Intervista – Domande “sComode” a Marco Conte

Il cantautore lombardo Marco Conte, classe 1989, è stato frontman della band pop punk The Fhackers, ha prodotto con Phaser Studios e ha studiato canto con Antonio Marino e Laura Ciriaco (The Voice 2017) e songwriting con Nyvinne (Sanremo Giovani 2018, Amici 2019). Ha partecipato e partecipa a diverse competizioni canore nazionali e internazionali e tra gli ultimi riconoscimenti e premi per i suoi brani: Young Festival di Radio Bruno, Premio Folcioni, Bonola Sound Music Contest, Varedo in Canto, Festival di Arese, Festival di Chieri, Cantanti per Passione di Strano Francesco, Fantastico Festival. Scrive per vari artisti emergenti (Lisa Selmi, Giorgia Pastori, Adelia, Venere, Debora Ruggero). L’abbiamo intervistato per le pagine virtuali di AgorArt.

-Come nasce il Marco Conte artista?

Devo dire che innanzitutto c’è il Marco Conte “uomo”, che non può evitare di raccontare
e di esprimere le sue esperienze di vita attraverso la musica. Ho cominciato ballando da piccolo per gioco, poi ho iniziato a suonare la chitarra e a scrivere canzoni-parodia per
divertimento, o dediche in musica agli amici per il loro compleanno o per altre ricorrenze. In seguito ho iniziato a studiare musica e canto e, lavorando con maestri come Antonio Marino e Laura Ciriaco, ho scoperto che volevo fare di questa passione la mia vita e la mia professione.

-Com’è passare dal Pop Punk al Rap/Trap?

La mia regola è seguire la musica, la sua ispirazione e il gusto, ciò che mi piace di quello che ascolto tutti i giorni. Non vedo incoerenza o contraddizione nel momento in cui cerco di fare ogni genere musicale a modo mio e, per così dire, trasfondendo nella mia musica attuale e (si spera) nuova (almeno per me) tutto il mio bagaglio musicale e di vita, mischiando il vecchio e l’inedito; quindi, ad esempio, rappando su basi pop punk, o cantando con un graffiato il ritornello di un pezzo trap.

-Credi che diversificarsi in diversi stili torni utile al giorno d’oggi?

Penso che, più che mai, il mercato musicale e social di oggi vada in cerca di originalità artistica, stilistica ma a livello di personaggio ancor prima che musicali. Occorre quanto mai essere se stessi, uscire dagli schemi per crearne di nuovi. L’originalità paga.

-Hai vinto tanti concorsi, qual è stato quello che ha lasciato di più il segno e perché?

Mi viene difficile dirlo, ognuno ha lasciato dentro una impronta di esperienza, mi ricorda di amicizie, istanti sul palco, soddisfazioni e frustrazioni. Però devo dire che esibirmi a Sanremo al Palafiori o anche al Fantastico Festival, guardando dall’alto il mare ligure che amo, sono esperienze non da tutti i giorni.

-Come credi sia cambiatala musica in questi anni?

La musica riflette il trend sociale. La musica oggi cerca trasgressione ma, allo stesso tempo, immediatezza (vedi il formato social della storia/reel/tik tok) di fruizione e (soprattutto in questo frangente storico di lockdown e sospensione della vita cosiddetta “normale”) tanta voglia di semplicità, immediatezza di sentimenti, quotidianità e universalità dei sentimenti: ritorna il grande racconto evergreen dell’amore tra le pieghe della vita.

-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Quelli che tutti i giorni hanno il coraggio di mettersi con una chitarra o un ukulele davanti all’iphone per raccontare di sé o per gridare al mondo il proprio dolore: i giovani, gli emergenti, quelli che non si vergognano, quelli che scandalizzano, che sono così semplici e “banali” da sorprendere ancora chi ha visto tanta musica.

-Quali sono i tuoi progetti futuri?

Scrivere scrivere scrivere e vivere. Spero che un giorno una mia canzone arrivi a Sanremo, o magari all’estero, perciò c’è ancora molto da fare. Mi rimbocco le mani a studiare ed affinare la tecnica. Inoltre sto lavorando sodo in studio perché da qui alla fine dell’estate farò uscire parecchie canzoni, singoli e featuring quindi…stay tuned!

Civins

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https://www.youtube.com/channel/UCuKmypNY7R9Z7vISIU-DyIw?view_as=subscriber