Intervista – Domande “sComode” a Kiol

Kiol è in radio e in digitale con il singolo “Ciao”, un brano fa parte di “Techno Drug Store” (Join Records), il suo album di debutto uscito in digitale il 23 ottobre scorso. Un cantautore italiano che, nonostante la giovane età, ha trovato la sua dimensione artistica in Europa con all’attivo 150 date in giro per il continente. Proviamo a conoscerlo meglio in quest’intervista rilasciata per AgorART.

Come nasce il tuo nuovo brano “Ciao”?

Ciao è una canzone che parla di andare avanti, di avere il sangue freddo per lasciare qualcosa per trovare qualcosa di più, rischiando. Questa immagine viene metaforizzata nella canzone tramite il salutarsi di due amanti che, per un motivo o per un altro, sono costretti a lasciare il proprio amore alle spalle. Essendo spesso in tour, movendomi spesso di città in città e non avendo avuto una “residenza” per molto tempo ho dovuto affrontare situazioni del genere, come molti miei coetanei che per studio o lavoro sono costretti ad abbandonare le relazioni create in un posto per spostarsi in un altro, andando avanti.

Puoi parlarci del tuo album “Techno Drug Store”?

L’album “Techno Drug Store” che contiene il singolo, non è nato come tale, ma più come una selezione delle canzoni che più mi piacevano. Il titolo dell’album viene dall’omonima canzone, la traccia numero 5. Oltre a essere un titolo che mi piace molto, l’ho scelto perché rappresenta benissimo l’eterogeneità dell’album. Techno Drug Store per me è il mondo in cui viviamo oggi, un mondo pieno di possibilità che, grazie alle tecnologie, lascia quasi l’imbarazzo della scelta e rende più difficile per noi giovani “scegliere” quale strada percorrere nella vita; una via che un tempo poteva sembrare sicura e retta oggi non darebbe le stesse sicurezze a chi la intraprende. Ecco perché “Drug Store”, un gigantesco supermercato che offre talmente tante scelte che, se non hai le idee chiare, rischia di farti perdere la strada. Techno invece, non rappresenta un genere musicale, ma il fatto che siamo sempre più legati a vivere la nostra vita tramite la tecnologia (smart working, registrare un album su un computer, laurearsi in una università di londinese vivendo a Torino ecc..). In sintesi l’album parla di amore, gioia e solitudine, vissute da un ventenne
nel 2020.

Parlaci un po’ di te, della tua passione per la musica.

Kiol è semplicemente un ragazzo di Torino che ama la musica, raccontare storie, godere di ogni piacere di questa vita e viverla nel modo più positivo possibile  La mia passione per la musica nasce quando ero davvero piccolo. Avevo un amico un po’ più grande di me che suonava la batteria. Un giorno andai a casa sua e me la fece provare. Il giorno dopo costruivo sul letto di camera mia una batteria usando le custodie delle videocassette su cui sbattevo con forza dei mestoli di legno. Rotte tutte le cassette, mio padre fu costretto a prendermi una batteria muta. Da lì iniziò tutto; le prime band, i primi contest, le prime registrazioni, imparare a suonare altri strumenti, a cantare, e infine, a scrivere le mie canzoni.

Hai aperto i concerti di molte nomi internazionali della musica, com’è stato condividere il palco loro?

Ho avuto la fortuna di essere opening act di artisti molto importanti, quali Natalie Imbruglia, Jack Savoretti, Negrita, Placebo, Patty Smith, Joan Baez, Eros Ramazzotti. Grazie a loro ho suonato su palchi che non avrei neanche mai sognato di vedere (Olympia di Parigi, 02 Academy Sheperd’s Bush a Londra…). Non immaginavo di poter addirittura stringere amicizie, come è successo con alcuni di loro, ma la cosa più importante che ho imparato da questi “Big” della musica è quanto
questo sia un lavoro che necessita una solidità impressionante, e soprattutto quanto lavoro duro ci sia dietro la facciata della Rockstar. La passione per la musica è la cosa principale, la cosa per cui ogni artista inizia la sua carriera, ma per rendere quest’ultima di successo, dietro ci sta un lavoro enorme non solo dell’artista, ma anche di tutte le persone fidate con cui scegli di percorrere la tua strada.

Quale di quegli artisti ti ha dato di più e perché? E con chi ti piacerebbe collaborare?

Devo dire che uno dei “Big” con cui ho condiviso il palco e che mi è rimasto davvero a cuore è Joan Baez. Aveva attorno a sé un’aurea magica, parlava con gli occhi e con le espressioni. Ha guardato tutto il mio show da dietro le quinte, che non è scontato, perché di solito quando vanno in scena gli opening act, gli headliner sono in camerino a prepararsi. Lei invece è rimasta e finito il concerto mi ha abbracciato forte. Non lo dimenticherò mai. Anche Natalie Imbruglia è stata una fantastica compagna di tour, lei e la sua band; mi invitavano sempre a bere con loro dopo il concerto e ho
passato un sacco di bellissime serate musicali con tutti loro!
Degli artisti con cui ho suonato devo dire mi piacerebbe collaborare con Tom Speight e Jack Savoretti. Invece altri artisti con cui mi piacerebbe collaborare sono Angus Stone, Villagers, Chet Faker e Damon Albarn.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Concerti? Appena si potrà partirò con la mia chitarra e mangerò più palchi possibile suonando il mio nuovo album. Ora sto già lavorando ad un nuovo disco, ad un cortometraggio e ho appena iniziato una bellissima collaborazione con un produttore torinese che si chiama Mariatti. Il 2021 sarà decisamente un anno ricco di sorpresine musicali, quindi rimanete aggiornati 😉

Civins