Intervista – Domande “sComode” a ULULA&La Foresta

Fuori da ottobre 2020 “Sulle spalle dei giganti”, il nuovo singolo di ULULA & LaForesta (all’anagrafe Lorenzo Garofalo), che continua il percorso del cantautore veronese che sperimenta rock e folk alla ricerca di un sound insolito e contaminato da diversi generi e sonorità. Ne abbiamo parlato con lui in quest’intervista rilasciata per AgorART.

Come nasce ULALA&La Foresta ?

ULULA &LaForesta nascono a Milano nel 2016.
Ho cominciato a scrivere canzoni qualche anno prima a Verona, la mia città natale. Poi frequentando il CPM music institute ho incontrato i musicisti che la compongono tutt’ora e il progetto si è spostato definitivamente a Milano. LaForesta sono: Andrea Mandelli, Maximilian Agostini, Simone Carradori, Filippo Chiarini e da quest’anno Alessio Profeti alle percussioni.
Tutto ciò è il tentativo di far convivere, in musica, un cantautore e una band.

Come è nato il singolo “Sulle spalle dei giganti”?

È nata dopo un viaggio.
Ho attraversato l’Europa da Ovest ad Est, seguendo “la strada dei fiumi”, così viene chiamata questa tratta che collega l’Oceano Atlantico partendo dalla Francia, per arrivare sul Mar Nero in Romania. Ho seguito questi maestosi corsi d’acqua con la bici e una tenda, per 3.500km in 30/40 giorni. I giganti nella canzone sono appunto i fiumi: Loira, Reno e Danubio. Luoghi mistici, magici, ricchi di energia e di vita di condivisione e di incontri. Il brano, credo sia una sorta di esame di coscienza, di riassunto di quello che ho assorbito in questo viaggio. Con LaForesta: Andrea Mandelli, Maximilian Agostini, Simone Carradori, Filippo Chiarini e Alessio Profeti, questo mio viaggio è diventato un viaggio di tutti.

Cosa volete portare al pubblico con questo brano?

È sempre difficile rispondere a queste domande.
Soprattutto non so perché facciamo musica, perché scriviamo, cantiamo e suoniamo. Se lo facciamo per noi per gli altri. E non so ancora se una canzone sia la dichiarazione di un concetto, di un messaggio, per qualcuno, a qualcuno. Ora che di messaggi è pieno il mondo, credo sia più una pedalata.
Quindi :«Ciao, io esco a fare un po’ di strada, se ti va ne facciamo una parte insieme, magari ci divertiamo»

Parlaci un po’ di te, della tua passione per la musica.

La musica è entrata nella mia via con un cartellone pubblicitario sulla statale. Una pubblicità di un negozio di strumenti musicali, c’era stampata una chitarra stile stratocaster rossa fiammante, avevo dieci anni, la vidi passando in macchina su quel cartellone e mi stampai con la faccia sul finestrino. Ero attratto dal lato estetico di quello strumento. I colori, la forma, mi sembrava uno strumento magico, qualcosa di ultraterreno. Di li a poco avrei cominciato un corso di chitarra classica. Questo strumento nell’adolescenza diventò il mio modo di filtrare il mondo e restituirlo. Ho suonato in vari gruppetti della mia città, variando fra generi diversissimi : rock, metal, blues, country e reggae al quale sono particolarmente affezionato. All’età di vent’anni, mentre preparavo un’esame per l’università: presi carta, penna e chitarra e scrissi di getto “Lacerba” , il primo pezzo di Ulula e il primo anche per LaForesta. Da quel giorno, non mi sono più fermato.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento? Con chi ti piacerebbe collaborare?

Avrei tanto voluto conoscere: Bob Marley, Chris Cornell e Lucio Dalla.
Non saprei davvero indicare uno o più artisti di riferimento, va molto a periodi e mi faccio influenzare non solo da quello che ascolto ma da quello che tocco che annuso che vedo che vivo. Sicurante in Italia ora ho una profonda stima per Francesco Motta come per i Ministri.
Poi tutto si mescola con le personalità che compongono LaForesta e lì si perdono definitivamente le tracce.

Come vedi il mondo della musica oggi?

Anche questa è una domanda difficile.
O molto difficile da centrate. Credo sia un momento molto fiorente, tutti ma davvero tutti possono prendersi dello spazio. Chissà se un girono si riempirà del tutto o è come l’universo in continua espansione. Però c’è da divertirsi, di questo ne siamo sicuri.

Civins