Intervista – Domande “sComode” a Le rose e il deserto

Le rose e il deserto è il progetto solista di Luca Cassano, cantautore classe 1985, calabrese di nascita, milanese per professione. Come un Tuareg, Luca osserva le dune metropolitane alla ricerca delle poesie che spontaneamente affiorano dalle sabbie della sua immaginazione. Una parte di queste visioni desertiche è confluita nell’EP “Io non sono sabbia” uscita per PFMusic il 19 Giugno 2020.

Le cinque canzoni che compongono “Io non sono sabbia” uniscono una ricerca per il testo marcatamente cantautorale ad arrangiamenti dalle influenze pop ed elettroniche nati dalla collaborazione con le Manifatture Morselli Recording di Modena, dove l’EP è stato arrangiato e registrato. Di seguito vi proponiamo l’intervista all’artista.

Come nasce l’EP “Io non sono Sabbia”?

L’idea di fare un EP e cominciare finalmente a far ascoltare la mia musica è nata durante l’estate 2019. Avevo già tante canzoni pronte e avevo già fatto parecchi live ed aperture importanti, ma mi mancava lo slancio per produrre davvero qualcosa da pubblicare. Poi, durante la scorsa estate appunto, ho scritto “Sabbia” (la canzone che apre l’EP) e dal campeggio in cui ero in vacanza ne ho fatto una registrazione ukulele e voce col telefono. Ho mandato la registrazione a Stefano Morselli delle Manifatture MorselliRecording di Modena (la persona che ha arrangiato, prodotto e registrato l’EP) dicendogli: “Vorrei che questa canzone suonasse un po’ cantautorale ma anche un po’ elettro-pop”. Dopo due giorni, Stefano mi aveva già mandato quella che sarebbe stata la versione praticamente definitiva di “Sabbia”. Sullo slancio di questa prima produzione, durante l’autunno abbiamo scelto altre quattro canzoni da arrangiare sulla stessa linea stilistica e a dicembre abbiamo registrato il tutto. Io non sono sabbia è fatto di cinque canzoni che parlano di me e delle cose che mi toccano nel profondo.

Qual è il brano a cui sei maggiormente legato e perché?

Oddio, questa è una domanda difficilissima… Se proprio devo scegliere una canzone delle cinque che compongono “Io non sono sabbia” allora dico “Un terzo”: è la prima canzone che Le rose e il deserto hanno scritto, la prima canzone che suono ad ogni live. Diciamo che è per me una sorta di canzone-talismano.

Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la musica?

Da ragazzino ho studiato chitarra classica e pianoforte, ma poi ho abbandonato la musica suonata per vent’anni. Quando nel 2014 ho comprato una nuova chitarra ho dovuto iniziare tutto da capo. Ho ri-iniziato a suonare per gioco e come forma di auto-aiuto in un periodo di grandi cambiamenti nella mia vita. Con il mio coinquilino di allora ci facevamo chiamare “Citofonare Colombo” e ci esibivamo nei locali milanesi portando in giro uno spettacolo fatto cover e risate con i nostri amici. Nelfrattempo però non avevo mai smesso di scrivere, piccole poesie prima e poi anche testi più strutturati. Iniziavo ad avere voglia di cimentarmi con la stesura di una canzone vera e propria. Le rose e il deserto nascono nel Luglio 2018 dal desiderio di dar vita ad un progetto musicale tutto mio, con cui poter portare in giro le canzoni che nel frattempo erano nate senza dover scendere a compromessi.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Ascolto tanti cantautori italiani, primo fra tutti l’infinito principe Francesco De Gregori, ma consiglio a tutti i lettori di ascoltare Emanuele Galoni, un artista di classe cristallina, oltre che una persona splendida. Adoro anche Giorgio Canali: farei di tutto per aprire un suo concerto. Da ragazzo ho ascoltato tantissimo combat-folk: i Modena City Ramblers, la Bandabardò, la Casa del vento, e questi ascolti ritornano in alcune mie canzoni più arrabbiate. E poi world music: bossa nova e fado soprattutto.

Come vedi la musica in questo contesto socio culturale?

La dimensione live è un disastro per tutti da tutti i punti di vista: i grandissimi suonano in posti pazzeschi per sole mille persone; i “normali” devono “arrabattarsi” per trovare qualche data e gli esordienti come me….semplicemente devono armarsi di tantissima pazienza ed aspettare. Per quanto riguarda le produzioni: al netto della troppo facile critica all’indie-pop attuale, troppo stereotipato e banale, penso che ci siano nel sottobosco tanti autori molto bravi che aspettano solo di essere scoperti dal grande pubblico, o che del grande pubblico, semplicemente, se ne fregano.

Civins