Intervista – Domande “sComode” ad AvA

Dopo il primo disco, Ava torna con “Canzone Triste”, una ballad dai toni rarefatti e avvolgenti in cui si può scorgere la sua parte più segreta e inedita, ma lasciamo che sia lei stessa a raccontarsi in questa intervista rilasciata per AgorArt.

-Come nasce il tuo singolo “Canzone Triste”?

“Canzone Triste” nasce alla fine del 2020, anno terribile, come ode alla tristezza. Dopo il 2019, anno in cui AvA ha conosciuto il suo debutto sotto le spoglie della donna squalo, emancipata ed estrema, mi sono dedicata a raccontare anche i punti deboli di questo personaggio.

-C’è un fil rouge con il tuo precedente brano “Ti auguro ogni male”?

Si, “Canzone Triste” è il secondo di 3 singoli iniziati con “Ti Auguro Ogni Male” che è uscito a gennaio. Dato che AvA aveva appunto questa immagine di business woman implacabile e apparentemente invincibile, complice la pandemia che è stata in grado di colpire duramente anche le persone più forti, ho voluto far emergere le fragilità dietro a questa maschera. Se “Ti Auguro Ogni Male” parla di cosa si prova ad essere traditi da coloro che dicono di amarci, “Canzone Triste” è un’ode alla tristezza, all’accettazione della propria fallibilità. Della serie anche gli squali sanguinano… Vedremo come andrà a finire questa storia con il 3 singolo…

-Ci sarà un Ep?

Sai che non ci avevo pensato? Effettivamente potrei fare un Ep di questo progetto perché alla fine ci voleva una pandemia per farmi mostrare il fianco e dubito succederà mai più quindi…perchè no! Anzi grazie dell’idea! 😉

-Parlaci un po’ di te, della tua passione per la musica.

Da quello che dice mia madre è qualcosa che ho sempre avuto fin da piccolissima.
Onestamente la vivo abbastanza male. Sono molti anni che provo a smettere ma non riesco quindi inizio a pensare che sia una malattia più che una passione…

-Come credi sia cambiata la musica in questi anni?

Per alcuni versi temo che la musica stia assecondando un cambio di linguaggio che è passato da un linguaggio consapevole e addirittura poetico ad una scrittura molto semplificata e spesso povera di argomenti o fatta di argomenti ridondanti. Quindi, per abbracciare il ruolo di vecchia che critica i giovani direi che la musica per alcuni aspetti sta decisamente peggiorando ma semplicemente perchè quelle che sono le giovani leve di adesso sono figlie di una generazione che forse non doveva avere tutta questa fretta di figliare… Non so se mi spiego… Se fino a 10-15 anni fa potevamo sperare ancora in qualche brano memorabile, ho la sensazione che questo momento specifico, tra 50 anni sarà ricordato come un grosso calderone, un unico movimento con un paio di nomi di spicco ma solo in qualità di pionieri del genere e non per merito. Anche nel genere cantautorale stesso, non trovo chissà quali nomi interessanti salvo qualche rarissima eccezione che però non è proprio giovanissimo, tipo che so, un Brunori Sas… ma anche Brunori Sas rimane un artista di nicchia di cui quasi nessuno saprebbe canticchiare un ritornello… Insomma è un’epoca mordi e fuggi, dove agli artisti non è concesso il tempo di cercarsi e fare il proprio percorso…Non c’è più alcuna cura da parte degli addetti ai lavori nel procedere in tal senso, il profitto è al centro di tutto a discapito della musica stessa. Io mi ritengo una privilegiata ad essere figlia degli anni 90 quando le classifiche erano dominate da hit che ancora oggi riecheggiano ovunque, nonostante fossero diversissime tra loro.

-Come sei cambiata tu in questi anni?

Spero in meglio ma ho i miei dubbi…Musicalmente parlando sono passata dal cantautorato elettro-acustico al moombahton che è un incrocio tra il reggaeton e l’house con rari sprazzi di pop elettronico… mi sà che anche musicalmente non sono cambiata in meglio,ahahahahah!

-Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Io sono nata con mio zio che mi faceva ascoltare gli Abba e Johnny Denver e con mio fratello che stava in fissa con i Queen. Da lì ho iniziato a studiare musica classica e ho incontrato la divina Callas, poi Tori Amos, poi Bjork, Kate Bush e Fiona Apple mentre in Italia se la comandavano ancora i classici come Mina, Battisti, Dalla e compagnia bella. Negli anni 90 ero piccola ma mi sono goduta tutto il pop più bello che sia mai esistito (almeno secondo me). Ho visto nascere e morire le prime boy band, sono stata ai live degli Skunk Anansie fino ad arrivare a quello, strepitoso di Beyoncè a San Siro, insomma… Adoro ascoltare molti generi diversi tra loro e lasciarmi contaminare cercando la mia cifra stilistica che spero sia arrivata fino a voi… ma anche se così non fosse, come diceva qualcuno di molto più importante di me: “Non possiamo, ma soprattutto, non dobbiamo piacere a tutti!”

Civins