Intervista – Domande “sComode” a Mafalda Minnozzi

“Sensorial” è il raffinato album, disponibile sulle piattaforme digitali, che l’eclettica cantante Mafalda Minnozzi ha dedicato all’alchimia che unisce il jazz alla bossa nova. Nell’intervista di seguito l’artista ci racconto di questo suo ultimo lavoro e anche un po’ di se.

Come nasce il tuo nuovo disco “Sensorial – Portraits in Bossa & Jazz” (Deluxe Special Edition)?

La genesi dell’album risale a diversi anni fa, quando ho sentito la necessità di intrecciare in maniera indissolubile i fili della mia vita, ovvero gli incontri e le esperienze musicali, i concerti, gli applausi e il calore di tante platee. È il frutto della mia lunga convivenza con il Brasile e con la sua musica popolare, che ne rappresenta l’essenza. Dal mio primo arrivo in Brasile, nel gennaio del 1996, sono trascorsi 25 anni che mi hanno profondamente cambiata perché ho scoperto un mondo sonoro immenso, ricco di leggerezza, soavità e bellezza, ma anche di ritmo e forza ancestrale. Sensorial raccoglie tanti elementi diversi che si propongono di raccontare orizzonti naturali, danze tribali, voli di uccelli, cascate di note musicali su fiumi di acqua fresca. A questo bagaglio si è aggiunto il mio intenso percorso musicale a New York, in cui è sempre stato affettuosamente recepito ed approvato il mio modo di interpretare la musica attraverso la ricchezza delle sue contaminazioni, del jazz con la bossa e il samba jazz e le originali versioni proposte in italiano, portoghese, inglese. Tutto ciò ha dato a me a al mio direttore artistico e amico Paul Ricci, la consapevolezza che saremmo riusciti a coinvolgere gli straordinari musicisti newyorchesi che hanno suonato in SENSORIAL, tutti mossi dalla nostra stessa passione per la musica brasiliana e per l’improvvisazione del jazz.

Quale brano senti più tuo e perché?

Ogni brano dell’album ha una forza specifica nel mio mondo emotivo. Ed ognuno è stato scelto con cura e profonda attenzione con l’obbiettivo di presentare un ventaglio di colori e suoni che potessero transitare per i diversi mondi musicali che ho conosciuto ed assorbito. Ogni composizione è stata sezionata e scomposta in microscopiche parti al fine di comporre un altro ritratto, nel rispetto della composizione originale ma nella più totale libertà del mio spazio artistico. Il brano che sento più intenso è “Dindi”, perché si muove su un piano armonico intrigante. Il suo mantra mi ha sfidato durante l’interpretazione, spingendomi alla ricerca di nuove direzioni nelle note basse e negli stessi armonici.

Parlaci un po’ di te, della tua passione per la musica.

Che dire, sono un’artista a 360 gradi. Osservo tutto quello che mi circonda e sono nata per stare tra la gente e vivere le mie gioie più grandi attraverso le loro emozioni. La musica mi ha dato e mi dà la possibilità di stendere la mano a tutti coloro che vogliono vivere intensamente, alimentando la loro anima. Io sono uno strumento a disposizione della musica e la musica è uno strumento a disposizione della mia vita, in cui ho sempre trovato la forza per affrontare ogni ostacolo e capovolgimento. Trovo che l’arte, in tutte le sue espressioni, ci ingentilisce e ci educa all’amore ed è per questo che la mia passione per la musica si rafforza di anno in anno e si consolida nelle mie produzioni musicali.

Quale esperienza musicale della tua vita vorresti ripetere?

In 35 anni di carriera ho vissuto tantissime esperienze musicali: si uniscono l’una all’altra creando dentro la mia memoria un percorso infinito che cammina su diversi binari e direzioni. Ricordo con tanta nostalgia le prime prove, studiando i miei primi repertori nei posti più strani che puoi immaginare, ad esempio nella grande stalla in cui mio padre teneva i cavalli o in piccola mansarda dal soffitto talmente basso che il contrabbasso acustico rischiava ogni volta di incastrarsi. Spesso cerco e ritrovo in me quella sensazione di felicità. In quelle lunghe ed estenuanti settimane e mesi stava nascendo il mio gusto musicale e la consapevolezza di essere pronta a sacrificarmi completamente per ciò che sentivo essere il mio più grande amore.

Quale invece vorresti cambiare o non fare?

Certamente si fanno tanti errori se la musica diventa la professione che ti accompagna per il resto della tua vita. È normale incappare in qualche periodo di smarrimento in cui sorge la tentazione di prendere la strada più corta oppure quella più facile, accettando magari una proposta di lavoro che si scontra con il tuo modo di concepire la musica. Fortunatamente posso dire che non sono mai caduta in questa pericolosa trappola e non ho dovuto affrontare episodi così devastanti. Vorrei aver dedicato più tempo allo studio di uno strumento, soprattutto al pianoforte, perchè davvero sento la mancanza, nella mia vita, di un confidente intimo, emozionante, come il suono prodotto da artisti come Bill Evans o João Donato che mi fanno sentire testimone di un miracolo ogni volta che li ascolto.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Inizialmente questa domanda arrivava a destabilizzarmi ma ormai mi sono preparata per rispondere. Penso che viviamo in una società in cui tutto è consumato con una voracità che mi spaventa. Non riusciamo a prenderci tempo. Corriamo continuamente, a volte già esausti, verso nuovi progetti e nuove strade come se fosse una sfida contro il tempo in cui però alla fine nessuno vince. Io per prima. Sono un’artista molto inquieta, mi piacciono da morire tutte le possibilità che posso darmi attraverso il coraggio ed il mio spirito di avventura per cui ti rispondo che ho tanti progetti da realizzare e due in particolare sono pronti per spiccare il volo. Ma oggi vorrei fermarmi per ascoltare “Sensorial”. Ci ha richiesto così tanto lavoro, tanto sforzo, che sento il dovere di dedicargli un po’ di raccoglimento, restando silenziosa a ringraziare e sentirmi felice, perché è un album davvero bellissimo.

Civins