Dal 2 aprile 2021 è disponibile in rotazione radiofonica “Sabato Notte” (ADB Mediazioni), il nuovo brano di Rio Tommasino, già presente su tutte le piattaforme di streaming, e l’abbiamo intervistato per AgorArt.
-Come nasce il brano “Sabato Notte”?
“Sabato notte” è uno dei quattro ritratti di “13.13” forse il ritratto più faticoso perché è un ritratto di me ma non è un autoritratto in quanto racconta di un me ventenne che ormai non esiste più , questo parlare del passato in fase di scrittura mi ha aiutato a essere imparziale nel raccontarmi ma quando ho cominciato a preparare l’interpretazione è stato un freno , alcune volte ripercorrere un pezzo di vita è difficile soprattutto se a quel pezzo di vita sono legati così tanti ricordi , scrivere e cantare sono due cose molto diverse per me, riesco ad essere un osservatore cinico e distaccato mentre compongo ma poi quando vado a cantare devo immergermi nella storia e quando la storia è la tue e ti tocca fare un bagno di ricordi le cose si complicano. Oggi ascoltandola mi vengono in mente tutti quei ricordi e quella voce rotta esprime esattamente quel momento della mia vita quando avrei voluto vivere una notte senza un alba a porgli fine.
-Ci puoi raccontare di più sul tuo EP “13.13”?
Be , partiamo da nome , “13.13” deriva da una serie di coincidenze alle quali mi sono dovuto arrendere , non sono particolarmente scaramantico ma qualche volta mi piace rendere omaggio alla fortuna. L’EP parla di normalità , o meglio parla di quanto possano essere diverse le normalità, in sabato notte parlo della normalità di un ventenne nelle altre canzoni parlo dello stesso concetto visto da persone completamente diverse. Credo che sia questa la chiave di lettura , quello che è strano per noi e naturale per altri. Tengo molto a questo tema , credo che sia affascinante, forse perché la mia normalità è stata sempre diversa da quella della maggior parte delle persone che incontravo, quelli bravi direbbero che ero una sorta di emarginato , tutti si riempiono la bocca con questa parola perché fa molto rock , io invece le cose le chiamo con il loro nome e dico tranquillamente che sono sempre stato un po’ sfigatello, capello lungo, maglia dei gruppi rock, chitarra sulla spalla insomma il tipico che prendono in giro, dalla mia avevo la stazza fisica quindi quanto meno me le sentivo dire alle spalle e non in faccia … alla fine questo te lo porti dentro e prima o poi lo butti dentro un disco quasi per togliertelo dalle spalle. La normalità è la cosa più strana che esista!
-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
I miei artisti di riferimento è un segreto che mi porterò nella tomba. La vedo una cosa molto intima e come chiedere particolari sulla tua fidanzata e poi altra cosa importante sono continuamente in rivoluzione delle volte mi accorgo mentre scrivo che quella atmosfera è ispirata da una canzone di dieci anni prima che nemmeno mi piaceva.
-Per chi ha vissuto i palchi nei locali per anni, come vivi la pandemia? e quanto pensi questo periodo influirà sul mondo della musica?
Posso dire che manca tutto, manca la gente, manca l’affetto la birretta prima e dopo e poi
ovviamente è lavoro quindi entriamo in un discorso delicato che forse è meglio non affrontare tanto tutti sappiamo la situazione.
Influirà sulla musica? certo e tanto , cosi come sta influendo sulla vita di tutti e soprattutto a mio avviso sulla psiche , credo che siamo arrivati alla soglio poco prima di una foresta molto buia e ostile. Mi fermo qui perche mi scaldo facile su questo argomento.
-Quali sono i tuoi progetti futuri?
Appena si potrà suonare tanto in giro, ovunque e per qualsiasi ragione, mi basta pure una scusa e io vengo ahahah. Mi manca guardare in faccia le persone mentre canti per loro.
Civins