Intervista – Domande “sComode” a [lessness]

Lo scorso 19 febbraio 2021 è uscito il nuovo EP di [lessness], il progetto solista del compositore/produttore Luigi Segnana, “V. [to the hearts that ache]”. Di cosa si tratta? Ce lo siamo fatto raccontare direttamente dall’artista in questa intervista rilasciata per le pagine virtuali di AgorART.

-Come sei arrivato al progetto [lessness]?

[lessness] è stato un approdo naturale susseguente al mio percorso di musicista.
Non ci sono state illuminazioni sulla via di Damasco o momenti di improvviso risveglio di
coscienza. Semplicemente, dopo anni passati a dedicarmi come bassista e produttore di varie
band, più o meno efficacemente, è cresciuto in me il desiderio di dedicarmi alla composizione nel contesto di un percorso intimo e introspettivo. Una piccola evoluzione personale. Una volta presa questa direzione, la composizione di musica originale si è inizialmente appoggiata sullo stile che più conosco e più sento mio e che più mi fa sentire a mio agio per poi evolversi in direzioni
inaspettate e maggiormente complesse. Il nome [lessness] invece nasce dal mio interesse per la letteratura, che si ripercuote in senso lato su tutta la mia produzione, ed in particolare per Samuel Beckett dalla cui opera “lessness”, appunto, deriva il nome del progetto.

-Come è nato l’album “V. [to the hearts that ache]”?

“V. [to the hears that ache]” nasce dall’esigenza di riscoprire alcune canzoni presenti nell’album
precedente “Never Was But Grey” nella loro versione originale, intima e pura. Togliendo loro
l’artificio dell’arrangiamento elettronico per riproporle nella versione in cui sono nate, in acustico.
Ho approfittato di questa esigenza per creare un ponte tra “Never Was But Grey” e il prossimo
album. Un filo conduttore che unisse i due lavori stilisticamente differenti ma simili emotivamente. Questo Ep è un lavoro di confine, in ultimo, un Giano Bifronte che permette di passare indenni tra un disco e l’altro.

-Quale brano senti più tuo e perché?

Sicuramente “V.” che nasce per non dimenticare.

-Cosa consigli ai ragazzi che sempre più si vogliono avvicinare al mondo dei producer?

A rischio di abbassamenti di vista inopinati, il consiglio è quello di smanettare, smanettare e
ancora smanettare. Provare provare e riprovare, ascoltare tanto e rubare tutte le informazioni
possibili, tutto ciò che sia utile, poi, a crearsi uno stile unico e personale. Conoscere, prima di
tutto. Essere costanti e non demoralizzarsi alle prime difficoltà, il talento è importante ma la
perseveranza è fondamentale.

-Come nasce la tua passione per la musica? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

La mia passione primaria è sempre stato lo sport, ma corsa e disciplina non fanno per me e
pertanto ho virato su qualcosa che potessi fare da seduto. La passione nasce dai primi 45 giri
ascoltati in casa e dalle cassette pirata che ci passavamo sotto banco. I concerti a cui andavamo di nascosto, il gusto del proibito. Artisti di riferimento ne ho avuti tanti, il primo in assoluto sono i Cure, seguiti a ruota dai Joy Division e poi molti altri, Nick Cave, Psychedelic Furs, Nirvana…

-Quali sono i tuoi progetti futuri?

Come accennato, a breve uscirà un disco nuovo con sonorità diverse rispetto al passato, sonorità più acustiche e rarefatte. Poi, a seconda di come si svilupperà la situazione generale, non mi dispiacerebbe ricominciare a fare qualche live. O, in alternativa, ricominciare a fare qualcosa di nuovo.

Civins