Intervista – Domande “sComode” a Moderno

“Storia di un occidentale” è il nuovo album di Moderno – “Fedenco” per gli amici -, cantautore romano nonché professore di filosofia, un interessante abbinamento che abbiamo voluto approfondire in questa intervista rilasciata per AgorART

Come nasce il tuo album “Storia di un occidentale”?

È un disco frutto di canzoni scritte qualche anno fa, che racchiudono alcune consapevolezze raggiunte nella prima fase “adulta”. Si parla di una difficile ricerca di verità solide e di relazioni autentiche nel mondo post-moderno, che sembra fatto invece per frammentarci. Mi piace pensare che quest’album possa essere una mia personale “Storia di un impiegato” ambientata cinquant’anni dopo. Dico questo riconoscendo ovviamente l’abisso che mi separa da De Andrè, per quanto non sia mai stato un suo fanatico.

Quale brano senti più tuo e perché?

“L’ultima canzone dell’umanità”, che forse insieme a S.e.r.e.n.a è il brano più “antico” del disco e raccoglie la mia visione della vita, racchiusa nel verso del ritornello “Solo con te questo momento acquista un peso, solo con te questo momento diventa sacro”. Non è solamente un verso d’amore, per “te” intendo tutti gli esseri umani con cui cerchiamo una condivisione e grazie ai quali la vita
sulla terra assume un senso. Senza questo contatto, senza il nostro sforzo di produrlo un senso, il mondo non sarebbe tanto diverso da un formicaio: un ammasso di esserini minuscoli, che fanno pure molta più confusione e danni rispetto alle organizzatissime formiche!

Quanto conta la filosofia nella tua vita?

A giudicare dalla risposta alla domanda precedente, moltissimo. La filosofia non è una disciplina astratta o una materia inutile che si studia a scuola, ma fa parte del modo di stare al mondo. Secondo me è la filosofia a renderci pienamente uomini, grazie a essa ci conosciamo più a fondo e diamo spessore e ampiezza all’esistenza. Fare filosofia è come fare di professione l’essere umano.
Più sei bravo in questa professione, più fai meglio il mestiere di “uomo”.

C’è una connessione tra filosofia e musica?

La filosofia aiuta sicuramente la qualità dei testi, quindi le canzoni crescono di significato e di valore. Ora non voglio tirarmela, sono solo un umile pensatore come ce ne sono milioni e forse miliardi nel mondo. La musica permette di trasmettere un concetto in modo immediato e di suscitare emozioni che possono in un istante cambiare la giornata o la vita di chi ascolta. Secondo
me è il mezzo privilegiato per porsi domande filosofiche e donare “meraviglia”.

Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la musica?

Non vengo da una famiglia di musicisti o di grandi cultori, quindi da bambino ascoltavo “quello che passava”. Da subito mi sono appassionato alle canzoni melense o che mi trasmettessero un senso di “drammatico” o “sentimentale”. Poi a diciassette anni ho avuto per la prima volta un basso elettrico in mano e ho iniziato a rifare una canzone di una band emo. A quel punto ho iniziato a suonare la chitarra classica di mia sorella e a scrivere canzoni: inizialmente sembravano quelle di
un Jovanotti di serie C, poi per fortuna sono cresciuto.

Civins