Intervista – Domande “sComode” ai Forse Danzica

I Forse Danzica sono Matteo Rizzi e Marco Boffelli, inseriti nel 2020 nella playlist Scuola Indie, lo scorso febbraio hanno lanciato un doppio singolo: “Funerale” e “Immortali”. Abbiamo fatto una chiacchierata con loro in quest’intervista rilasciata per AgorArt.

-Cosa ha ispirato i vostri singoli?

È una cosa difficile da dire, credo che il grosso dell’ispirazione musicale sia dato dagli ascolti che si fanno e che si assorbono più o meno consapevolmente, quindi poi non è sempre facilissimo rintracciare le fonti una volta che dei brani sono conclusi. A livello di tematiche è lo stesso discorso, riflettere sulla morte è una cosa che accomuna credo la maggior parte delle
persone, dipende tanto da che temperamento hai, che esperienze hai avuto, eventualmente che libri hai letto. Tantissime cose, la musica è complessa e sfaccettata come la maggior parte delle cose credo.

-Da dove nasce il nome Forse Danzica?

Un giorno fuori dallo studio di registrazione avevo chiesto a Marco, l’altro ragazzo di Forse Danzica, se si ricordasse quando avessimo iniziato a pensare a questo progetto, e lui mi aveva risposto “forse a Danzica”. Intendeva un viaggio in Polonia che avevamo fatto io, lui e altri nostri amici, in cui per la prima volta in effetti gli avevo fatto sentire i primi brani che abbiamo poi lavorato insieme.

-Quale brano tra i due sentite più profondamente vostro?

Non si dice, altrimenti l’altro si offende!

-Credete che i social possano agevolare la diffusione della musica?

Crediamo che i social possano agevolare la visibilità dei progetti musicali, aprendo nuove prospettive legate alla multimedialità dei progetti. La musica deve usare i social, stando attenta a non farsi usare, credo, perché se è vero che nella storia è sempre successo che la musica si adattasse alle modalità di diffusione e non viceversa, credo che la soglia di attenzione media dei social si sia ridotta in maniera poco compatibile con le esigenze espressive di chi fa musica, che di conseguenza continua a diffondersi e ad arrivare realmente alle persone in altri modi, soprattutto live. Piattaforme come Spotify o Soundcloud, con tutte le imperfezioni del caso,
secondo noi hanno avuto un ruolo molto più importante dei social , da un punto di vista strettamente musicale.

-Come nasce la vostra passione per la musica?

Dalla mia maestra di musica delle elementari, che ci aveva portato a incidere un disco in studio di registrazione, ma anche dai Green Day nel 2004, quando avevo sette anni. Una serie di cose, con i miei cugini giocavo sempre a fare finta di essere un cantante famoso.

-Quali sono i vostri artisti di riferimento?

Tantissimi. Tra gli stranieri relativamente recenti direi James Blake, Bon Iver, Videoclub, Nicholas Jaar. Tra gli italiani, sempre recenti, direi Generic Animal, Venerus, Iside, Emma Nolde. In assoluto forse Joy Division e Battiato. Poi da qualche mese ho una crush per Lili
Boulanger che purtroppo è morta centodue anni fa.

-Quali sono i vostri progetti futuri?

Altri singoli, si spera in estate di suonare e poi un Ep che non vediamo l’ora di finire.

Civins