Intervista – Domande “sComode” a Indigo

Indigo è il progetto musicale di un cantautore emergente indipendente di Torino (anche se nato e cresciuto in Sicilia fino all’età 18 anni). La sua musica è un misto tra indie, pop e hip hop /nusoul e il 3 luglio è uscito il suo nuovo singolo dal titolo “Stiamo bene”. L’ho intervistato per AgorArt perché ci parlasse di questo progetto musicale.

Come nasce il singolo Stiamo bene?

Per me la musica è un mezzo di espressione e di elaborazione di ciò che ho vissuto, per questo in tutti i miei brani c’è sempre una forte componente autobiografica. L’ultimo anno per me è stato molto complesso e mi sono ritrovato a dover lasciare andare una serie di persone molto importanti della mia vita. “Stiamo bene” parla con spirito sarcastico proprio di uno di questi saluti e di come adesso, guardandomi indietro, restino soltanto i ricordi di ciò che è stato, nel bene o nel male. A volte le cose che ci accadono nella vita hanno un sapore dolceamaro, ed è proprio questo il caso.

Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la musica?

Ho sempre avuto un rapporto stretto con la musica, sin da piccolo. Nonostante la mia non sia una famiglia di artisti in senso stretto, il senso della creatività e della musicalità è sempre stato presente. Ricordo le mie nonne cantare per farmi addormentare da bambino, o anche mia madre fischiettare una canzone mentre era ai fornelli. Ricordo anche che una volta andai in soffitta e trovai una chitarra a 12 corde e scoprii che era di mio padre, e qualche anno più tardi imparai a suonarla.
Sono sempre stato immerso nella musica e così è stato molto spontaneo per me farne una parte essenziale della mia quotidianità. E’ vero, ho iniziato ad avere un percorso organico di formazione musicale vera e propria mentre frequentavo l’università, ma fino ad allora ho studiato moltissimo da autodidatta ed è stata per me una fase essenziale per entrare in contatto intimo con il mondo della musica.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Premettendo che sono cresciuto a pane e cantautori (avrò letteralmente consumato i CD di Guccini e di De André), ci tengo a dire che sono un grande sostenitore della musica contemporanea, quella di qualità ovviamente.
Nel panorama internazionale uno degli artisti che ammiro di più è sicuramente Jon Bellion, cantante (ex rapper), songwriter e produttore statunitense di 30 anni in grado di mescolare in modo eccellente il pop con il groove tipico dell’hip hop e dell’R&B.
Ma per essere sincero guardo anche tantissimo (se non soprattutto) al panorama italiano. A dispetto di tutto il mainstream nazionale di questi anni, che tende sempre ad essere a mio avviso un po’ troppo appiattito, in Italia abbiamo artisti di grande levatura.
Serena Brancale è stata per me sicuramente punto di svolta nel mio approccio alla musica: ho avuto modo di conoscerla in un workshop ed è stata in grado di aprirmi gli occhi sul concetto di ricerca armonica e ritmica. Levante è una di quelle a cui guardo per ciò che riguarda l’espressività e la ricerca linguistica, è capace di entrarti dentro coi gomiti e questa cosa la adoro. Ultimo ma non ultimo tengo a tirare dentro anche Frah Quintale, dai cui provo sempre a cogliere il senso di essenzialità.

Ci sarà un album a seguito di questo singolo?

Indigo ha visto la luce da relativamente poco, all’incirca un annetto scarso, ed in questi mesi ho iniziato a tirar fuori ciò che avevo dentro e a raffinarlo per iniziare a battere un sentiero. Capisco che il mio percorso si sta delineando e man mano che scrivo trovo sempre più coerenza tra la forma e lo stile che uso e ciò che provo e voglio comunicare.
Far nascere un disco è un processo molto lungo e sto già raccogliendo le idee e continuando a scrivere per tirar fuori il mio primo EP, che spero possa essere rilasciato nel 2021. Nel frattempo ho intenzione di far uscire ancora qualcosa.

Come vedi la musica in questo contesto socio culturale?

Questa è una domanda complessa perché il music business è diventato negli anni qualcosa di così vasto tale da assolvere a svariate funzioni. Per questo motivo voglio riferirmi a quella fetta di musica legata ancora in modo profondo alla parte creativa e soprattutto espressiva dell’artista, quella parte di musica che nasce fondamentalmente dall’urgenza comunicativa di chi la produce, dal bisogno necessario di far passare uno specifico messaggio attraverso una narrazione o una descrizione. Credo che la musica (o per lo meno questo tipo) possa essere attualmente un fortissimo strumento di confronto e di riflessione, soprattutto grazie alla facilità di fruizione che più o meno tutti ne abbiamo. Tutti siamo nelle condizioni di ascoltare con estrema facilità musica proveniente da ogni parte del mondo e contesto culturale e questo può fondamentalmente, sia per un ascoltatore attivo che per un ascoltatore passivo, fornire grandi strumenti di crescita e di espansione personale: ascoltare e comprendere la narrazione degli altri può essere uno strumento fondamentale per essere più uniti in quella che è la condizione umana.

Civins