Intervista – Domande “sComode” a Ubertone

È uscito il 20 gennaio il primo album del cantautore di Rovigo, Ubertone – all’anagrafe Marcello Ubertone. Dall’incontro con Mogol, passando dall’esperienza come autore per la Gialappa’s Band, ci sono state le aperture dei concerti dei Pinguini Tattici Nucleari e le esibizioni negli house concert nei salotti. Nel 2022 poi la pubblicazioni di una serie di singoli per giungere finalmente alla sua prima raccolta di canzoni in “Meconio”, che ci siamo fatti raccontare in quest’intervista rilasciate per il nostro blog.

Ubertone, spieghiamo ai lettori di Agorart, innanzitutto, il motivo del titolo dell’album, “Meconio”?

È un titolo che ho in mente da quando ho iniziato a fare musica. Al tempo stavo ascoltando In Utero dei Nirvana e sicuramente ero affascinato da quell’immaginario un po’
splatter. Ricordo che chiesi a mio padre: “dimmi qualche termine medico un po’ schifoso”.
Quando mi parlò del meconio mi si illuminarono gli occhi. Il meconio è la prima deiezione del neonato, in altre parole la prima cacca che ogni essere umano fa nella sua vita. Ho sempre visto la scrittura di canzoni come un’urgenza e come un’espressione della mia
interiorità. Perciò questo titolo mi sembrava tanto buffo quanto azzeccato.

Tu stesso hai dichiarato che i brani che compongono quest’album sono cambiati nel tempo fino a comporre la tracklist definitiva… Perché hai scelto questi?

Alcuni brani sono stati proprio scartati nel corso del tempo, altri invece sono stati solo dirottati verso altri progetti che ho intenzione di fare uscire in futuro. Io scrivo molte canzoni-personaggio, in cui a parlare non sono io ma un narratore interno con una storia totalmente diversa dalla mia. Per Meconio però ho scelto tutte canzoni in cui “chi parla” è un narratore identificabile con me.

C’è un fil rouge in questa selezione di brani?

Una buona metà delle canzoni del disco parla di timidezza o insicurezza. Persino in Giorgia, in cui il protagonista (che qui non sono io, lo ammetto!) conosce questa ragazza in un’orgia, parla di timidezza perché anche dopo una simile esperienza lui si trova in difficoltà a invitarla fuori per un semplice caffè.

Qual è (se c’è) il sentimento dominante nei tuoi scritti, l’imprescindibile e/o un
tratto che li marchia?

Nonostante ciò che ho appena detto sulla timidezza, devo dire che in questi 34 minuti di musica e parole emerge uno spettro di sentimenti molto ampio: dall’innamoramento alla rabbia, dalla voglia di cazzeggiare all’introspezione. Trovo legittimo dedicare tutta la propria produzione a un certo stato d’animo. Io però ho un approccio diverso: preferisco
utilizzare registri linguistici diversi e non essere troppo monolitico musicalmente in modo da poter esprimere con sincerità tutta la gamma di emozioni che mi attraversano.

Cosa vuol dire per te scrivere le tue canzoni?

Documentare quello che succede dentro di me. E, nel processo di documentazione, trasformarlo. In uno sfogo, una riflessione o una storia.

Qual è il tuo mondo musicale di riferimento?

Anche se come dicevo c’è una certa fluidità di genere musicale, credo che la caratteristica sonora principale dell’album sia ben rappresentata dalla copertina che il grafico Matteo Marseglia mi ha aiutato a confezionare partendo da una foto che ho scattato a un cartone delle uova. Con questi imballaggi soprattutto negli anni novanta si insonorizzavano (o ci si illudeva di insonorizzare!) garage e cantine per farci delle sale prove. Io vengo da quel mondo lì, quello delle band e dei “cantautori con la chitarra”, e quindi volevo che il disco suonasse molto analogico, molto suonato. In questo senso Graziano Beggio che ha curato il grosso degli arrangiamenti è stato un alleato fondamentale. Gli interventi elettronici sono sporadici e veramente minimi.

Il prossimo obiettivo?

Ho degli obiettivi a breve e a medio termine. A breve termine ultimare le registrazioni del secondo disco (che a dire il vero sono già a buon punto) e ricominciare a suonare un po’ in giro, sia da solo che con la mia piccola band (il polistrumentista Jacopo Maresca e la violoncellista Giulia Pardi). A medio termine far uscire almeno un paio di album nei prossimi due anni.

Civins