Intervista – Domande “sComode” a Normal

In radio e su tutte le piattaforme digitali dal 4 settembre con il nuovo singolo “Monster”, ho voluto intervistare Jessica Passilongo, classe 1992, in arte Normal, per far conoscere meglio lei e la sua musica

-Da dove viene lo pseudonimo Normal?

Ho pensato a lungo al mio nome d’arte e non è stato facile trovarlo. Non trovavo nulla che sentissi mio e che mi rappresentasse veramente. Capire chi si è non è facile. Un giorno, parlando di questi dubbi con un mio caro amico, è uscito questo nome. Mi ha detto: “Perché non Normal? Tu sei normale, una ragazza con una passione, come tante, ma sei anche un’artista e gli artisti non lo sono per definizione. E poi cos’è normale al giorno d’oggi? Non è facile definirlo.” Questa conversazione è stata una rivelazione, ho sentito il nome subito mio, e sapevo di aver trovato quello giusto finalmente.

-Come nasce il singolo “Monster”?

Monster nasce da un momento di rabbia, dopo una lite con una persona a me molto cara. Ho usato i sentimenti di frustrazione, ira e amarezza e li ho messi tutti in questa canzone. Monster parla di come non mi sentissi capita e della voglia di rivalsa che avevo. Spesso le persone che ti vogliono bene possono nascondere “un mostro”, una parte negativa che inconsapevolmente tenta di distruggerti, pensando di agire per il tuo bene. L’amore che si prova non è mai assoluto, nasconde sempre delle ombre. Credo sia facile combattere con le critiche distruttive degli sconosciuti, ma non lo è quando arrivano da persone a noi vicine. Sta a noi capire che quel mostro non ci deve sopraffare, che tutti possono sbagliare, noi compresi, e accettare anche questa parte delle persone che amiamo. Solo così possiamo perdonare e non farci abbattere. Dal punto di vista tecnico invece Monster nasce dall’idea del doppio: inizia infatti con la voce principale sovrapposta ad un’altra più cupa e profonda, mostruosa. Il mostro sono appunto le idee negative che gli altri ci insinuano nella mente: il non essere abbastanza, l’essere deboli, non meritare il meglio.

-Cosa vuoi portare al pubblico con questo brano?

Quando compongo i miei brani il mio focus è sull’emozione. In Monster ho messo tutti i miei sentimenti in maniera anche cruda e istintiva perché voglio che l’ascoltatore entri in connessione con me, senta ciò che sento io, mi capisca e possa di conseguenza capire meglio sé stesso sfogando anche i suoi sentimenti negativi, per poi risolverli assieme a me. Cerco di far emergere in chi mi ascolta le proprie emozioni per viverle appieno e “sublimarle” attraverso la musica.

-Secondo te, vive un “mostro” in ognuno di noi?

Credo che dentro di ognuno di noi ci sia sempre una parte “mostruosa” che cerchiamo di combattere: alcuni combattono con le ansie e le paure, alcuni con la depressione, altri con l’aggressività e la rabbia. E non solo queste emozioni negative, questi “mostri”, possono essere auto indotti dalle nostre debolezze e dai nostri timori, ma possono essere indotti anche dagli altri attraverso le critiche, gli stereotipi e l’emarginazione. Noi stessi, anche inconsapevolmente, possiamo diventare il mostro di qualcuno. Gestire tutto ciò a volte sicuramente diventa difficile ma ciò che voglio far capire con Monster è che per quanto “mangiamo la polvere” e ci sentiamo “in gabbia” dentro avremo sempre la forza di “rinascere dalla notte come una stella”, citandone il testo.

Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la musica?

La mia passione per la musica è nata assieme a me: fin da piccola cantavo in ogni momento e, crescendo, la cosa non è cambiata. Lo sanno bene i miei poveri vicini di casa… Ho iniziato perciò a 10 anni a studiare chitarra per potermi accompagnare e per scrivere le mie prime canzoni. A 13 anni poi mi sono iscritta all’Accademia Superiore di Canto di Verona, su consiglio del mio professore di musica delle scuole medie. Con lui ho avuto anche la possibilità di fare le mie prime esperienze in studio di registrazione incidendo alcuni dei brani che avevo scritto. Dopo gli studi ho lavorato sia in veste di turnista e di compositrice collaborando con alcuni djs e produttori, sia come solista in varie esperienze live e anche in veste di corista in un bellissimo tour della cantante inglese Teni Tinks. Inoltre da qualche anno collaboro con diverse scuole di musica veronesi come insegnante di tecnica vocale.

-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Una delle artiste che ammiro maggiormente, anche dal punto di vista compositivo, è Sia. Adoro inoltre la vocalità di Beyoncè e Ariana Grande e aprezzo molto anche Billie Eilish, the Weeknd e Sabrina Claudio per l’innovazione e la freschezza dei loro brani. Per quanto riguarda il panorama italiano invece, sono cresciuta ascoltando Elisa, Giorgia e i Matia Bazar.

Come vedi la musica in questo contesto socio culturale?

La musica ora più che mai è importante. In un contesto socio culturale dove siamo perennemente portati a correre, a rispettare orari e bombardati dall’idea della perfezione spesso resta poco tempo per dedicarci ai nostri sentimenti, anche quelli negativi. La musica ci fa fermare e ci sbatte in faccia la nostra emotività, ce la tira fuori come una pinza anche se non vogliamo e noi ne abbiamo assolutamente bisogno. In un mondo dove contano i numeri, la musica se ne frega di tutto e diventa uno sfogo per chi la fa e chi l’ascolta. Spero che consapevoli di ciò, venga data sempre più importanza e attenzione ai musicisti e agli artisti in generale, promuovendo la qualità, perché svolgono un ruolo a mio parere importantissimo nella nostra società.

Civins