puoi rimanere appannato?”, sarà rilasciato per la label campana Dischi Rurali che ha deciso di accompagnarmi in questa avventura. Contiene nove tracce che riflettono sui modi di vivere e che provano a delineare vari percorsi che consentano un giusto mezzo tra inazione e dolore e che permettano di superare l’appannamento interiore: la rinuncia, l’ascesi, l’hic et nunc, i paradisi artificiali, i ricordi, la speranza. Tutti ugualmente validi, strade alternative. Musicalmente è un album che ripercorre in vario modo la musica sviluppatasi nel corso degli anni ’70; alla base c’è una forte impronta folk, che però si arricchisce di parecchie contaminazioni che pescano qui e lì in giro per il mondo. I brani sono
tutti cantati in napoletano.

-Quando nasce la tua passione per la musica?

La mia passione per la musica nasce prestissimo, verso i cinque anni. Inizia però dalle percussioni, che considero tuttora il mio primo strumento. Negli anni del liceo conobbi le persone giuste, mettemmo su un gruppettino e a sedici anni mi esibii per la prima volta. L’anno dopo acquistai per caso, cioè al buio, un paio di dischi di cui mi innamorai perdutamente e che di fatto mi avrebbero cambiato la vita e spinto verso la chitarra acustica: “The sound of silence” dei Simon & Garfunkel e Tea for the tillerman di Cat Stevens. Scrivo canzoni con una certa continuità dal 2011 e mi esibisco dal 2013. Se mi guardo alle spalle sono abbastanza felice di quel poco che ho costruito, la musica mi ha permesso prima di tutto di avvicinarmi maggiormente ad altre persone.

-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Fin dai diciassette anni sono particolarmente legato a tutta una sfilza di cantautori statunitensi, candesi e britannici emersi nel corso degli anni settanta. Tra i principali nominerei Jim Croce, Gordon Lightfoot, Don McLean, Cat Stevens, Nick Drake, James Taylor. Da loro non solo riprendo in qualche modo la componente musicale ma in un certo senso anche la poetica, la malinconia, la semplicità, il volersi raccontare senza barriere, senza filtri. Poi adoro la musica etnica, africana, sudamericana, indiana.

-Quali sono i tuoi progetti futuri?

Davvero difficile dirlo, l’anno che abbiamo vissuto ha sconvolto tutto e non so sinceramente prevedere il futuro. Intanto aspetto l’uscita del disco, spero venga accolto con entusiasmo come è stato per i singoli apparsi finora. Mi piacerebbe poterlo suonare live, almeno una volta, almeno per una sera! Se ancora avrò la voglia e la forza di esibirmi proverò a mettere su un tour ma scommettere sulla musica sarà adesso ancora più rischioso ed impegnativo di prima! Devo per prima cosa ritrovare nuovo coraggio, nuovi equilibri e una rinnovata serenità personale. Esibirmi mi è sempre piaciuto tanto, difficilmente resterò lontano da un palco anche se adesso l’idea di esibirmi mi terrorizza.

Civins