È disponibile in radio e in digitale “Yin e Yang”, il nuovo album di Leonardo Monteiro, cantante romano che inizia il suo percorso artistico come ballerino per avvicinarsi al canto. In quest’intervista per AgorART parliamo con lui della sua musica e del suo progetto professionale.
–Come nasce il tuo disco “Yin e Yang”?
“Yin e Yang” è un viaggio spirituale tra i miei ricordi personali, un viaggio d’amore, di delusione, di soddisfazione, di rabbia, di gloria. È un viaggio intimo, che ho affrontato in questi tempi difficili. Tutte queste emozioni diverse e contrastanti mi hanno guidato nella ricerca di armonie musicali differenti, alle volte persino contrastanti… Non c’era altro modo per tradurre in musica tutto questo e non c’era titolo più giusto di “Yin e Yang” per rappresentarlo!
–Quale brano del disco senti più tuo e perché?
Tutti i brani di questo album sono miei figli, mie creazioni… Quindi, è molto difficile sceglierne uno solo. A conti fatti, comunque, sceglierei “Il Telefono”, che è anche il singolo che, in effetti, ho deciso di lanciare insieme all’album. Probabilmente è uno dei brani che più mi rappresenta, perché ha forti influenze che derivano dalla black music, che è il mio mondo d’origine.
Questo brano rappresenta l’attesa della chiamata e l’azione della risposta, la teorica volontà di
ignorare il messaggio che arriverà e l’inevitabile istinto di rispondere qualcosa appena lo ricevi. È indubbiamente Yin e Yang allo stesso tempo e, quindi, molto rappresentativo dell’intero album.
–Cosa vorresti portare al pubblico con questo disco?
Direi la mia visione del mondo, che ognuno può interpretare e rielaborare a modo suo. Lo Yin e lo Yang sono due mondi separati, due facce della stessa medaglia, che non possono esistere l’una senza l’altra. Addirittura, è proprio nel momento in cui la fase Yin raggiunge il suo massimo che può avere inizio quella Yang e viceversa e non potrebbe essere altrimenti. È un principio filosofico orientale molto conosciuto in tutto il mondo e penso che contenga parte della reale essenza della vita: come potresti gioire senza prima aver provato cosa significa essere triste? Come potresti essere attivo e propositivo se non conosci il significato dello stare fermo, dell’essere riflessivo?
La vita e la musica sono impregnati di questi binomi in ogni ambito e ho cercato di sviluppare
questa idea all’interno del mio album.
–Parlaci un po’ di te e della tua passione per la musica.
Ho avuto la fortuna di vivere immerso nella musica sin da neonato: mia madre era una ballerina di samba del Carnaval do Brasil di Rio de Janeiro e mi ha insegnato a ballare da bambino. Ho portato avanti la mia passione per la musica inizialmente attraverso la danza, partendo dalla Scala di Milano per arrivare ad Amici di Maria De Filippi prima e agli USA poi… Ed è stato proprio lì che c’è stata la svolta nel mio percorso.
Mi sono trasferito a New York perché ero stato ingaggiato da una compagnia di danza
contemporanea fra le più prestigiose al mondo e vivevo ad Harlem. Intorno a me le chiese
emanavano il suono divino dei canti gospel e un giorno sono entrato all’interno di una di queste chiese. Adoravo il gospel già da prima, ma ascoltarlo dal vivo, sentirlo dentro al cuore, viverlo con il corpo è qualcosa di incredibile. In quella chiesa mi hanno subito coinvolto nel coro e nel giro di poche settimane cantavo con loro da solista… Così è iniziato tutto un nuovo viaggio da cantante, che mi ha portato prima a Sanremo e al mio primo disco e poi a All Together Now e al secondo!
–Come vedi la musica nel contesto attuale?
La musica per me è innanzitutto condivisione: condivisione con il pubblico, condivisione con altri artisti, condivisione con gli amici, sostanzialmente condivisione con chiunque!
La musica è la forma d’arte più viscerale, più empatica, perché è fatta di emissione del suono: è qualcosa che non possiamo toccare o vedere… Possiamo solo ascoltarla.
Per questo apre un mondo nella mente e nel cuore di ognuno di noi, un mondo di sensazioni, di sentimenti, di ricordi, di emozioni. Lo stesso identico brano può scatenare in ognuno di noi una serie di risposte e di riflessioni completamente diverse, soggettive, anche lontanissime le une dalle altre. Proprio per questo penso che la musica sia soprattutto condivisione: pur essendo impalpabile ed eterea, riesce a toccare le parti più intime e profonde di noi, suscitando reazioni diverse e stimolandoci al confronto. In questo momento storico, fatto di distanziamento e isolamento, penso che la funzione “aggregante” della musica sia fondamentale, per restare connessi con il mondo e con gli altri, per evitare la tristezza e la depressione, per ricordare che non siamo soli e che nel mondo c’è tanta bellezza da cogliere e da vivere!
Civins