Intervista – Domande “sComode” a Mattia Caroli & I fiori del male

Hanno da poco pubblicato il singolo “La mia generazione”, prodotto da Leo Pari, ed è il primo singolo in italiano della band Mattia Caroli & I Fiori del Male. Un brano che racconta di come televisione e social abbiamo appiattito e distorto sentimenti ed emozioni. A me è piaciuto molto e voglio proporre ai lettori di AgorART l’intervista che mi ha rilasciato il gruppo.

Come nasce il vostro singolo “La mia generazione”?

Ciao, Giacomo. A quattro anni di distanza dal nostro primo album, possiamo dire che il cambiamento nella nostra musica si è costruito col tempo, con i tour all’estero e con la curiosità verso nuovi stili: una volta deciso il genere su cui orientarci ci siamo affidati all’esperienza di Leo Pari che ci ha guidato verso una forma di elettro pop.Non volevamo fare il classico karaoke all’italiana con la solita voce martellante e abbiamo preferito tenere le voci dentro mantenendo il nostro sound internazionale. Per le sonorità ci siamo ispirati ai Depeche Mode, agli Arcade Fire e ai Baustelle. Volevamo un sound forte per descrivere qualcosa di forte, il folk non ci bastava e grazie a Leo con le influenze di molti artisti che abbiamo incontrato on the road il sound è emerso spontaneamente.

Cosa volete portare al pubblico con questo singolo?

“La mia generazione” racconta di come televisione e social abbiamo appiattito e distorto sentimenti ed emozioni le quali diventano, appunto, fatte di televisione con la conseguenza che le nuove generazioni dimenticano amore e poesia. Da questa “terra desolata” emerge una Roma vissuta e usurata tra ricordi d’amore e sofferenze: gli sguardi spenti volgono al passato, dove ci si perde in storie di sesso ed amore e nella metropolitana non regna che l’indifferenza. Chi non si arrende, chi non vuole bruciare, sono due amanti che si baciano nel traffico fuggendo dall’individualismo metropolitano.

Parlateci un po’ di voi, come nasce la vostra passione per la musica?

La nostra è una passione che nasce dall’infanzia, poi approfondita e portata avanti lungo il corso degli anni.La musica è sempre stata per noi un mezzo per conoscere sé stessi, un mezzo di analisi, in quanto l’arte ha sempre avuto come presupposto psicologico una discesa nel mondo del “vero” del “sacro”.

Quali sono i vostri artisti di riferimento?

Molte sono le influenze musicali e gli artisti che hanno influenzato la nostra musica, possiamo citare ad esempio Nick Drake per quanto riguarda l’utilizzo della chitarra o SydBarrett per la voce, senza dimenticare le sonorità indie dei The Libertines con Pete Doherty. Punti di riferimento inoltre sono senz’altro i Pink Floyd o i The Doors.

Come vedetela musica in questo contesto socio-culturale?

Notiamo al giorno d’oggi una forte tendenza ad inseguire mode passeggere a discapito dei contenuti, con la conseguenza che l’arte viene messa in secondo piano, rimpiazzata dalle regole del marketing che puntano alla popolarità incentrata su likes e views.

Civins