Esce oggi, 4 dicembre 2020, il primo album di Kublai dall’omonimo titolo “Kublai”, un nuovo capitolo del progetto solista di Teo Manzo in collaborazione con Filippo Slaviero, e che segue il singolo pubblicato a settembre, “Orfano e Creatore”. Di seguito l’intervista rilasciata da Kublai per AgorART.
–Come nasce Kublai?
Kublai è nato qualche anno fa, quando ho iniziato a scrivere alcune nuove canzoni con Filippo Slaviero. Ho sempre scritto musica da solo, e il farlo con qualcun altro ha prodotto risultati che mi hanno subito convinto a volerne fare un nuovo progetto.
–Parlaci del tuo primo disco “Kublai”?
“Kublai” è un album fondativo, una genesi. Il suono è frizzante e magmatico, di un qualcosa che si sta formando. La storia che contiene è piuttosto semplice: due amici si incontrano e passano insieme una notte intera; le canzoni non sono altro che la trascrizione dei loro dialoghi e dei sentimenti che li corredano.
–Cosa vuoi portare al pubblico con questo disco?
L’idea che è possibile emozionare il pubblico anche senza assecondarne e consolarne la mediocrità; senza cioè abusare dei piccoli sentimenti, come l’autenticità o l’autocommiserazione. La finzione, l’inganno, lo spavento sono strumenti molto più potenti, e di gran lunga più interessanti, in campo artistico.
–Come vedi la musica in questo contesto socio-culturale?
Vedo molto intrattenimento e molta roba vecchia. Dischi di qualche anno fa invecchiati peggio di quelli di 50 anni fa. Ma ciò potrebbe essere dovuto a un inganno prospettico, o al fatto, pur vero, che ho gusti molto difficili. Quindi ciò che dico conta fino a un certo punto.
Civins