Intervista – Domande “sComode” a Piro

Esce oggi, venerdì 23 ottobre 2020, “Eroi del 2020”, l’album di debutto del cantautore romano Piro, che, dopo una serie di fortunati singoli tra cui l’ultimo “Città D’Oriente”, sceglie di svelare completamente il suo mondo fatto di timidezza esasperata e sentimenti spropositati, momenti difficili, amore non corrisposti e vacanze in solitaria. Per accompagnare l’uscita dell’album Piro ha rilasciato per AgorART un’intervista che ci racconta di quel suo mondo interiore e della sua musica.

Come nasce il tuo album “Eroi del 2020”?

Ciao, Civins!
Il mio album nasce da qualche canzone scritta dieci anni fa che ho rimaneggiato e qualcun’altra più recente. L’idea di farlo venire alla luce mi è venuta quando ho deciso di allontanarmi dal rock, usare synth e drum machine.

Cosa vuoi portare al pubblico con questo disco?

Vorrei portare delle storie nelle quali chi ascolta si possa immedesimare e emozionarsi.
Vorrei che sembrassero semplici anche se non lo sono e che suonassero attuali anche se possono suonare vintage.

A quale brano del disco ti senti più legato?

Probabilmente a “Come tutti i giorni”, riesce a catapultarmi in un’atmosfera di quelle in cui sei timidamente disperato e allo stesso tempo provi quei sentimenti sconfinati, un po’ veramente un po’ per il gioco di struggersi, il tutto attraverso il normale espediente del viaggio in autobus.

Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la musica?

Da un lato alle elementari facevano i corsi di chitarra e decisi di iscrivermi, dall’altro mio padre ascoltava in macchina qualsiasi cosa, dai Rolling Stones a Battiato a Tony Tammaro e a me piacevano più o meno tutti. Però all’epoca ero in piena febbre da 883.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

I miei due fari incontrastati, che ogni volta mi chiedo come hanno fatto a fare quello che hanno fatto, sono Lucio Battisti e i Radiohead.
Cerco di ascoltare tutto quello che mi capita ma difficilmente qualcosa mi colpisce molto.
I cantautori italiani li ascolto quotidianamente, da Modugno a Max Gazzè. Peraltro il disco “Maximilian” di quest’ultimo è stato un ascolto fondamentale per gli arrangiamenti del mio album.

Come vedi la musica in questo contesto socio-culturale?

La musica è sempre un bagliore di speranza, non importa come la si fruisca. All’artista importa, ma alla musica e all’ascoltatore no.
Se deve la musica entra nelle nostre stanze e se ne frega di tutto, in qualsiasi caso.
La canzone politica non funziona più già da un bel po’, ma una melodia e un’armonia interessanti non hanno tempo.

Civins