In radio e nei digital store dal 26 giugno con “Tratti di vernice”, il suo singolo d’esordio, ho intervistato per AgorArt il cantautore romano Marvasi. “Tratti di vernice” parla di una storia d’amore appena finita, raccontando la quotidianità di un ragazzo che ha perso da poco improvvisamente un punto di riferimento, una certezza nella sua vita.
–Come nasce il singolo “Tratti di vernice”?
“Tratti di vernice” è un brano autobiografico, l’ho scritto lo scorso ottobre dopo la rottura con la mia fidanzata, il mio primo vero amore. Quando ho scritto la prima strofa l’avevo appena vista, pensavo per l’ultima volta. Ho sentito l’urgenza di mettere in musica quelle emozioni, così ho scritto una strofa. Nei giorni successivi ci ho lavorato, ho finito la composizione e, dopo un lungo lavoro, siamo arrivati al risultato finale.
–Quali sono secondo te i rimedi per un cuore spezzato?
Per me l’unico rimedio è la soluzione del problema ed ognuno, giustamente, ha il proprio modo di affrontarlo e risolverlo. Purtroppo, non sempre siamo in grado di arrivare alla soluzione. Io personalmente, trovo rifugio nella musica; quando scrivo sono libero, vero e spontaneo. Bisogna però riconoscere che, molto spesso, questo rimedio non basta e in quel caso c’è poco da fare.. Bisogna accettare la fine di una relazione, per quanto complicato e doloroso sia.
–Come nasce la tua passione per la musica?
La musica per me è sempre stata una valvola di sfogo, un modo diverso di comunicare. Da quando ho sentito l’esigenza di scrivere qualcosa, all’età di circa otto anni, non mi sono più fermato. Ho sempre scritto e cantato i miei brani. Penso che la scrittura sia una dote che possiedo di natura, è innata, mentre per il canto ho dovuto studiare molto. Ad oggi, sono soddisfatto dei risultati che ho raggiunto; ho dovuto lavorare molto per trovare un tratto distintivo, qualcosa di molto intimo e personale che riesco a far trapelare in ogni mia canzone (sia attraverso la timbrica, i glissati ed altri aspetti tecnici del cantato, sia attraverso metriche, fraseggi ed altre componenti legate alla scrittura).
–Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Le mie influenze musicali sono duplici: da una parte la scena hip-hop dei primi anni 2000 (quando ho iniziato ad ascoltare musica) e, fra tutti, quelli che mi hanno dato di più sono stati J-ax- i Club Dogo e Fabri Fibra. Dall’altra, buona parte del cantautorato italiano ha contribuito a personalizzare il mio stile. Primo fra tutti Battisti (e Mogol ovviamente), per me lui è il padre assoluto di quel tipo di musica. Pino Daniele e Franco Battiato sono gli altri due artisti che mi hanno influenzato maggiormente, soprattutto a livello di composizione lirica (testo). Tuttavia, bisogna riconoscere che anche generi più attuali ed elettronici (come l’indie elettronico di Billie Eilish o il future pop di Dua Lipa) mi stanno ispirando molto, soprattutto a livello di sound.
–Che valore dai alla musica dopo questo periodo?
Questo periodo, purtroppo, ci ha fatto capire che la categoria “artisti” in Italia dovrebbe essere più tutelata. La maggior parte dei guadagni di un artista dipendono dai live che, durante il lockdown e per almeno qualche mese ancora, sono fermi. Penso alla categoria dei musicisti, che dopo anni di studi e sacrifici si ritrovano in contesti in cui sono sottopagati o precari e tutto questo mi rattrista. Tuttavia, sono felice di vedere che molti artisti italiani stanno uscendo con nuovi progetti. si può rallentare il lavoro, ci possono essere limiti e barriere ma la musica è una forma d’arte e, in quanto tale, non smetterà mai di esistere.
Civins