Intervista – Domande “sComode” a La Monarchia

Il 7 maggio è uscito in radio e su tutte le piattaforme digitali, “Ossa”, nuovo singolo de La Monarchia, la band composta da Giulio Barlucchi (cantante), Matteo Frullano (chitarre e synth), Lorenzo “Lollo” Falorni (chitarre), Gianmatteo “Gianma” Nasca (basso) e Lapo Nencini (batteria). E vi proponiamo l’intervista che hanno rilasciato per AgorArt.

Come nasce il vostro singolo “Ossa”?

Ossa è nata per un esigenza che avevamo dentro: quella di raccontare il nostro rapporto (a volte conflittuale) con la provincia dove siamo nati e cresciuti. Il paese dove viviamo è esattamente a metà fra Siena e Firenze. Un paese di passaggio che non è ne grande ne piccolo e in questa via di mezzo, abbiamo vissuto con le nostre aspirazioni e i nostri sogni, spesso costretti in un cassetto per le poche possibilità che esso offre. Un rapporto di amore e odio verso una vita monotona ma anche accogliente, che la provincia offre. Questo brano ha avuto un periodo lungo di gestazione ed è arrivato a quello che è oggi grazie a un percorso interiore che ognuno di noi ha fatto. Abbiamo viaggiato molto e abbiamo vissuto e sperimentato cosa volesse dire vivere in una grande città con tutte le sue occasioni e le grandi prospettive che una metropoli può dare. E proprio questo viaggio ha fatto si che imparassimo anche ad apprezzare quello che avevamo lasciato a casa. La dimensione del viaggio aiuta a capire e mettere dei punti fermi nella vita. Ossa parla di un cambiamento necessario affinché tutto resti come prima. Lo si potrebbe anche trasportare in un rapporto tra due innamorati che hanno bisogno di un cambiamento per potersi amare come prima.

Cosa vi ha spinto a chiamare la band “La Monarchia”?

Venivamo da un periodo in cui quasi tutti i gruppi avevano nomi in inglese e noi cercavamo qualcosa che avesse potuto essere di impatto e facesse trasparire l’utilizzo della nostra lingua madre a chi lo avesse sentito per la prima volta. Durante gli studi Giulio (cantante del gruppo) è incappato nel trattato di Dante intitolato “De Monarchia” ed è stato immediatamente attratto dal forte impatto che la parola aveva. La Monarchia si porta dietro una accezione particolare, spesso negativa, e ci è sembrata da subito il giusto mix tra semplicità e “fascino decadente”. Abbiamo capito che la parola poteva essere un veicolo per suscitare stupore nelle persone. Ma quello che vogliamo davvero trasmettere con il nome La Monarchia non è qualcosa di politico ma una nobiltà d’animo che ci piace far trasparire dai nostri pezzi e con la nostra musica. Vogliamo che chi ci ascolta si senta parte del nostro gruppo, uno di noi.

Parlateci un po’ di voi, come nasce la vostra passione per la musica?

Tutti noi siamo cresciuti tra sala prove e centri culturali. Il nostro fare musica inedita e avere gruppi stabili con un progetto ambizioso è sempre stata un esigenza. Crescendo in una piccola realtà come la Vald’elsa (Toscana) era inevitabile che ci saremmo incontrati. Da una sala prova condivisa e una suonata tra amici siamo venuti in contatto con tutti i membri che ora compongono La Monarchia.
Siamo sempre stati una band da sala prove e concerti a non finire, perciò suonando e risuonando abbiamo concretizzato quello che da prima era solo un idea giovanile in una vera e propria passione. Abbiamo fatto sacrifici, sudato e preso anche qualche batosta, ma ancora siamo qui e non ci siamo stancati di suonare: credo che dica tutto.

Quali sono i vostri artisti di riferimento?

Essendo cresciuti tutti noi negli anni ‘90, siamo stati a contatto nella nostra adolescenza con tutti quei gruppi che avevano i volumi delle chitarre distorte “a palla”. Gruppi che masticavano sale
prove e live come pane quotidiano. Ci hanno ispirato molto band come i Radiohead, gli Oasis, i Blur e i Coldplay, per poi passare sul versante americano come i Weezer e gli Smashing Pumpkins.
Adesso ci stiamo affacciando a un panorama un po’ più pop ascoltando band come i The 1975 senza però scordarci da dove veniamo e con quale musica siamo cresciuti: vogliamo che queste influenze 90 siano presenti nei nostri brani e crediamo di esserci riusciti.

Come vedete la scena Alternative pop in Italia?

In Italia negli ultimi anni abbiamo visto emergere molti artisti che hanno portato un sound più fresco e inevitabilmente sono arrivati diretti a un pubblico più giovane. Noi, cerchiamo di inserirci in questo contesto musicale già avviato con qualcosa di nuovo. Un sound con più chitarre e una melodia vocale diretta e senza mezzi termini. Speriamo di lasciare qualcosa di nostro nella storia musicale italiana.

Civins