Alessandro Aka Seto (all’anagrafe Alessandro La Rocca) è un rapper milanese, classe 1995. Lo scorso gennaio è uscito il suo nuovo album, “C’è del metodo in questa follia”, un disco che si presenta come un diario in cui l’artista raccoglie i suoi pensieri più intimi, attraverso i suoni caldi dell’R&B e del neo soul. Ma conosciamolo meglio nell’intervista che ha rilasciato per AgorART.
-Cosa ti ha portato al tuo disco “C’è del metodo in questa follia”?
“C’è del metodo in questa follia” è il risultato dei pensieri che hanno attraversato la mia mente e delle esperienze che ho affrontato negli ultimi due anni. Avevo la necessità di raccontarmi sotto ogni aspetto. È uno di quei casi in cui le canzoni nascono prima del progetto e per questo motivo tendo a ritenere quest’album, una raccolta. Tuttavia, un fil rouge esiste ed è rappresentato dall’esplorazione dei miei stati mentali. Sono giunto a questo titolo con l’intenzione di rimarcare le due facce opposte della mia personalità: quella analitica e quella creativa.
-A quale brano ti senti più legato e perché?
Difficile da dire! Credo che, per motivi diversi , ci sia più di un brano a cui sono legato. “Arkham” è stato scritto in un momento piuttosto buio ed è forse il più personale. Racconta una lotta interiore e probabilmente è il brano che rappresenta a pieno il significato dell’intero album. Giocando nuovamente sul tema delle contraddizioni, questa traccia fa da
contraltare a Luna Storta. Probabilmente è proprio “Arkham” il brano a cui sono più legato, proprio per tutti questi motivi.
–Nei tuoi singoli (es. “Arkham”, appunto) ci sono dei riferimenti a fumetti e manga, quanto hanno influito nel tuo percorso culturale?
Vorrei poter dire che manga e fumetti rappresentano alcune delle mie passioni, ma in realtà il mio approccio a questo mondo non è mai stato troppo profondo. Sicuramente questo tipo di letteratura è qualcosa che mi coinvolge e che mi emoziona. Trovo sempre un insegnamento o una similitudine con la realtà quando leggo. Ho amici molto più interessati di me a questo mondo e da loro mi faccio dare indicazioni sulle prossime letture. Però sì, manga e fumetti sono in effetti la tipologia artistica da cui ricevo un feedback più immediato e mi viene per questo molto più semplice parlarne e citarli anche quando la mia conoscenza in merito è scarsa.
-Come nasce la tua passione per la musica?
Non so bene dire quando è nata. In casa mia si è sempre ascoltata tanta musica e soprattutto da parte di mio padre mi è stata impartita un’educazione quasi involontaria ai generi di natura tipicamente afroamericana. Credo di aver capito che volevo fare questo a 13 anni, dopo un’intera infanzia fatta di campanellini d’allarme (dalla propensione al karaoke all’amore per i CD). Forse il vero passo dal ruolo di fruitore a quello di compositore lo ho fatto quando ho conosciuto l’hip-hop: ho capito presto che questo genere mi avrebbe permesso di esprimere i miei pensieri altrimenti ingarbugliati nella mia testa.
-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
In Italia sicuramente Pino Daniele, Giorgia e Neffa, con una menzione speciale per quanto riguarda l’aspetto lirico a Ghemon. All’estero le mie influenze sono rappresentate da artisti che hanno saputo originare generi fluidi: Alicia Keys, Anderson .Paak, Kendrick Lamar e Frank Ocean su tutti.
-Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ora sono tornato a scrivere altre canzoni, i continui lockdown sono stati di grande ispirazione. Nel frattempo vorrei poter portare in giro quanto già prodotto con i musicisti che mi accompagnano. Ho sempre tanto in cantiere e punto sempre a toccare nuove corde ed esplorare nuovi mondi. Quindi chissà, magari il prossimo sarà un progetto di musica folk irlandese! (ahahahah!)
Civins