Intervista – Domande “sComode” a Joe Barbieri

Joe Barbieri è tornato con il suo album più autobiografico, “Tratto Da Una Storia Vera”, in cui il fil rouge dei brani è che tutti, in qualche modo, fioriscono dal vissuto più personale del cantautore napoletano. Qui, per AgorArt l’intervista rilasciata da Joe Barbieri.

-“Tratto da una storia vera” dei tuoi lavori è l’album più autobiografico, cosa ti spinto a realizzarlo?

Semplicemente le canzoni. Si son presentate alla mia porta, ed ho capito che era il momento di metter loro il vestito buono e di regalarle alla gente.
In questo tempo sospeso, nel quale abbiamo quasi tutti necessariamente rallentato e riacciuffato lo spazio per un tempo più intimo e denso io ho avuto l’opportunità di dedicarmi alla creatività ed allo studio come non mi capitava da un po’. Il risultato è stato un disco estremamente aperto, un racconto più personale… come una sorta di confessione. Il prossimo anno saranno trent’anni di carriera, e questo album credo rifletta anche questo mio momento, nel quale osservo tutta la strada fatta fino ad ora e mi scopro felice per ogni passo, per questa “storia vera”, appunto.

-Il 16 aprile l’uscita europea e il 22 nel Sol Levante, come mai la scelta del Giappone?

Non sono io ad averlo scelto, è stato lui a scegliere me. Da oltre un decennio la mia musica viene pubblicata lì, e viene accolta con curiosità ogni volta. In diverse occasioni mi è capitato di suonare in quello splendido Paese e devo dire che sempre ho percepito con chiarezza l’affettuoso rispetto e l’attenzione profonda che mettono nell’ascoltare la mia musica. Spero vivamente di poter presto riabbracciare quel popolo che molto amo.

-Come è stato registrare quest’album con tanti collaborazioni in questo periodo di pandemia?

È stato bellissimo. La voglia di offrirsi dei musicisti non si è mai affievolita, semmai – in questo anno di sofferenza – si amplificata, si è intensificata. La disponibilità di chi ha suonato in questo album è stata totale, e per questo ancora una volta ringrazio ciascuno di loro. Aggiungerei anche che produrre un disco così ricco e partecipato è stato per certi versi un volersi fare beffe di tutta questa lontananza e del silenzio al quale questa pandemia avrebbe voluto ridurci. È un po’ come dire “tu vuoi allontanarci e noi ci stringiamo ancor più vicini”.

Se dovessi realizzare un prossimo tributo, su chi cadrebbe la scelta?

Non saprei, adoro il tango (lo ballo anche un po’, ma molto male). Potrebbe essere un giorno un tema che mi piacerebbe sviscerare.

Cosa ti aspetti da questo album? E cosa speri per i tuoi futuri progetti?

Desidero portarlo dal vivo, incontrare la gente, suonare per loro, dir loro “grazie”. Oltre questo non so e non voglio guardare. Voglio pensare ad un futuro prossimo pieno di “mi sei mancato, ma che bello adesso averti qui”.

Civins